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Sanità piemontese in crisi? La soluzione è l’Albania!

Mille infermieri in pensione ogni anno e concorsi deserti? La Regione ha trovato la risposta: reclutare personale sanitario a Tirana. Perché migliorare stipendi e condizioni in Piemonte sarebbe troppo facile

Federico Riboldi

Federico Riboldi

La sanità piemontese è in affanno, tra turni massacranti e reparti sguarniti, ma niente paura: l’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Federico Riboldi ha un piano. Con circa mille pensionamenti di infermieri all’anno nella sanità pubblica,  ha deciso di non farsi cogliere impreparato. La soluzione? Andare a reclutare personale in Albania.

L’Assessore, con un seguito di rappresentanti delle Università di Torino e del Piemonte Orientale e dell’ordine delle professioni sanitarie di Torino, si è recato in missione a Tirana. Obiettivo: portare in Piemonte alcuni degli oltre 2mila infermieri che ogni anno si laureano nelle 13 facoltà albanesi, previa verifica delle loro competenze e della conoscenza della lingua italiana. Insomma, una specie di Erasmus… ma senza ritorno.

Federico Riboldi in Albania

Il piano, raccontato con grande enfasi dall’Assessore, prevede l’istituzione di borse di studio per rendere più appetibile la professione infermieristica e attrarre personale da Paesi “italofoni o affini”. Peccato che, negli ultimi anni, proprio in Piemonte le borse di studio per infermieri siano state tagliate e le condizioni di lavoro siano talmente scoraggianti da spingere molti a cercare fortuna altrove.

Ma l’Assessore rassicura tutti: “Non stiamo togliendo lavoro agli infermieri italiani, stiamo solo garantendo risposte urgenti ai cittadini piemontesi”. Già, perché il problema non è la fuga degli infermieri italiani verso paesi con stipendi e condizioni migliori, né i concorsi deserti per le assunzioni. No, il problema è che non ci sono abbastanza infermieri disposti a lavorare in certe condizioni. E quindi si va a cercarli altrove, con l’illusione che chi arriva da fuori accetti senza battere ciglio.

Non solo: la missione in Albania ha anche un’ambizione più grande. Si vogliono creare “percorsi di crescita clinica in ambiti specifici come i trapianti, l'oncologia, le malattie rare e le patologie ambientali”. Una promessa lodevole, ma viene da chiedersi: se non si riescono a garantire gli infermieri per i reparti di base, come si pensa di formare specialisti in discipline complesse?

Forse sarebbe stato più utile investire in condizioni migliori per chi già lavora negli ospedali piemontesi, invece di imbarcarsi in un viaggio della speranza a Tirana. Ma questa è un'altra storia. Intanto, mentre l’Assessore e il suo entourage brindano con l’ambasciata italiana in Albania, nei pronto soccorso piemontesi si continua a lavorare con organici ridotti all’osso.

Insomma, si cercano infermieri all’estero per compensare la fuga di quelli italiani. Un piano brillante, davvero.

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