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08 Marzo 2025 - 15:30
“Qua dentro ci sono 60 milioni di metri cubi di scarto. È una cosa mostruosa. Per dare un’idea, il quantitativo prodotto nella vita di questa miniera è tre volte il materiale di scarto che produce il cantiere TAV” ha commentato Gian Luigi Soldi, direttore dei lavori della RSA s.r.l., la società che sta portando avanti i lavori di bonifica della più grande cava di amianto d’Europa.
La miniera di amianto del Monte San Vittore, situata tra i comuni di Balangero e Corio, è stata scoperta nel 1904 ed è stata una delle attività principali delle Valli di Lanzo dello scorso secolo. La sua chiusura è avvenuta nel 1990 a causa dei gravi rischi per la salute e oggi è in corso lungo processo di bonifica.
Alla fine dello scorso anno la RSA aveva annunciato la bonifica dei due terzi dell’area contaminata. A gennaio avevamo intervistato Giovanni Poma, presidente della società, che aveva parlato dell’avvio del progetto di smantellamento delle strutture rimanenti a partire dal mese di febbraio.
Abbiamo quindi raggiunto la sede dell’RSA per avere informazioni sull’avanzamento dei lavori. Siamo stati accolti da Poma, insieme a Gian Luigi Soldi e Mario Tetti, responsabile amministrativo, che ci hanno subito comunicato che i lavori non sono iniziati come previsto a gennaio.
“Siamo ancora in attesa che i progettisti finiscano il progetto. Dopodiché andremo al Ministero per chiedere il finanziamento per ultimare la bonifica. È questione di un paio di mesi” ha commentato Poma.
Il progetto di cui parla il presidente consiste nella demolizione dei capannoni che sono presenti nell’area delimitata. In parallelo, si sta lavorando alla realizzazione di un volume confinato, cioè una discarica in cui verranno smaltiti i rifiuti tossici. “Quest’area conterrà tutti i materiali contaminati derivanti dalla demolizione degli stabilimenti. Ci sarà amianto, cemento, calcinacci. Tutti questi materiali verranno sotterrati”.
L’azienda che dovrà gestire la realizzazione del volume confinato è la Riccoboni, con sede in Emilia-Romagna. “L’appalto è stato firmato nell’autunno del 2024 dalla SCR, la Società di Committenza Regionale, che ha individuato questa ditta. Il finanziamento totale è di quattro milioni e mezzo” ha commentato Poma.
Quindi, per il momento si attende l’avvio di questi due progetti, che dovrebbero ultimare i lavori di bonifica dell’area contaminata. Il tempo previsto dalla RSA per lo smantellamento degli stabilimenti è di almeno due anni.
Contemporaneamente, la Regione Piemonte sta già pensando al futuro di quest’area, che dovrebbe convertirsi una comunità energetica. “Adesso c’è un investimento della Regione e dell’Unione Montana per la realizzazione di un impianto fotovoltaico. In questi giorni stiamo trattando e discutendo per capire quale sia l’area interessata. Ma siamo in una fase di arrivo” ha commentato Poma.
Gian Luigi Soldi è intervenuto per aggiungere che l’avvio della costruzione dei pannelli fotovoltaici interesserà l’area già bonificata. “Invece, per quanto riguarda l’area che deve ancora essere riqualificata, l’idea è di avviare la costruzione di una centrale a idrogeno per la produzione di energia elettrica”.
Si tratta di progetti decisamente ambiziosi, ma che non sono esenti da criticità. In particolare, la realizzazione di una centrale a idrogeno è un’opera che meriterà ulteriori approfondimenti e dovrà essere oggetto di una riflessione condivisa all’interno della comunità locale. Quello su cui è importante concentrare l’attenzione in questo momento è la conclusione dei lavori di bonifica.
L’incontro è terminato con l’intervento di Mario Tetti, che ha ricordato che le visite guidate all’area riprenderanno a metà marzo: “abbiamo già una data sold out e stanno arrivando tantissime richieste”. La RSA si aprirà al pubblico durante il fine settimana. È possibile prenotarsi scrivendo alla seguente mail info@rsa-srl.it.
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