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Ruota panoramica in centro a Chivasso: chi ci guadagna e chi ci perde?

E' entrata in funzione da ieri. Si è aperto il dibattito sui social

Ruota panoramica in centro a Chivasso: chi ci guadagna e chi ci perde?

Ruota panoramica in centro a Chivasso: chi ci guadagna e chi ci perde?

Anche gli scettici, quelli che fino all’altro ieri parlavano di un pesce d’aprile anticipato, si sono dovuti arrendere. La ruota panoramica c’è. È bella, grande, imponente. Montata nella parte ovest di piazza d’Armi, ha cominciato a girare sabato 29 marzo e continuerà a farlo fino al 6 maggio.

A portarla a Chivasso è stato un imprenditore privato, la ditta “Lorenzo Bolognesi”, con tanto di autorizzazione comunale, pagamento del plateatico e ordinanza della Città Metropolitana di Torino (la numero 130 del 25 marzo). E fin qui, tutto bene. O quasi. Perché appena la ruota si è sollevata, con lei si è alzato anche il polverone.

Il motivo? Sempre lo stesso: i parcheggi. Che a Chivasso sono pochi, soprattutto gratuiti, e ora sono ancora meno. La ruota infatti occupa un’area strategica, proprio a ridosso del centro, sottraendo decine di stalli in una zona già sotto pressione. Il malumore è palpabile, sui social e nei bar. C’è chi la prende con filosofia, chi si lamenta e chi prova a ragionare.

Come Andrea Fluttero, ex sindaco ed ex senatore, che ha pubblicato un post preciso e pacato: “Il Comune non spende, anzi incassa: bene. L’iniziativa può aumentare l’attrattività della città: bene. Ma l’occupazione di Piazza d’Armi lato ovest sottrae molti parcheggi creando difficoltà a residenti e clienti delle attività chivassesi: male”. Un’analisi che fotografa il dilemma. Ne vale la pena? Se lo chiedono in tanti. “A Chivasso non c’è mai nulla, poi arriva qualcosa e ci lamentiamo” scrive Gianluca. “È gratis per i cittadini? No. Allora lasciateci i parcheggi” ribatte Elena. Silvia fa notare che la ruota occupa lo stesso spazio della pista di pattinaggio natalizia, ma allora nessuno fiatava. Enzo svela che l’attrazione era destinata a Torino, ma poi, per qualche motivo, è finita da noi. E avanza dubbi: “Mancano parcheggi liberi, la viabilità è da rivedere, il commercio è già in sofferenza… vedremo i risultati di un’operazione quantomeno dubbia”. Intanto Elena pensa alla sicurezza: “Spero solo che nessuno si faccia male. Certe attrazioni non mi sono mai piaciute neppure da giovane”. Intanto la città si divide.

L’ordinanza vieta la sosta e il transito veicolare su 3.300 metri quadrati di piazza d’Armi e su 105 metri quadri del Piazzale Libertini, dove sono parcheggiati i mezzi della ditta. Tutto bloccato fino al 9 maggio. Chi ci perde, come sempre, sono i commercianti e i residenti. Il centro soffre.

Via Torino continua a perdere pezzi: negozi che chiudono, vetrine vuote, affitti alti e clienti in calo. La ruota doveva animare, ma rischia di affondare. Perché se è vero che un’attrazione turistica può portare movimento, è altrettanto vero che senza una visione complessiva – parcheggi, mobilità, incentivi al commercio – non si va lontano. Si gira in tondo. Come la ruota. E viene anche da chiedersi: davvero non c’era un altro posto? Magari più decentrato, meno impattante? O almeno un piano per parcheggi alternativi, una comunicazione efficace, un coinvolgimento dei commercianti? No. Tutto calato dall’alto. O meglio: da molto in alto, come la visuale che si gode dalle cabine panoramiche. Ma una città non si governa dall’alto. Si ascolta, si cammina, si osserva. E si decide con attenzione.

In altre città, l’esperimento della ruota ha funzionato. A Bari la panoramica è diventata una tappa fissa sul lungomare. A Genova è uno dei simboli del Porto Antico. A Rimini la ruota è lì dal 2012 e attira turisti ogni estate. A Firenze, alla Fortezza da Basso, ci si va per guardare l’Arno dall’alto. A Roma, quella del Luneur fa felici grandi e piccini. Ma in tutti questi casi l’operazione è stata integrata in un piano più ampio.

A Chivasso, invece, resta il dubbio che si sia pensato solo a fare cassa con il plateatico. E che i problemi veri – commercio, parcheggi, mobilità – siano rimasti giù. Con i piedi per terra. Ma sempre più lontani dal centro.

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