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22 Marzo 2025 - 16:26
È da mesi che i battenti della chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo sono chiusi. Sigillati dall’estate scorsa, quando l’intonaco ha cominciato a cedere sotto il peso delle infiltrazioni d’acqua dal tetto. Da allora, a Scarmagno, non si sente più il rintocco delle campane durante la Messa, non risuona il canto dei fedeli. Le porte della chiesa madre sono sprangate e il silenzio che ne esce ha il suono di una ferita aperta.
Ma la comunità non si è arresa. E proprio per questo il Comitato spontaneo per il restauro ha deciso di convocare un incontro pubblico – venerdì 28 marzo, nel salone comunale pluriuso del capoluogo – per parlare chiaro: sui tempi, sulle modalità, sui costi e sulla speranza di poter riaprire, prima o poi, le porte del proprio tempio. Perché le domande sono tante, e le risposte tardano ad arrivare.
Quel che è certo è che i riti pasquali, simbolo di rinascita e speranza, non si celebreranno tra le mura della chiesa parrocchiale. La Settimana Santa e la Messa solenne di domenica 20 aprile verranno spostate altrove: nella piccola chiesa di Santa Marta, oppure ancora nel salone comunale, lo stesso che ha accolto la Messa di Natale. Luoghi alternativi, certo, ma che non riescono a colmare il vuoto lasciato da San Michele.
A raccontare ai fedeli cosa sta accadendo sarà l’architetto Alessandro Gastaldo Brac, incaricato dalla Diocesi di Ivrea, affiancato dal parroco don Jacek Peleszyk, che con ostinata determinazione continua a tenere unita la sua comunità. Alcune anticipazioni sono già state diffuse dal comitato stesso e da Dino Marin, segretario del consiglio pastorale, che ha reso pubblico anche il bilancio amministrativo del 2024.
E qui c’è una storia che merita di essere raccontata: in un paese di appena 450 anime, con circa 150 famiglie, la raccolta fondi ha sfiorato i 12.152 euro grazie a una quarantina di offerte spontanee, salite di giorno in giorno. Un gesto potente, che racconta un attaccamento raro. Un amore vero, capace di trasformarsi in concretezza.
A questi si sommano gli 8mila euro stanziati dal Comune di Scarmagno, guidato da Adriano Grassino, lo scorso 16 dicembre. In totale, oltre 20mila euro già pronti. Ma non bastano.
Perché i lavori sono complessi, e i costi crescono. Inizialmente si parlava di 35mila euro, ma le successive verifiche potrebbero far salire la cifra. Non si tratta solo di mettere in sicurezza un tetto: si tratta di restituire un’anima a una comunità.
Serve il via libera della Soprintendenza, servono preventivi, servono altri fondi.
Forse arriveranno dalle fondazioni bancarie Crt e San Paolo, o forse dal tanto evocato otto per mille della Cei.
Intanto si attende. Con la fede incrollabile dei piccoli paesi e con lo sguardo rivolto verso il cielo, sperando che torni presto il giorno in cui si potrà varcare di nuovo la soglia della chiesa. Non per nostalgia, ma per amore. Perché ogni comunità ha bisogno del suo cuore. E a Scarmagno, quel cuore ha un nome e una facciata: San Michele Arcangelo.
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