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SETTIMO TORINESE
03 Marzo 2025 - 00:01
L'assessore di Carmagnola, Massimiliano Pampaloni
A Carmagnola, con il metodo del riconoscimento del DNA dei cani, le deiezioni abbandonate per strada si sono ridotte del 90%. Non è una stima e nemmeno fantascienza. Il personale incaricato dall’amministrazione comunale le ha contate: si era partiti da 360 deiezioni nel 2018, anno in cui è stato introdotto il metodo del riconoscimento del DNA, fino ad arrivare alle 29 attuali. Numeri che sono frutto di due sondaggi della durata di 60 giorni consecutivi in diversi anni.
Nel 2024 sono state notificate 26 sanzioni da 150 euro, un cittadino ne ha prese addirittura 5: un papà, ignaro che la figlia portasse a spasso Fido senza raccogliere ciò che lasciava per strada. Ma le regole son regole: 750 euro e tante scuse alla città. In totale, sono 40 sanzioni fin dall’introduzione di questa modalità contro le “zero multe” per abbandono di deiezioni colto in flagranza. Un bel progresso.
Dietro a questo progetto, c’è l’impegno di un’amministrazione comunale di centrodestra guidata dalla sindaca, Ivana Gaveglio, in carica dal 2016, e del suo assessore Massimiliano Pampaloni, in quota Lega. Il programma televisivo “Mi manda Raitre” ha dedicato un ampio servizio a questa pratica in vigore a Carmagnola, città di 28 mila abitanti, sottolineando come questo sia un esempio da seguire per evitare di ritrovarsi delle “brutte sorprese” sotto la suola o, peggio, sulle ruote di una carrozzella per disabili.
“Con il rosso non si passa, giusto? Se si passa con il rosso e c’è una telecamera che riprende la targa, arriva la multa a casa. E nessuno si scandalizza. - dice Pampaloni - Ecco, noi abbiamo messo la targa ai cani di Carmagnola. Questo comune è stato fondato nel 1203. Da quel momento fino al 2022, zero multe per deiezioni canine. Abbiamo cominciato per primi a farle noi”.
Funziona così: le guardie ambientali, personale affiliato ad associazioni ben specifiche del terzo settore, come ad esempio le Giacche Verdi, va per le strade quattro volte a settimana.
Oltre a identificare padroni in possesso di cani senza microchip o DNA, raccolgono le deiezioni, le mettono in una scatola e le sigillano. Tutto questo mentre un collega filma l’avvenuta raccolta in quel luogo specifico, registrando giorno e ora. Le feci finiscono in un freezer e poi vengono portate periodicamente all’Istituto Zooprofilattico. Il laboratorio sequenzia il DNA, la “targa” del cane, e risale al proprietario. A Carmagnola, infatti, è obbligatorio far determinare il codice genetico, quindi il DNA, del proprio cane.
In assenza di questa sequenza, se i termini concessi per far determinare il DNA sono scaduti, sono 100 euro di multa. Il padrone distratto che invece lascia le deiezioni in giro, viene sanzionato con 150 euro.
“Lo schema è semplice - dice Pampaloni - si fa la convenzione con lo Zooprofilatico, si trovano dei veterinari sul territorio per campionare il Dna del cane attraverso un tampone salivare. Abbiamo dato 60 giorni di tempo per recarsi dal veterinario per il campionamento e lo paghiamo noi. Ogni campionamento ci costa circa 40 euro. In sette anni abbiamo speso circa centomila euro. Possono sembrare tanti, ma sono spalmati nei vari bilanci. Basti pensare che una ciclabile costa 250 euro al metro lineare. Centomila euro sono il costo del rifacimento di un marciapiede. Ma adesso abbiamo quasi tutti i cani identificati”.
I vigili urbani non fanno questo lavoro, così è stato assoldato il personale esterno. Le telecamere di Rai Tre hanno seguito passo dopo passo la filiera di questa pratica di tutela del decoro urbano: dalla raccolta della deiezione fino ai macchinari del laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico, strumenti in grado di effettuare 120mila analisi automatiche all’anno. “Carmagnola si fa carico dei costi per determinare il DNA dei cani ma, attenzione, a Bolzano mica lo fanno - dice - da quelle parti, se vuoi un cane, sei obbligato a determinare il DNA a tue spese al costo di 114 euro. Questo per dire che bisogna avere la volontà amministrativa di farlo e di chiedere agli uffici di lavorare per il bene della propria città”.
I padroni dei nuovi cuccioli hanno tempo 60 giorni per dotare il proprio cane del codice genetico, poi arrivano le telefonate di sollecito e, in mancanza del DNA, parte la sanzione: son sempre 100 euro tondi tondi.
“Ma, ripeto, bisogna prendere a cuore la vicenda - conclude Pampaloni - io ci ho messo l’anima, perché ci credo. I cittadini sono ben contenti che i soldi pubblici vengano spesi per il decoro urbano. Adesso, c’è soltanto qualche aiuola in periferia che ci è stata segnalata, ma sui marciapiedi più frequentati è raro trovare deiezioni abbandonate. Ognuno, così, diventa davvero responsabile del proprio animale da affezione”.
C’è un registro nazionale, il Sinac, in cui sono custoditi tutti i dati dei microchip canini a cui il Comune ora affianca l’informazione sul DNA di ogni cane. Non è aggiornatissimo: molti si dimenticano di comunicare il decesso del proprio animale o il suo smarrimento. Oppure, nelle cascine, c’è chi pensa di essere esentato da tale pratica, ma non è così: in questo caso, alcuni veterinari carmagnolesi, con grande disponibilità, vanno persino a domicilio per effettuare il prelievo salivare dei cani.
Quindi, non è vero che state facendo un passo indietro, come è stato accennato in Consiglio a Settimo? “Ma neanche per idea, chi ha detto questo? Noi proseguiamo decisi su questa strada. Adesso, dopo scetticismi e sberleffi della prima ora, sono tutti d’accordo con me - aggiunge Pampaloni - . Sono disposto ad incontrare anche i settimesi, l’amministrazione o coloro che hanno presentato l’interpellanza. Non ho nessun problema a raccontare cosa abbiamo fatto in questi anni. Anzi, mi chiedo: perché non mi hanno chiamato prima di parlarne in Consiglio comunale?”. Bella domanda.
Ma non è tutto: il comune di Carmagnola ha avviato sabato 1° marzo, un innovativo progetto di “spazzamento sociale”, che unisce il miglioramento della pulizia urbana al reinserimento lavorativo di persone in difficoltà, garantendo al contempo un risparmio di 90 mila euro annui . L’iniziativa, ideata sempre dall’assessore Massimiliano Pampaloni, prevede l’impiego di cittadini con fragilità economiche e sociali in attività di spazzamento manuale, svuotamento cestini, taglio dell’erba e piccole manutenzioni.
Gestito da un’équipe multidisciplinare di assistenti sociali, cooperative e uffici comunali, per valutare le varie possibilità lavorative, integrative e assistenziali da poter offrire alle persone selezionate, il progetto si estenderà a diverse zone della città, includendo piazze centrali, giardini e quartieri periferici.
Grazie a questa riorganizzazione, il Comune scorpora alcune attività dall’appalto per l’igiene urbana, ottimizzando i costi e garantendo interventi più frequenti. Inoltre, è previsto un corso di formazione per giardinieri con certificazioni professionali, offrendo così un’opportunità concreta di crescita lavorativa. Per l’assessore Pampaloni, si tratta di una “vittoria su tutti i fronti”, capace di coniugare decoro urbano, inclusione sociale ed efficienza economica.
E a Settimo Torinese, perché non prendere spunto da queste esperienze positive?
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