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Guerra per le chiavi e i soldi: il Centro Anziani di Ciriè nel caos

Lite furibonda tra anziani, accuse sulla gestione della cassa e minacce di chiusura. Il Comune resta a guardare mentre il centro rischia di implodere

Guerra per le chiavi e i soldi: il Centro Anziani di Ciriè nel caos

Anziani ai ferri corti

Aria di tempesta al Punto Incontro di via Rosmini. Non più solo danze, chiacchiere e soggiorni marini: dietro le quinte del Centro comunale per anziani di Ciriè si sta consumando un braccio di ferro silenzioso, ma per nulla pacifico. Il direttivo è lacerato, le accuse volano, e la chiusura del centro non è più solo un’ipotesi remota. Martedì scorso il pericolo è stato reale: porte serrate, toni accesi, un clima da resa dei conti. La domanda è sempre la stessa: chi comanda davvero?

La situazione ha del surreale. Un centro nato per offrire socialità e servizi agli anziani trasformato in un teatro di guerra, degno di una puntata di House of Cards. Ma il problema è solo il turn over nella gestione? O dietro le quinte c'è una rete di piccoli poteri, privilegi consolidati e un manipolo di volontari che da anni tengono tutto sotto controllo senza rendere conto a nessuno?

Chi controlla la cassa? Chi decide le spese? Chi tiene le chiavi? Le domande si moltiplicano, le risposte no. Quello che emerge dai racconti degli iscritti è un direttivo che sembra più una setta che un organo di gestione: stessi nomi, stesse facce, stesse mani che tengono il potere, senza mai cedere il passo a un vero rinnovamento. Trasparenza? Zero.

Martedì scorso il centro ha rischiato di chiudere. Porte sbarrate, nervi tesi, urla. La goccia che ha fatto traboccare il vaso? Le continue richieste di alcuni iscritti che hanno osato chiedere chiarezza sulla gestione dei soldi e sull’accesso alle attività.

"Abbiamo chiesto al Comune un intervento super partes, vogliamo che chiavi e cassa siano affidate a un addetto comunale. Qui dentro la gestione è blindata e non si riesce a fare un turn over", spiegano alcuni anziani, esasperati da un sistema che sembra più un club privato che un servizio pubblico.

A peggiorare le cose, ci pensa l’assessore ai Servizi Sociali, Barbara Re, che in un lungo carteggio con uno degli anziani coinvolti si dice "esasperata". E la sua soluzione? Minacciare di chiudere il centro.

Davvero il Comune può lavarsene le mani così facilmente E se invece di scaricare tutto sugli anziani, si decidesse a intervenire? Regolamento chiaro, controlli reali, fine del feudo dei soliti noti.

La verità è che a qualcuno questa situazione fa comodo. Il Punto Incontro non è solo un centro ricreativo: chi ha le chiavi decide chi entra e chi no, chi gestisce i fondi stabilisce come vengono spesi, chi comanda decide chi partecipa e chi resta fuori. È un potere piccolo, ma saldo. E guai a chi prova a scalfirlo.

Ma davvero chi si oppone chiede la luna? In fondo, le richieste dei soci ribelli sono banali: chiarezza, equità, un ricambio di gestione, controllo trasparente dei fondi. Eppure, sembra che si parli di una rivoluzione copernicana.

Perché tanta resistenza? Perché il Comune è così restio a intervenire? Cosa si nasconde dietro questa ostinazione nel mantenere lo status quo?

corna

Se la situazione non cambia, la chiusura del centro è inevitabile. E a pagarne il prezzo saranno sempre loro: gli anziani.

Il Comune continuerà a far finta di nulla? Il direttivo resterà arroccato sulle sue posizioni? O finalmente qualcuno avrà il coraggio di restituire il centro agli anziani, anziché lasciarlo in mano a pochi?

Tante domande, zero risposte. Ma una certezza: se nessuno interverrà, il Punto Incontro diventerà solo l'ennesima occasione persa per fare le cose nel modo giusto.

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