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San Francesco al Campo frena sul ciclismo: candidatura cancellata, polemica rovente

Il Comune ritira la candidatura a Capitale Europea del Ciclismo 2026. La Giunta parla di scelta responsabile, l’opposizione accusa: "Occasione sprecata, soldi buttati". Scontro aperto sul futuro del territorio

Ciclisti

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Non sarà San Francesco al Campo la Capitale Europea del Ciclismo 2026. La Giunta comunale ha deciso di ritirare la candidatura avviata con entusiasmo appena un anno fa, sostenendo che i costi e l’impegno richiesto sarebbero stati eccessivi per un comune di appena cinquemila abitanti. Una scelta che, a detta dell’amministrazione, era necessaria per evitare di mettere a rischio le risorse pubbliche e garantire la copertura di servizi essenziali. Eppure, per molti, questo passo indietro rappresenta una sconfitta e un’occasione mancata, soprattutto perché fino a pochi mesi fa sembrava che tutto fosse sotto controllo.

Il sindaco Enrico Demaria ha spiegato che la decisione è stata presa con senso di responsabilità, dopo aver cercato più volte di ottenere chiarimenti e rassicurazioni dalla Regione Piemonte, che nel 2023 aveva incoraggiato la candidatura ma che, dopo le elezioni dello scorso maggio, ha completamente cambiato atteggiamento, lasciando il Comune solo ad affrontare un impegno di portata internazionale. Senza il sostegno regionale, l'amministrazione ha ritenuto troppo rischioso proseguire, temendo di doversi sobbarcare da sola un carico economico e organizzativo che sarebbe ricaduto direttamente sui cittadini.

L’amministrazione comunale ha voluto chiarire che le spese già sostenute per la candidatura – circa 16.000 euro – sono state rimborsate dalla Regione e che il ritiro non comporterà perdite economiche. Ma il punto che divide è un altro: se nel Consiglio comunale del 31 luglio 2024 l’assessore Ferron, che già era stato vicesindaco nella precedente amministrazione, aveva dichiarato che tra fondi comunali e regionali si erano raccolti 40.000 euro, perché adesso si è arrivati alla rinuncia? Perché nel 2024 si diceva che non sarebbero serviti altri fondi per proseguire e che, in caso di vittoria, sarebbero bastati 20.000 euro, con la possibilità di accedere a finanziamenti europei per 280.000 euro, e oggi si parla di costi insostenibili?

La questione ha aperto una frattura profonda tra chi governa oggi San Francesco al Campo e chi aveva sostenuto la candidatura. La Lista San Francesco IN Campo non ha usato mezzi termini, parlando di un’inspiegabile inversione di marcia e di una mancanza di visione strategica. "Le opinioni sono come i treni… passano!", hanno scritto sui social, ricordando che il progetto era nato dopo il grande successo della seconda tappa del Giro d’Italia 2024 e che portarlo a termine avrebbe significato ottenere un prestigio difficilmente replicabile per un piccolo comune. La candidatura, si legge nel loro comunicato, non avrebbe comportato costi esorbitanti e avrebbe portato visibilità e sviluppo. Il ritiro, secondo l’opposizione, vanifica quanto già investito e dimostra una scarsa volontà politica di valorizzare il territorio attraverso lo sport.

Dall’altra parte, la Lista Civica per San Francesco al Campo, espressione della maggioranza che guida il Comune, difende la scelta come una decisione pragmatica e necessaria. "Amministrare vuol dire fare delle scelte. Talvolta sofferte, spesso non condivise da tutti, ma sempre concrete e responsabili", hanno dichiarato in risposta alle polemiche, ribadendo che il Comune non può permettersi di impegnare risorse senza garanzie. Secondo la maggioranza, la candidatura era un’idea affascinante ma troppo onerosa per un’amministrazione che deve pensare a servizi, infrastrutture e progetti immediatamente utili per la cittadinanza. Il rischio di dover affrontare spese impreviste, senza un supporto istituzionale adeguato, avrebbe messo a repentaglio la gestione economica dell’ente.

La rinuncia alla candidatura ha lasciato una scia di delusione e amarezza. C’è chi la vede come un atto di prudenza e chi come un’occasione gettata al vento. Di certo, San Francesco al Campo avrebbe potuto scrivere una pagina importante della sua storia sportiva, ma ha scelto di non correre il rischio. La bicicletta resterà un simbolo per la città, ma il sogno della ribalta internazionale è svanito prima ancora di salire in sella. E il dibattito, nel frattempo, non accenna a fermarsi.

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