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Stupro nel parcheggio del Movicentro, la politica si interroga

Una ragazza avrebbe subito violenza sessuale nella zona della stazione. Inchiesta in corso, città sotto shock. La Prefettura attiva controlli straordinari, mentre la politica si divide tra accuse incrociate, parole vuote e retorica

Stupro nel parcheggio del Movicentro, la politica si interroga

foto archivio

Un presunto stupro. Nel parcheggio del Movicentro. Un luogo che da anni incarna tutto ciò che Ivrea non dovrebbe essere: spaccio, violenza, risse, accoltellamenti, silenzi istituzionali. Uno scenario che si ripete, sempre più cupo, fino alla notte in cui – secondo le prime ricostruzioni – una ragazza sarebbe stata violentata. Le indagini sono in corso, la Procura lavora con il massimo riserbo, ma la notizia è ormai di dominio pubblico.

Ivrea è attonita, impaurita, stanca. E si interroga su come sia stato possibile arrivare fin qui, ancora una volta.

Nel frattempo, la Prefettura di Torino ha firmato un’ordinanza urgente per rafforzare i controlli nella zona della stazione, con unità cinofile, pattugliamenti straordinari e soprattutto con la concreta possibilità di introdurre il Daspo urbano, misura pensata per allontanare chi vive di illegalità e degrado.

I politici locali? Confusi, spaccati, in ritardo, con dichiarazioni che sembrano arrivare da un altro mondo rispetto al dolore reale di una comunità che ha paura a uscire di casa.

Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Andrea Cantoni non usa mezzi termini.

“I problemi dell’amministrazione comunale eporediese sulla sicurezza - stigmatizza -  sono sotto gli occhi di tutti. Ho riletto il Documento Unico di Programmazione e, su oltre venti pagine, sicurezza e pari opportunità sono relegate in due scarni paragrafi. Il giorno in cui emerge un presunto stupro, la proposta è appendere cartelli con il numero da chiamare in caso di pericolo? Fa rabbrividire”.

Poi l’affondo: “Aspettiamo le scuse del sindaco Chiantore, che per anni ha respinto ogni nostra proposta. E chiediamo che l’assessora Colosso, finora più attenta agli auguri per la fine del Ramadan, si occupi finalmente della sicurezza delle donne eporediesi. Questo non è un problema di genere, è sicurezza urbana”.

Il sindaco Matteo Chiantore, chiamato direttamente in causa, si trincera dietro la prudenza istituzionale.

“Io devo aspettare che ci siano dei riscontri - commenta - Ci sono accertamenti in corso. La violenza è da condannare senza se e senza ma”.

Parole che, però, non rassicurano una città impaurita. Il segretario cittadino del Pd Francesco Giglio prende tempo: “È una cosa gravissima. Non ricordo episodi simili a Ivrea, forse 50 anni fa. Deve occuparsene la magistratura”.

Non ha parole l’assessora ai Servizi Sociali Patrizia Dal Santo.

“Non c’è ancora una denuncia - ci dice - Siamo preoccupati, abbiamo avviato verifiche con le forze dell’ordine. Vogliamo portare in strada anche educatori e mediatori. È un obiettivo su cui stiamo lavorando”.

Nel frattempo, la città affonda nel silenzio e nella paura.

La consigliera comunale di Viviamo Ivrea Vanessa Vidano richiama tutti alla responsabilità collettiva: “Già solo il fatto che questa vicenda sia accaduta – o anche solo raccontata com’è stata raccontata – è avvilente. La città sta soffrendo. Soffrono i ragazzi, i commercianti, le famiglie. Anche se le indagini diranno altro, questa è una storia brutta. Serve una risposta pubblica. Non bastano le manifestazioni. Dobbiamo costruire nuove narrazioni, insieme, maggioranza e minoranza...”.

L’assessora alle "politiche per l'integrazione" Gabriella Colosso, da tempo sotto accusa per il suo silenzio su episodi simili, prova a difendersi. “Sono da sempre contro ogni tipo di violenza, al di là del colore della pelle. In momenti così ho sempre preferito il silenzio, per capire meglio. Il consenso deve esserci dall’inizio alla fine. Ogni aggressione è un’aggressione all’intera società. Serve prevenzione, ma anche educazione. Contro la violenza sulle donne abbiamo lavorato su una campagna informativa. E' poco? Cercheremo di fare di più... ”.

Chi parla con il cuore è la consigliera Marzia Vinciguerra: “Ho una figlia di 14 anni. E comincio davvero ad avere paura a farla uscire. Non solo il Movicentro, anche via Torino fa paura. Ivrea è cambiata, e non in meglio”.

i lluogo

il luogo

il parcheggio

Durissima Cadigia Perini di Unione Popolare. 

“Non esiste alcuna attenuante per un’aggressione sessuale - va giù duro - Non importa chi frequentava chi. Guai a chi dice che la ragazza ‘se l’è cercata’. Hanno approfittato di lei, punto”.

La consigliera Elisabetta Piccoli punta il dito sulla struttura stessa.

“Il Movicentro è una calamita per il degrado - avvisa - Va gestito diversamente. Servono più illuminazione, più telecamere, più presenza. Basta con la sensazione che quella sia terra di nessuno”.

La capogruppo del Pd Barbara Manucci, visibilmente scossa, aggiunge: “Come donna sono abbattuta. Questo è un atto drammatico. La mia vicinanza va alla ragazza e alla sua famiglia. Ho due nipotine giovani, e il cuore mi si stringe”.

Anche la consigliera comunale Annalisa Bolzanello non ha parole.

 “Questa notizia ha sconvolto tutti - mette le mani avanti  - Tocca particolarmente se sei giovane, se sei donna. La politica non può girarsi dall’altra parte. Non è vero che l’amministrazione non fa nulla, ma non basta”.

La riflessione più profonda arriva da Erna Restivo: “Esiste un disagio sociale che va affrontato seriamente. Ivrea prova a fare qualcosa, ma da sola non basta. Servono prevenzione, educazione, lavoro nelle scuole, sui territori. Per la ragazza, da donna, provo solo sgomento. È qualcosa che ti atterrisce”.

E infine, arriva anche la dichiarazione del consigliere comunale di opposizione Massimiliano De Stefano.

“L’ultimo stupro noto risale al 2019, al Castellazzo -  ricorda - Ora ci troviamo di fronte a un nuovo caso, ancora più inquietante. Oggi è la giornata del silenzio, della vicinanza e della solidarietà. Ma è anche la giornata dell’amarezza. Perché, se fosse confermato, questo episodio rappresenterebbe non solo un fallimento umano, ma anche istituzionale. Le politiche sociali di questa amministrazione sono evidentemente fallimentari. Aggiungo che il Movicentro è una stazione, dobbiamo chiederci se è un luogo giusto per le politiche sull'integrazione. Basta improvvisazione, basta parole vuote. La politica deve incidere sulla vita reale delle persone. E per quello che è accaduto, ci sono responsabilità anche indirette. L’amministrazione poteva fare di più? La mia risposta è una sola: assolutamente sì”.

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