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Cronaca
19 Marzo 2025 - 22:09
Migrante
Non hanno un passato, non hanno un futuro certo. Approdano sulle nostre coste dopo viaggi infiniti, trascinati dalla corrente, avvolti in coperte termiche che non bastano a scaldare il gelo che li ha accompagnati per giorni. Hanno occhi smarriti e parole spezzate, quando riescono a pronunciare un nome. Ali, Samir, Youssef. Ma un nome, da solo, non basta. Per la burocrazia sono semplicemente "minorenni non accompagnati", corpi senza documenti, senza un'età precisa, senza un'identità riconosciuta.
Alcuni sono neonati, la maggior parte bambini e adolescenti. Dopo lo sbarco vengono affidati alle strutture più vicine, ma il viaggio continua.
Torino diventa la loro nuova meta, attratti dalla promessa di una frontiera più vicina, da parenti veri o presunti, da un futuro che sembra poter iniziare proprio lì. Dicono di avere uno zio, un cugino, qualcuno che li aspetta. Ma nessuno può sapere con certezza chi siano davvero queste persone. Parenti che vogliono proteggerli o adulti pronti a sfruttarli?
Le incertezze restano, mentre le segnalazioni di giovani scomparsi e finiti nelle maglie dello sfruttamento continuano ad aumentare.
Non è difficile trovarli, una volta arrivati. Si muovono tra Porta Nuova e i giardini Sambuy, spesso finiscono nei rapporti delle forze dell'ordine per piccoli furti, spaccio, rapine. Minorenni che hanno già vissuto abbastanza da sembrare adulti. Per alcuni il destino sembra segnato. La mafia nigeriana, che da tempo ha radicato la sua presenza in città, ha trasformato molti di loro in pedine di un gioco più grande.
Le inchieste parlano chiaro: i gruppi criminali reclutano ragazzi arrivati da Nigeria e Gambia per metterli al lavoro nel traffico di droga. Lo schema è sempre lo stesso: violenze, prove di iniziazione, riti che annullano qualsiasi traccia della vita precedente. Pestaggi, ferite inflitte con cocci di bottiglia, stupri per le ragazzine destinate alla prostituzione.
I numeri reali sfuggono alle statistiche ufficiali, perché questi minori sono invisibili, nascosti, senza richieste d'aiuto. Nessuno sa quanti siano, nessuno sa dove finiscano davvero.
E poi ci sono i neonati, i più invisibili tra gli invisibili. Strappati alle loro madri, registrati con nomi falsi, affidati a famiglie che non sono le loro. Le indagini hanno rivelato un traffico di identità, con neonati nati a Torino e attribuiti sulla carta a genitori inesistenti. Dietro, un mercato che sfrutta le falle del sistema per ottenere permessi di soggiorno e cittadinanze.
L'ultimo caso ha coinvolto una neonata di sei mesi, trovata in un alloggio di Barriera di Milano. Sedata, arrivata via mare a ottobre, senza documenti, senza registrazione. Strappata a una madre marocchina che viveva sola, in un Paese dove una donna senza marito fatica a sopravvivere. Portata in Italia e consegnata, dietro pagamento, a due sconosciuti. Se le indagini non fossero arrivate in tempo, il suo destino sarebbe rimasto un mistero. Nessuna segnalazione, nessuna traccia. Un'altra bambina sparita nel nulla.
Quanti sono i neonati fantasma? Nessuno può dirlo con certezza. Le storie emergono per caso, come quella di un bambino mai registrato scoperto anni fa a Moncalieri.
Esistono, ma non nei documenti ufficiali. Gli unici segnali arrivano dalle anomalie, dalle madri che escono dagli ospedali senza denunciare la nascita dei figli, dalle pratiche rimaste sospese. Ma quanti riescono a sfuggire? Quanti finiscono nel mercato nero delle identità?
Numeri precisi non ce ne sono. Solo un esercito silenzioso di minori senza volto e senza voce.
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