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12 Marzo 2025 - 10:41
Allarme Croce Rossa: operatori sotto attacco durante i soccorsi, il 46% delle violenze è fisica
Un dato preoccupante emerge dal Report 2024 dell’Osservatorio sulle aggressioni agli operatori della Croce Rossa Italiana: quasi la metà degli attacchi (47%) ai sanitari proviene proprio dagli utenti che dovrebbero ricevere aiuto. L’indagine, resa pubblica in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza sugli operatori sanitari e sociosanitari, mette in luce un fenomeno in crescita e sempre più allarmante. L’ambiente più a rischio è il servizio di trasporto in ambulanza (Tssa), dove si verificano il 67% degli episodi segnalati.
I numeri mostrano che gli uomini sono protagonisti nella maggior parte dei casi, sia come vittime (69%) che come aggressori (69,8%). Il 53,9% degli attacchi si limita a minacce e insulti, ma nel 46% delle situazioni si passa alla violenza fisica, con il 76% dei casi che porta a danni alle persone. Questi dati raccontano una realtà inaccettabile, che compromette non solo la sicurezza dei soccorritori, ma anche quella dei pazienti stessi. Quando un sanitario viene aggredito, chi è in emergenza rischia di non ricevere le cure in tempo, diventando vittima indiretta di questa assurda spirale di violenza.
La Croce Rossa Italiana, che dal 2018 ha lanciato la campagna “Non sono un bersaglio”, continua il suo impegno nella formazione e sensibilizzazione, con programmi dedicati alla protezione degli operatori. Ma il problema non riguarda solo i conflitti armati o scenari di emergenza estrema: queste violenze accadono quotidianamente anche in Italia, nei pronto soccorso, nelle ambulanze, nei reparti ospedalieri. Il presidente della CRI, Rosario Valastro, ha ribadito con forza che queste aggressioni sono intollerabili e che è fondamentale far comprendere alla popolazione che colpire chi presta soccorso significa mettere a rischio vite umane.
Negli ultimi anni, gli attacchi ai sanitari sono aumentati, segno di un clima sociale sempre più teso e intollerante. La frustrazione, lo stress e la rabbia si riversano su chi sta cercando di aiutare e salvare vite, in un paradosso che non trova giustificazione. È evidente che serve un intervento forte e deciso, sia dal punto di vista legislativo che culturale. I sanitari non possono lavorare nella paura, e lo Stato deve garantire la loro incolumità con misure di sicurezza adeguate, oltre a promuovere un cambio culturale che riporti al centro il rispetto per chi opera nel settore della salute.
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