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Attentato al Museo del Bardo: le storie di coraggio e speranza dei sopravvissuti Volpianesi

Lidia Berta, Giuseppe Francone, Valeria Stura e Alessandro Cattaneo raccontano il dramma vissuto a Tunisi, la forza di non arrendersi alla paura e il desiderio di non dimenticare.

Attentato al Museo del Bardo: le storie di coraggio e speranza dei sopravvissuti Volpianesi

Quando Lidia Berta e Giuseppe Francone, insieme a Valeria Stura e Alessandro Cattaneo, hanno ricevuto l'invito dal sindaco di Volpiano Giovanni Panichelli per incontrarsi a dieci anni dall'attentato al Museo Nazionale del Bardo di Tunisi, non sapevano cosa li aspettava. C’erano tante emozioni da rivivere, ma anche un desiderio condiviso di non dimenticare, di non lasciarsi travolgere dalla paura.

Era il 18 marzo 2015, un giorno che sarebbe rimasto impresso per sempre nelle loro vite. La crociera, che avevano scelto per festeggiare i 40 anni di matrimonio dei coniugi Francone, aveva fatto tappa a Roma, Palermo e Palma di Maiorca. La compagnia, dopo un allarme sicurezza, aveva deciso di saltare Marsiglia e fermarsi invece in Provenza, un cambio di programma che avrebbe avuto conseguenze tragiche. L’ultima tappa sarebbe stata Tunisi, una città che prometteva solo bellezza e cultura. Nessuno di loro sapeva che, in quel museo che avevano deciso di visitare, il terrore sarebbe entrato senza preavviso.

Alle 12:30 di quel giorno, un commando armato irruppe nel museo, sparando indiscriminatamente. Ventiquattro persone, tra cui ventun turisti, perirono in un attacco che il mondo avrebbe poi saputo essere stato rivendicato dallo Stato Islamico.

Lidia, Giuseppe, Valeria e Alessandro rimasero intrappolati per oltre due ore e mezza in un angolo del museo, tra spari, esplosioni e grida. Nessuno sapeva cosa stesse succedendo all'esterno, nessuno sapeva se sarebbero riusciti a scappare vivi. Le loro voci raccontano di un'angoscia senza fine, di un silenzio pesante rotto solo dai rumori degli spari, di una paura che li ha seguiti per anni, ma che non ha mai annientato la loro voglia di vivere.

Un momento di ricordo insieme alle due coppie volpianesi sopravvissute all'attentato  che colpì il Museo del Bardo a Tunisi.

Durante l’incontro con il sindaco Panichelli, le due coppie hanno ripercorso con grande lucidità quei momenti drammatici vissuti all'interno del museo, sui loro cellulari sono ancora presenti foto e video che testimoniano la tragedia vissuta, immagini indelebili nella loro memoria.

Nonostante il terrore vissuto, le coppie non hanno mai smesso di viaggiare. Hanno continuato a esplorare il mondo, a cercare bellezza in ogni angolo, a non cedere alla paura che li aveva segnati. La violenza non avrebbe avuto il potere di fermarli.

Eppure, raccontano, il dolore rimane, così come le  foto, i video salvati sui loro telefoni, che mai hanno voluto cancellare.  

Il sindaco Giovanni Panichelli, nel suo discorso durante l’incontro, ha espresso il suo riconoscimento per la forza e il coraggio delle due coppie, che hanno voluto condividere con la comunità la loro dolorosa esperienza.

"Quello del Bardo è stato un terribile attentato - ha commentato Panichelli Trovarsi in mezzo agli spari, senza sapere dove andare o cosa fare per proteggersi, deve essere stato spaventoso. I nostri concittadini sono fortunatamente usciti illesi, ma ripercorrere quei momenti insieme a loro, a dieci anni di distanza, è stato toccante. Voglio quindi, insieme alla giunta, ringraziarli per aver voluto ricordare e condividere questa esperienza che certamente non dimenticheranno mai”.

Le parole di Panichelli hanno riempito la stanza di un’energia nuova. C’era la consapevolezza che, nonostante tutto, le vittime non erano dimenticate. Il ricordo di coloro che hanno perso la vita al Museo del Bardo, e anche quello di chi ha vissuto e lottato per sopravvivere, non sarebbe svanito nel nulla. La memoria collettiva era viva, e in quel momento tutti, cittadini e istituzioni, erano uniti nella stessa determinazione: mai più violenza, mai più paura.

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