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05 Marzo 2025 - 21:47
Martedì, nell’ultimo giorno di battaglia delle arance, a Ivrea, è successa una disgrazia. Non un semplice incidente, ma un evento che avrebbe dovuto fermare tutto, un segnale chiaro che qualcosa si era rotto.
Un palafreniere, Massimo Gianino, 40 anni, è stato travolto dal carro a cui dedicava il suo impegno, il suo lavoro, la sua passione. È finito sotto la ruota, ha riportato fratture devastanti e ora è ricoverato in prognosi riservato all’ospedale di Ivrea.
Fin qui la cronaca, ma c'è dell'altro.
Passi che il Carnevale sia andato avanti come se nulla fosse successo, non così che il giorno dopo qualcuno abbia pure trovato il tempo di festeggiare il secondo posto in classifica del carro coinvolto nell’incidente.
Non è per essere moralisti, ma come si può, nel giro di poche ore, passare dallo shock per un dramma alla celebrazione di una vittoria? "Opsss. E tutti gli altri in coda...", scrive su Instagram uno de “I Traditori del Tiranno".
Che dire? Forse sarebbe stato meglio il silenzio. Forse sarebbe stato necessario fermarsi e riflettere, invece di riversarsi sui social a esaltare il proprio risultato, come se una vita non fosse stata messa a repentaglio sotto quello stesso carro che si stava acclamando.
Insomma qualcosa si è rotto in questo carnevale? Succede quando non si riesce più a distinguere l’importanza della vita dalla spettacolarizzazione di un evento. Magari qualcuno dirà che nessuno si era reso conto della gravità della situazione, che il Carnevale, con la sua euforia, ha fatto da anestetico emotivo. Bene! Siamo d'accordo. E' così che è andata! Ma allora il giorno dopo? La consapevolezza non è arrivata nemmeno dopo una notte di riflessione?
La verità è che più d’uno a Ivrea sul Carnevale ha smarrito la bussola, persi in un vortice di competizione e folklore che sembra aver svuotato di senso anche il più elementare valore della compassione.
Il Carnevale, oggi, dovrebbe avere il coraggio di guardarsi allo specchio e chiedersi se valga la pena tirare avanti senza nemmeno un gesto di rispetto.
Perché, in fondo, che senso ha una festa se si perde la capacità di fermarsi davanti al dolore?
Per fortuna su Instagram ad una "storia" di uno che se ne fotte, ce n'è un'altra che ridà speranza al genere umano... L'asteroide può attendere...
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