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01 Marzo 2025 - 10:58
Diffamazioni e calunnie: la guerra dei gatti di Montanaro arriva in tribunale
Il 27 febbraio sulla propria pagina Facebook la nuova associazione “Cuore di gatto” ha pubblicato un duro comunicato: “Quest'oggi la nostra Associazione è stata, per l'ennesima volta, oggetto di un'aggressione verbale con accuse diffamatorie e calunniose”. Finora l’associazione aveva sorvolato, ma ora basta: chi ci diffama “ne risponderà nelle sedi opportune”.
Replicando alle critiche, la “Cuore di gatto” rivendica il proprio impegno: “Non abbiamo mai fatto mancare cibo, né umido né secco, come non abbiamo mai fatto mancare farmaci e cure. Quando ci hanno coinvolte, come ieri, siamo intervenute in dieci minuti. Nei giorni scorsi abbiamo perlustrato strade, vicoli, pertugi, anfratti alla ricerca di gatti smarriti. In questi giorni siamo impegnati in catture per sterilizzare e stiamo pagando, con i nostri fondi personali, sterilizzazioni e cure di un cane e di una gatta anziana abbandonata. Abbiamo anche fornito cibo a chi lo ha richiesto”.
Ma cosa era successo?
Su Facebook una delle “vecchie” volontarie – vecchie non anagraficamente, ma nel senso che operano a tutela dei gatti da molti anni – aveva criticato pesantemente l’operato delle “nuove”. Mesi fa vecchie e nuove volontarie avevano tentato di lavorare insieme, ma erano emersi dei disaccordi. Così le nuove volontarie se ne sono andate per la loro strada, hanno fondato una associazione regolarmente costituita e registrata, dotata di uno statuto pubblicato sul loro profilo Facebook, hanno avviato – come prescrive la normativa – rapporti col Comune, con la Polizia Municipale, con i veterinari e con l’ASLTO4.
Le vecchie volontarie hanno invece preferito andare avanti come prima, come hanno sempre fatto, alla buona. Forse le cose avrebbero potuto andare avanti così, con due gruppi di volontarie che lavorano entrambi per la tutela degli animali. Invece no. Le vecchie volontarie si sono risentite, si sono sentite messe da parte, si sono rammaricate che le nuove non avessero pubblicamente riconosciuto i loro meriti, e hanno aperto le ostilità contro le “nuove” arrivate. Ne abbiamo già scritto in un precedente articolo.
Da qualche giorno le acque parevano essersi calmate. Ci sbagliavamo. Sul proprio Facebook il 27 febbraio una delle vecchie volontarie lancia un nuovo attacco alle volontarie della “Cuore di gatto”. Confessiamo di averci capito poco: sia perché non siamo esperti di tutela dei gatti, che è una materia tutt’altro che semplice, sia perché il linguaggio impiegato dalla vecchia volontaria non è chiarissimo. La signora in questione racconta di essere andata a dare un’occhiata alle cassette dei gatti, oggi già seguite dalle volontarie della “Cuore di gatto”, e di non avervi trovato l’“umido”, di avere chiesto loro “cibo e pipette” e di averne ricevuto un rifiuto. E annuncia: “Domani andrò dai vigili e dai carabinieri per capire la situazione”.
Per qualche ora il direttivo della “Cuore di gatto” tace. Poi, visto che le critiche continuano, decide di pubblicare il comunicato, e di illustrarvi le proprie azioni rivendicandone la correttezza: “la nostra Associazione… ha immediatamente contattato il Comandante della Polizia Municipale di Montanaro che … ha autorizzato l'Associazione ad occuparsi della colonia di via Visetti. Sono stati presi specifici accordi ed eseguite precise disposizioni ricevute dal Comandante della Polizia Municipale di Montanaro. Questo per chiarezza e trasparenza anche nei confronti della cittadinanza”.
Tutto ciò potrebbe sembrare una piccola bega di paese, di un paese dove vi sono problemi ben più importanti, come quello del Bacino di laminazione del rio Fossasso. Ma le cose non sono così semplici. Con tutto il rispetto e l’ammirazione per le vecchie volontarie, oggi la cura dei gatti randagi non può più venire svolta “come abbiamo sempre fatto”, alla buona e senza l’impiccio di leggi nazionali e regionali e di disposizioni delle ASL, un po’ alla “viva il parroco”.
Oggi la “tutela degli animali da affezione e la prevenzione del randagismo” sono regolate meticolosamente dalla legge regionale n. 16 del 9 aprile 2024. La legge stabilisce le regole alle quali debbono attenersi i soggetti interessati per non incorrere nelle sanzioni. E i soggetti interessati, ai quali la legge impone obblighi precisi, sono parecchi: i Comuni in primo luogo, cioè i sindaci, la Polizia Municipale, le ASL, i veterinari, le guardie zoofile, e naturalmente le associazioni di volontariato, le quali vengono fatte rientrare nel “Terzo Settore”. È un lavoro di squadra che richiede disciplina, organizzazione, domande scritte alle istituzioni, messa per iscritto di tutte le azioni compiute, estrema attenzione alle tante regole. Niente più improvvisazione, seppure a fin di bene.
Citiamo qualche esempio tratto dalla sfilza di articoli che compongono la legge regionale: i Comuni, singoli o associati, debbono mettere a disposizione delle ASL locali idonei e personale tecnico ausiliare competente. Quando viene segnalata loro la presenza di cani vaganti senza fissa dimora, i sindaci devono provvedere alla loro cattura con metodi appropriati. I Comuni, singoli o associati, sono tenuti ad istituire e mantenere in esercizio, anche in collaborazione con enti del Terzo Settore, un servizio pubblico di cattura e un apposito canile per ospitare temporaneamente gli animali. Anche con le somme messe a disposizione della Regione, i Comuni corrispondono agevolazioni a rimborso delle spese veterinarie eventualmente sostenute. Inoltre, la Regione eroga anche ai Comuni risorse finanziarie, che i Comuni a loro volta usano per aiutare gli enti del Terzo Settore che tutelano gli animali. Per sostenere la spesa in questa prima fase dell’applicazione della legge, la Regione ha stanziato la somma di 1.505.000 euro per gli anni 2024, 2025 e 2026.
Siamo stati rimproverati di andare a curiosare i profili Facebook “aperti” delle vecchie volontarie per il gusto del pettegolezzo. Consolatevi: i post che troviamo non sono nemmeno tanto avvincenti. Non sono la Divina Commedia. C’è di meglio da leggere per passatempo. Visitiamo quei profili per capire di cosa si discute in paese: poi ci studiamo la materia e ne scriviamo. Nel nostro piccolo, cerchiamo di fare informazione su temi importanti. E, come chiunque può rilevare anche solo dalla lettura degli articoli della legge regionale citata, il problema dei gatti randagi non è una questione di poco conto.
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