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Settimo torinese, la città dei sogni e dei topi tutta da raccontare

Dirette, interviste, incontri, foto e parole: un fiume di dichiarazioni inonda la città. Ma topi, buche e disagi restano sempre al loro posto

Settimo torinese, la città dei sogni e dei topi tutta da raccontare

Un tour nei quartieri, un'ospitata ai microfoni della radio "comunale", dirette su Facebook, interviste sui giornali. Visioni, progetti, sogni. Sogni, visioni, progetti. Progetti, visioni, sogni.

Un ciclo infinito, come una giostra che gira, gira e non si ferma mai. Ogni settimana un'ospitata, ogni giorno una dichiarazione, ogni ora una diretta.

Parole, parole, parole. Perché se si parla abbastanza, forse i problemi spariscono. O almeno si spera che la gente smetta di notarli.

Guai a nominare i topi che scorrazzano per la città. Guai a parlare di strade e marciapiedi scassati. La luce nei quartieri va e viene? Colpa dell'Enel! I treni latitano? Colpa di Trenitalia! Gli autobus sono un miraggio? Colpa di GTT! L'erba nei parchi cresce troppo in fretta? Colpa di Dio! L'aria è inquinata? Colpa del clima! I cantieri non finiscono mai? Colpa della burocrazia!

Ma non preoccupiamoci, perché la città ha grandi visioni. La scuola al Borgo Nuovo, la caserma della polizia municipale, i parcheggi davanti all'Olon, la fontana di piazza Pagliero.

E poi ancora la fontana, i parcheggi, la scuola, la caserma. E poi ancora la caserma, la fontana, i parcheggi. Un disco rotto che suona all'infinito. E se a qualcuno fosse sfuggito, non temete: ecco un'altra diretta, un altro tour, un'altra intervista.

Elena Piastra

E poi foto, tante foto. Foto della prima colata di cemento. Foto della prima mattonella. Foto del primo scavo. Foto della prima "laqualunque". Basta che sia una foto. Foto dall’alto. Foto dal basso. Foto minuto dopo minuto. Giorno dopo giorno… Ogni passo, un'istantanea. Ogni dichiarazione, un album intero. Piovono foto.

E se non basta, via con un nuovo incontro pubblico per parlare della scuola, della caserma, dei parcheggi, della fontana. In via Falcone, al Villaggio Fiat, in via Sondrio, in via Fantina, in via Einaudi, al parco, in Corea. E poi in via Einaudi, in Corea, al villaggio Fiat, in via Sondrio. E se non basta una nuova intervista per spiegare la scuola, la caserma, i parcheggi, la fontana. E poi un post sui social, una dichiarazione alla stampa, un altro giro di parole. Un mantra ripetuto, ossessivo, ipnotico.

E intanto, la città arranca. Topi, strade rotte, erba alta, luci intermittenti. Ma prima i sogni. Prima le visioni. Prima i progetti. Prima i tour nei quartieri. Prima le dirette Facebook. Prima le ospitate in radio. Prima il racconto, poi forse la realtà. Forse.

Perché Settimo Torinese non è una città che si governa. È una città che si racconta. Ore e ore a raccontare.

E a raccontarla è sempre lei, Elena Piastra, la sindaca che sogna e che nel racconto ha finito per oscurare tutti quanti. La chiamano la “Chiacchierona”. Sarà vero? Boh! Chi è l’assessore alle manutenzioni? Boh! Chi è l’assessore al commercio? Boh!

È la sindaca che parla.  E parla.  E parla.  E parla.  E parla ancora.  Fino allo sfinimento. 

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