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28 Marzo 2025 - 18:14
Gian Maria Gros Pietro e Carlo Messina
Squadra che vince non si cambia. Si chiudono le filiali, certo. Ma il vertice resta intatto, saldo, incrollabile. E soprattutto apprezzato. È questo il messaggio che arriva dalle sei Fondazioni bancarie azioniste di Intesa Sanpaolo – Compagnia di San Paolo, Cariplo, Cr Firenze, Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Cassa di Risparmio in Bologna e Cassa di Risparmio di Cuneo – che, con entusiasmo degno di una standing ovation, hanno presentato la lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione della banca.
Nel Cda della banca privata più “di sistema” d’Italia – ormai più nota per le chiusure di sportelli che per l’apertura al pubblico – sono stati riconfermati Gian Maria Gros-Pietro come presidente e Carlo Messina come consigliere delegato e amministratore delegato. Tradotto: al timone resta sempre lui, Messina, il comandante che guida la nave anche quando la rotta prevede più ATM che scrivanie, più app che impiegati.
Gian Maria Gros Pietro
Paola Tagliavini è invece la novità annunciata come vicepresidente. Ma tranquilli, non si cambia nulla di davvero sostanziale: è tutto sotto controllo. O meglio, sotto il comitato di controllo sulla gestione, per cui sono stati proposti Fabrizio Mosca, Mariella Tagliabue e Maura Campra. Anche loro, ovviamente, da retribuire come si conviene: le Fondazioni hanno infatti suggerito di aumentare il compenso fisso per chi siede in questo comitato e premiare il presidente con un “additivo” economico. Perché vigilare sulla chiusura di una filiale non è certo roba da poco.
Nella lista, composta da 14 candidati di cui otto donne – perché l’equilibrio di genere è importante, almeno ai piani alti – compaiono anche Mariangela Zappia, ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti, Franco Ceruti, Paolo Maria Vittorio Grandi, Luciano Nebbia, Liana Logiurato, Pietro Previtali, Maria Alessandra Stefanelli, Bruno Maria Parigi, Donatella Busso, Silvia Merlo e Paolo Messa. Una squadra compatta, trasversale, ben curata. Insomma, tutto tranne che precaria. Quella è un’altra categoria: i clienti in coda fuori dalla banca più vicina (a 20 km), o gli ex dipendenti delle filiali dismesse.
A sostenere il pacchetto di nomi, le sei Fondazioni che, forti del loro 17,87% del capitale, lo scorso 11 novembrehanno sottoscritto un patto parasociale in vista dell’assemblea di aprile. La BCE ha dato il via libera, e come promesso, il patto si scioglierà subito dopo l’evento. Un patto lampo, ma ben calcolato, con dentro tutto: potere, visione, e quel pizzico di strategia che non guasta mai.
In un coro unanime, i presidenti delle Fondazioni esprimono il loro “vivo apprezzamento per la visione e la gestione altamente efficace da parte del CEO” e dichiarano di auspicare che “Carlo Messina possa garantire il suo ruolo di leadership anche per i successivi mandati”. Traduzione: se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Del resto, i risultati parlano chiaro: Intesa Sanpaolo è ormai in cima alla classifica europea in termini di affidabilità, redditività e – a quanto pare – capacità di trasformare agenzie di paese in app per smartphone. Lo sviluppo del Paese si fa così, dicono: con la visione strategica, non con lo sportello sotto casa.
Insomma, il nuovo Cda è già pronto, la fiducia è solida, il consenso unanime. E i clienti? Beh, loro possono sempre parlare con la voce registrata del call center. Quando risponde.
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