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Cittadinanza italiana per discendenza: il caso che scuote la giustizia

Un trisavolo emigrato nel 1830 e una sentenza che apre un varco a migliaia di richieste

Cittadinanza italiana per discendenza

Cittadinanza italiana per discendenza: il caso che scuote la giustizia (foto di repertorio)

Può un trisavolo emigrato nel 1830 essere la chiave per ottenere la cittadinanza italiana oggi? Secondo una recente sentenza del Tar del Piemonte, la risposta è sì. Il tribunale ha infatti ordinato al Comune di Roure, piccolo centro alpino del Torinese, di riconoscere il diritto di un uomo che ha fatto ricorso sulla base delle proprie origini. La decisione, però, non è passata inosservata e rischia di trasformarsi in un precedente giuridico dirompente.

Il presidente del Tar del Piemonte, Raffaele Prosperi, ha espresso forti perplessità su questa vicenda, parlandone durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario. "Si parla di un assedio ai nostri consolati e ambasciate da parte di discendenti di emigrati italiani, soprattutto dal Sudamerica, che vedono in questa strada una possibilità concreta per ottenere il riconoscimento della cittadinanza. Se la tendenza si consolidasse, potremmo trovarci di fronte a migliaia di cause legali, con un impatto devastante sui tribunali civili e possibili illeciti penali ancora da valutare", ha dichiarato Prosperi.

Il caso in questione è emblematico. Dopo aver vinto la causa, l’aspirante cittadino italiano si è scontrato con le resistenze dell’amministrazione comunale di Roure, che ha cercato di opporsi. Il Tar, tuttavia, ha stabilito che il Comune doveva procedere, ma senza entrare nel merito di un nodo storico e giuridico che resta aperto. "Nel 1830, l’Italia era ancora, per dirla come abbiamo imparato a scuola, una ‘espressione geografica’. Possiamo davvero definire italiano quel trisavolo?" ha osservato Prosperi, sollevando un interrogativo che va oltre il singolo caso.

Ma le implicazioni non si fermano qui. Oltre a una possibile paralisi amministrativa e giudiziaria, il magistrato ha evidenziato un altro aspetto critico: il peso politico della cittadinanza acquisita in questo modo. "Questi nuovi cittadini verranno iscritti nelle liste elettorali come residenti all’estero. Quali saranno gli effetti sul nostro sistema democratico?", si è chiesto Prosperi, lasciando aperta una riflessione sulla tenuta delle istituzioni di fronte a un fenomeno che potrebbe crescere a dismisura.

Il caso di Roure si è trasformato in un simbolo di un problema molto più ampio. La legge sulla cittadinanza per discendenza mostra oggi i suoi limiti, con il rischio di scatenare un’ondata di richieste difficilmente gestibile. Un intervento legislativo potrebbe diventare necessario per evitare una crisi giudiziaria e amministrativa, ma soprattutto per bilanciare il diritto storico con la sostenibilità del sistema. La vicenda è tutt’altro che chiusa, e il dibattito è appena cominciato.

Il tribunale ha ordinato al Comune di Roure, piccolo centro alpino del Torinese, di riconoscere il diritto di un uomo che ha fatto ricorso sulla base delle proprie origini

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