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L'ex ospedale del Canavese in vendita: chi si fa avanti?

Lo si è appreso nel corso dell’ultimo consiglio comunale quando il sindaco, nell’ambito delle sue Comunicazioni, ha tracciato un quadro abbastanza desolante della situazione

L'ex ospedale del Canavese in vendita: chi si fa avanti?

L'ex ospedale del Canavese in vendita: chi si fa avanti?

Il destino dell’ex ospedale di Pont, poi trasformato in Residenza per Anziani e vuoto da più di tre anni, sembra segnato e non è un bel destino: l’unica strada proponibile appare quella della vendita ai privati.
Lo si è appreso nel corso dell’ultimo consiglio comunale quando il sindaco Paolo Coppo, nell’ambito delle sue Comunicazioni, ha tracciato un quadro abbastanza desolante della situazione.

“Dopo essere entrati in carica – ha detto – avevamo subito attivato un’indagine di mercato per verificare la possibilità di affidare il servizio in convenzione: degli 8 o 9 soggetti contattati, nessuno si è detto interessato. Per i privati non sarebbe conveniente visto che dovrebbero effettuare i lavori e che le opere da realizzare sarebbero molto onerose. Le condizioni dei fabbricati sono pessime specie nella parte vecchia, dove dal tetto entrano fiumi d’acqua; in quella nuova c’è invece solo un po’ di risalita dell’umidità. Quattro anni fa sarebbe bastato qualche ritocco ma dopo tutto questo tempo la situazione è fortemente peggiorata. Quella struttura non doveva essere chiusa!”.

Ha però aggiunto: “Successivamente, nel corso di incontri informali, abbiamo ricevuto delle manifestazioni d’interesse per l’eventuale acquisizione della struttura sempre con la stessa destinazione d’uso. Abbiamo sentito l’ASL ed abbozzato un accordo di programma che verrà formalizzato a breve. Ne dovremo parlare anche con la Regione”.

Il sindaco ha ammesso che si tratta di “una scelta non facile per tutta una serie di motivi, il primo dei quali è che i cittadini avevano contribuito a costruire l’ospedale. È anche vero che una trasformazione c’era già stata quando divenne Casa di Riposo… Da un lato lo facciamo a malincuore; dall’altro solo così si potrà ripartire. Era un servizio che funzionava e che dava lavoro mentre oggi ci ritroviamo con una struttura inutilizzata e destinata all’abbandono: ci rimettiamo anche 10.000 euro all’anno di mancate entrate per la TARI (finora 40.000 nel complesso) che vanno a pesare sulle tasche di tutti i contribuenti”.

Ipotesi di vendita della RSA: la posizione delle minoranze

Al contrario di quant’era accaduto fra il 2021 ed il 2022, quando maggioranza e minoranza si erano scontrate duramente in più occasioni nell’affrontare l’argomento R.S.A., stavolta i due gruppi di opposizione non hanno fatto le barricate: sarà perché erano stati a suo tempo informati della situazione, guardano a questa possibilità senza simpatia ma senza opporsi a priori, semmai chiedendo qualche garanzia.

Gian Piero Bonatto, capogruppo di Noi per Pont, ha precisato: “Non vediamo di buon occhio l’alienazione. So che non è semplice trovare una soluzione però bisogna provarci: altri comuni continuano a gestire le RSA. È un edificio dei cittadini e qualcosa al Comune deve rimanere: in caso di cessione ad un privato, si potrebbe chiedere che le assunzioni vengano fatte preferibilmente tra persone di Pont e dei paesi vicini”.

Se Raffaele Costa ha parlato di “mantenere una parte delle quote”, l’assessore Mario Faletti ha esclamato: “Un privato che vada dietro alle nostre richieste non lo trovi!”.

Coppo, invece, pur confermando che i 40 posti accreditati non basterebbero e che ne servirebbero almeno altri 20 per attrarre l’interesse di un imprenditore, si è mostrato più conciliante: “Se trovate qualcuno disposto a stipulare una convenzione, fate pure! Per ora si è trattato di un’indagine conoscitiva, non c’è nulla di concreto. Se decidiamo per la cessione, dovremo innanzitutto inserire l’immobile tra i beni alienabili e poi predisporre il bando. Non è stasera che decidiamo ma dovremo farlo a breve e mi auguro una volontà unanime”.

Giovanni Costanzo, il solo fra gli esponenti di minoranza che sedesse in consiglio quando la struttura venne chiusa (allora era assessore), ha posto l’accento su un grave rischio:
“Spero vivamente che non si debba arrivare all’alienazione ma se proprio fosse inevitabile bisognerebbe stare attenti a non correre rischi. Il pericolo è questo: arriva un imprenditore privato, compra la struttura a basso prezzo per via delle sue condizioni, si prende i 40 posti accreditati e li sposta in un’altra RSA, lasciando vuota la nostra. È una cosa che potrebbe accadere, mi sono informato presso la Regione: per questo sarà molto importante inserire dei paletti nel bando”.

L'ex ospedale,, poi casa di riposo di Pont Canavese

Un po' di storia

Il complesso di edifici in cui era ospitata fino a tre anni e mezzo fa la Residenza per Anziani di Pont è costituito da ali differenti costruite nel corso di decenni. Il nucleo più antico era sorto per ospitare un ospedale, anche grazie ai contributi dei cittadini: vi si accedeva dalla via omonima, poco prima di Piazza Sant’Anna, ed era un fabbricato esteticamente di buon livello, simile ad un edificio di civile abitazione.

Oggi, ovviamente, vista l’età e la mancanza di manutenzione, quest’ala è la più ammalorata. Già alla fine degli Anni Sessanta era stata destinata a Ricovero per Anziani, mentre la seconda ala – allora chiamata “ospedale nuovo” – continuava a funzionare come luogo di cura, con stanze di degenza e camera operatoria.

Nei primi Anni Settanta venne costruita una terza ala, ma non era più tempo di piccoli ospedali e tutta la struttura venne destinata a Casa di Riposo. L’alternativa avrebbe potuto essere quella di un centro per la riabilitazione – come qualche politico locale aveva proposto – ma si trattava probabilmente di un’idea troppo all’avanguardia per quei tempi e non venne portata avanti.

Nel 1999, non essendo più sostenibile la gestione diretta della Residenza per Anziani da parte del Comune, l’amministrazione guidata da Dante Barinotto stipulò una convenzione trentennale con l’ASL, che ne affidò la gestione al CISS 38. Il Ciss, a sua volta, si rivolse ad una cooperativa.

Cosa sia accaduto da allora fino a tre anni e mezzo fa è poco chiaro. Fatto sta che nell’autunno 2021 i pontesi scoprirono che la struttura era in pessime condizioni e che rischiava la chiusura. A comunicarlo fu in consiglio comunale il sindaco Bruno Riva, in carica da un anno.

La chiusura avvenne il 10 dicembre e a farne le spese in modo diretto furono gli ospiti (trasferiti un po’ qui, un po’ là) e il personale della cooperativa (rimasto senza lavoro). A subirne le conseguenze indirette fu la comunità pontese, privata di una delle poche attività economiche rimaste in paese ed allo stesso tempo costretta a fare i conti con la presenza di una struttura costruita grazie ai sacrifici dei cittadini ed ora inutilizzata ed inutilizzabile.

Le polemiche imperversarono roventi per mesi, con pesanti accuse reciproche fra maggioranza e minoranza che non servirono a chiarire i diversi punti oscuri della vicenda.
Si venne a sapere che fin dal 2014 le ispezioni avevano rilevato criticità nella struttura, cui l’ASL aveva rimediato solo parzialmente, e che il controllo effettuato nell’agosto del 2021 aveva avuto esito assolutamente negativo: o si provvedeva al risanamento in tempi brevi o si sarebbe dovuto chiudere tutto.

Perché il Comune non era intervenuto sull’ASL, pretendendo che ottemperasse alle prescrizioni? L’amministrazione Riva accusava quella precedente di inerzia per non aver svolto il compito di vigilanza previsto dalla convenzione del ’99. La minoranza (della quale solo la capogruppo Sandra Bonatto Revello era una neofita, mentre gli altri tre – l’ex sindaco Coppo e due ex assessori – avevano governato il Comune negli ultimi 15 anni) sosteneva invece di non essere mai venuta a conoscenza delle criticità e che il Comune non aveva il dovere di controllare.

Il problema strutturale non era l’unico. Gli si affiancava quello economico: l’attività non era più sostenibile per la cooperativa. Si scoprì che nel 2019 il CISS 38 aveva comunicato l’intenzione di non rinnovare più la convenzione quando – alla fine del 2021 – sarebbe arrivata a scadenza; che nel maggio dello stesso 2021 il sindaco Riva ed il consigliere delegato alla Sanità avevano incontrato il direttore dell’ASL Vercellino e che questi li aveva rassicurati annunciando che sarebbe stato emesso un bando onde trovare un’altra cooperativa disponibile ad assumersi la gestione.

Vercellino era stato sostituito poco dopo e non se n’era più fatto nulla. Riva accusava il predecessore di non essersi mosso in alcun modo nell’anno intercorso fra l’annuncio del CISS e la fine del mandato. Coppo ribatteva che solo nel luglio 2020 aveva saputo della cosa e che aveva lasciato istruzioni precise al suo successore perché si occupasse della questione. Secondo lui i problemi strutturali erano secondari e rimediabili.

Durante la campagna elettorale del 2024 tutte e tre le liste avevano inserito il tema della RSA nei rispettivi programmi e più volte, nel corso dei mesi successivi, l’argomento è stato sfiorato nelle sedute del nuovo consiglio. Coppo ha sempre sostenuto che, se ci fosse stato lui al posto di Riva, la chiusura sarebbe stata scongiurata.

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