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«Messina scenda dal grattacielo e visiti il Paese reale. Uncem sfida Intesa Sanpaolo»

Marco Bussone invita il CEO di Intesa Sanpaolo a conoscere davvero le aree interne: «Chiudere filiali non è solo un errore, è una scelta contro la civiltà»

Marco Bussone di Uncem

Marco Bussone di Uncem

«I grandi gruppi bancari probabilmente non hanno idea di come sia davvero fatto il nostro Paese». È con questa riflazione netta e provocatoria che Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani), commenta la decisione di Intesa Sanpaolo di avviare un piano di chiusure e ridimensionamenti delle proprie filiali, coinvolgendo numerosi comuni italiani, soprattutto quelli più piccoli e isolati.

Nel solo Piemonte, il 2025 porterà alla chiusura di ben 19 filiali e alla trasformazione o accorpamento di 23 sportelli. La provincia di Torino sarà particolarmente colpita: spariranno gli sportelli di Baldissero, Beinasco (Exclusive), Caluso, Ciriè (filiale Impresa),  San Maurizio Canavese e Volpiano, mentre a Sauze d'Oulx l'ultimo giorno di attività è già fissato per il 21 giugno 2025.

Le date fissate per questa eutanasia bancaria sono due: il 21 giugno e il 18 ottobre 2025, momenti chiave in cui intere comunità dovranno fare i conti con la realtà di una finanza sempre più distante dalle persone e sempre più concentrata sugli utili degli azionisti.

Secondo Bussone, alla guida dell’Unione Nazionale che rappresenta le comunità montane e i piccoli comuni d'Italia, «nei palazzi delle grandi banche, a partire proprio da Intesa Sanpaolo, forse non hanno un’idea chiara di come sia realmente il nostro Paese. Non è nemmeno una critica – precisa con ironia –, succede a molti manager che non hanno occasione di conoscere direttamente i territori. Ma sarebbe ora di rimediare».

Carlo Messina

Carlo Messina

L’appello di Uncem è rivolto esplicitamente al CEO di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, invitato ufficialmente dall'associazione a un tour di conoscenza che lo porti a scoprire «il vero volto dell’Italia», dai monti della Sila, in Calabria, fino alle vallate alpine del Gran Paradiso. Un viaggio che potrebbe essere «piccolo ma molto efficace», spiega Bussone, con l’intento di mostrare concretamente le conseguenze della riduzione della presenza bancaria nelle aree interne e montane.

La questione centrale, evidenziata da Marco Bussone, è la totale mancanza di consapevolezza da parte di chi guida Intesa Sanpaolo circa le specificità del territorio italiano. «Nei grandi palazzi della finanza spesso non si conosce davvero come funziona il Paese – dice con amarezza il presidente Uncem –. Chiudere una filiale in città non è la stessa cosa che chiuderla in montagna o in Appennino. In città, quartieri e cittadini sono ben serviti da mezzi pubblici e infrastrutture efficienti; lì, una filiale in meno può non fare una grande differenza. Al contrario, nelle aree montane e appenniniche, che rappresentano il 66% del territorio italiano, togliere anche solo una banca significa compromettere definitivamente il futuro economico e sociale di intere comunità».

Bussone definisce «pericoloso» il piano annunciato da Intesa Sanpaolo perché comporterebbe conseguenze gravi e difficilmente riparabili. «La banca – continua il Presidente nazionale Uncem – non può essere intesa semplicemente come uno sportello bancomat o una sede amministrativa. È invece una presenza viva, un presidio fondamentale, capace di mantenere vivo il tessuto economico e sociale dei territori. Senza servizi essenziali come una banca, questi territori finiscono inevitabilmente per morire».

Per questo, Bussone rilancia la sfida a Intesa Sanpaolo con un invito molto chiaro: «Messina blocchi questo piano. Dica chiaramente che la sua banca ha sbagliato valutazione e che intende correggere il tiro, confermando la presenza sui territori come scelta strategica. Non è soltanto un gesto simbolico, ma è una scelta precisa che porta vantaggi concreti anche allo stesso istituto bancario. Se Intesa resterà nelle aree interne, i benefici saranno per tutti, anche economici».

La proposta di Uncem prevede dunque un passo indietro di Intesa Sanpaolo rispetto a quanto annunciato finora, accompagnato da una presa di coscienza che sarebbe un segnale importante anche verso le altre realtà del sistema bancario italiano. «Un cambiamento di rotta – conclude Bussone – sarebbe accolto come un importante segnale di responsabilità sociale e civiltà. Non stiamo parlando semplicemente di economia, ma di futuro. Il CEO Messina dica chiaramente che questo piano di chiusure verrà rivisto, che ci ripenseranno perché hanno compreso che il Paese è più complesso delle statistiche e delle slide».

Insomma, il messaggio di Uncem è chiaro: Intesa Sanpaolo ripensi alle sue scelte, perché dietro ai numeri ci sono comunità vive che rischiano di essere definitivamente abbandonate. Uncem, dal canto suo, non sembra intenzionata a mollare la presa, invitando i vertici bancari a una riflessione più profonda: «I territori vanno conosciuti, vissuti e compresi. Solo così si possono prendere decisioni sensate, efficaci e giuste per tutti».

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