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C'è una destra che difende Gobetti: quando la libertà di parola vale solo per chi fa comodo

L’annullamento dell’incontro con Erik Gobetti infiamma il dibattito. Noascone: «La cultura non si fa con i bavagli». La scuola diventa il nuovo campo di battaglia ideologico

C'è una destra che difende Gobetti: quando la libertà di parola vale solo per chi fa comodo

Dario Noascone

Il Liceo Scientifico Aldo Moro al centro di una bufera politica e culturale dopo l’annullamento dell’incontro con Erik Gobetti, storico controverso, molto criticato dal centrodestra per le sue posizioni sulla tragedia delle foibe.

L’evento, che si sarebbe dovuto tenere nell’ambito delle iniziative per il Giorno del Ricordo, è stato cancellato in seguito alle polemiche sollevate da più fronti.

A scatenare il dibattito è stata proprio la figura di Gobetti, il cui approccio storico viene da alcuni ritenuto minimizzatore degli eventi legati all’esodo giuliano-dalmata, mentre da altri è difeso come un tentativo di contestualizzazione e approfondimento critico. La decisione di sospendere l’incontro è stata presa dalla dirigenza scolastica per "ridefinire" l’iniziativa, cercando di rispondere alle preoccupazioni di alcuni studenti e genitori.

Una mossa che, tuttavia, non ha placato le polemiche, ma anzi ha inasprito gli scontri tra chi parla di censura e chi di buon senso.

Tra le voci che si levano per commentare la vicenda c’è quella di Dario Noascone, responsabile per CulturaIdentità Canavese, che ha seguito da vicino lo sviluppo della controversia e non nasconde il proprio disappunto.

«Forse sarò controcorrente, ma non posso esultare per l’annullamento dell’evento. E, allo stesso tempo, mi lasciano perplesso – per la modalità, non per gli intenti – certi interventi politici che sono arrivati in modo troppo pesante».

Erik Gobetti

Erik Gobetti

Noascone sottolinea come l’episodio dimostri ancora una volta il rischio di una polarizzazione estrema su temi storici, dove il confronto viene sacrificato a favore di una battaglia ideologica. «La presenza di Gobetti, questo è evidente, non poteva rimanere esente da polemiche. Da una parte c’è chi lo esalta senza riserve, rendendolo quasi un simbolo dell’antifascismo militante, e dall’altra chi lo demonizza, accusandolo addirittura di negazionismo. La realtà è più sfumata: Gobetti non nega le foibe, ma ne propone un’interpretazione che molti ritengono riduttiva».

Ma al di là della figura di Gobetti, il problema più ampio, secondo Noascone, riguarda la gestione del dibattito nelle scuole. «Io credo che la cultura non debba mai essere censura. Se si vuole sostenere un ambito culturale, lo si fa con la propria presenza e con le proprie iniziative, senza mettere bavagli a nessuno». La sua proposta? Un evento che metta a confronto più punti di vista, invece di chiudere le porte alla discussione. «Il mio evento ideale sul Giorno del Ricordo vedrebbe seduti allo stesso tavolo un rappresentante del Comitato 10 Febbraio, uno storico di fama come Gianni Olivae sì, anche Gobetti. Tre approcci diversi, tre chiavi di lettura. Forse non ci sarebbe un accordo, ma di sicuro avremmo un dibattito interessante e, soprattutto, completo».

Una soluzione che, secondo Noascone, avrebbe potuto evitare questo epilogo, che rischia di lasciare insoddisfatti tutti. «Chi voleva ascoltare Gobetti ora si sente censurato, chi non lo voleva sente di aver vinto una battaglia che in realtà non porta nessun valore aggiunto. È una sconfitta per la cultura, per la scuola e per il dialogo».

Il responsabile di CulturaIdentità mette anche in guardia dal pericolo delle interferenze politiche in questi contesti. «Le intromissioni politiche, anche quando mosse da buone intenzioni, finiscono per esasperare gli animi e portano solo al muro contro muro. E questo non giova a nessuno». Un passaggio che sembra rivolgersi soprattutto alla destra locale, che secondo Noascone si sarebbe mossa in modo incerto sulla vicenda. «Un centrodestra che ogni tanto ha ancora timore di esporsi sui propri temi portanti dovrebbe piuttosto promuovere la propria visione con fermezza e contenuti, non con il silenzio degli altri».

Noascone ci tiene però a sottolineare che l’approccio di CulturaIdentità non è mai stato esclusivo o schierato. «Non è vero che ospitiamo solo voci della destra: negli ultimi anni abbiamo dato spazio a figure di ogni orientamento. Basta guardare chi abbiamo invitato nei nostri eventi per smentire chi accusa CulturaIdentità di avere un’impostazione monolitica».

Il caso del Liceo Moro dimostra ancora una volta quanto la memoria storica sia un terreno scivoloso in Italia, specialmente quando si tratta di eventi che dividono l’opinione pubblica come le foibe. L’episodio di Rivarolo non è il primo e non sarà l’ultimo caso di tensioni su questo tema, ma lascia una riflessione aperta: si può parlare della storia senza trasformarla in una guerra tra fazioni? Per Noascone, la risposta è chiara. «I propri valori culturali vanno promossi con audacia e determinazione, non con il silenzio imposto agli altri».

Il dibattito rimane aperto, ma intanto una cosa è certa: ancora una volta, una scuola si è trovata a dover gestire un tema complesso senza riuscire a garantire quello che dovrebbe essere l’obiettivo primario di ogni istituzione culturale: il confronto libero e senza pregiudizi.

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