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Molestata durante un servizio fotografico: la denuncia in Consiglio comunale di una modella

Una giovane modella sfida paura e pregiudizi, trasformando il dolore in un messaggio di speranza

 Dal set fotografico all’incubo: la denuncia di una modella  di Borgaro Torinese

Da Borgaro Torinese arriva una storia di violenza e di paura ma anche di forza e rinascita. Stiamo parlando di un episodio di molestie sessuali avvenuto a Borgaro Torinese nel 2023, giunto  alla sua conclusione giudiziaria solo di recente; un episodio che scuote le coscienze e apre una riflessione profonda sulla violenza di genere e sul ruolo della comunità nel supportare le vittime.

La protagonista di questa vicenda è una giovane modella borgarese, il suo incubo è iniziato durante uno shooting fotografico, lei aveva infatti deciso di ampliare il proprio portfolio fotografico affidandosi a un professionista del settore. Un fotografo conosciuto da tempo, anch’egli borgarese, noto nel panorama musicale per la sua presenza a festival e concerti. Nulla, all'inizio, lasciava presagire il dramma che si sarebbe consumato.

Lo shooting si sarebbe dovuto svolgere nello studio casalingo del fotografo, un luogo che ben presto si è rivelato claustrofobico e inquietante per la ragazza. L'uomo ha approfittato dell'intimità del contesto per avanzare proposte indecenti, poi si è denudato e ha allungato le mani su di lei.

Un'escalation di molestie che ha gettato la modella nel panico. La ragazza è riuscita a mantenere il sangue freddo e fuggire da quell’incubo.

La sua storia però, è anche la storia di un riscatto, di un gesto di coraggio volto a tutelare se stessa e tante altre donne. La ragazza borgarese ha infatti trovato la forza di denunciare il suo aggressore, scegliendo di rompere il silenzio e lanciare un grido potente contro la violenza di genere.

Dopo mesi di indagini e udienze, il caso si è concluso nei primi mesi del 2025 con un patteggiamento: dieci mesi di reclusione per "violenza sessuale lieve", con sospensione della pena.

La giovane donna non si è fermata alla denuncia. Con una lettera aperta, letta durante l’ultimo Consiglio comunale di Borgaro Torinese, svoltosi lunedì 24 febbraio, ha voluto ringraziare la comunità per il sostegno ricevuto e lanciare un messaggio di forza e consapevolezza. Un invito a non tacere, a non permettere che il senso di colpa o la paura del giudizio soffochino la voce delle vittime.

“In questa società - recita la lettera - ci si aspetta ancora che la vittima, in quanto tale taccia, perché proprio per definizione si è impotenti, in balia di ciò che ci accade e si subisce e la più grande difficoltà per una donna vittima di violenza è affrontare la subdola convinzione che se la sia cercata. Passare da vittima a colpevole spinge molte donne al silenzio perché hanno paura di non essere capite, ma soprattutto credute. Noi non dobbiamo sentirci vittime, abbiamo il potere di parlare e fare rumore, e non importa quante persone ci daranno contro o cercheranno di sminuirci, se anche solo una ragazza si sentirà capita, non si sentirà sola, ne l’unica, e si farà avanti , allora avremo vinto noi. Non possiamo decidere cosa ci capiterà nella vita, ma abbiamo il potere di decidere come reagire a ciò che ci accade, e io ho scelto di denunciare. Però io ho avuto la fortuna immensa di avere il supporto della famiglia, degli amici, e ora di questa comunità meravigliosa della quale sono orgogliosa di fare parte, ma non tutte le donne hanno la stessa fortuna ed è per questo che ho scelto di donare il ricavato della mia causa a chi non ha la rete di supporto che ho avuto io. È bene che se ne parli sempre di più, non per “istigare una caccia all’orco” a noi non interessa punire i colpevoli, per quello ci sono i tribunali, quello che è importante è raggiungere più donne possibili che sappiano che non sono sole e che troveranno sempre supporto e sostegno e che devono denunciare sempre, non solo per se stesse ma per le nostre figlie, nipoti, sorelle, amiche, mamme”.

Parole che scuotono, che richiamano alla responsabilità collettiva di credere alle vittime, di non minimizzare, di non farle sentire sole. E a dare concretezza al suo impegno, la donna ha annunciato di voler devolvere il risarcimento ottenuto al centro antiviolenza del territorio, per aiutare chi non ha la fortuna di avere una rete di supporto come la sua.

A sostegno della giovane si è schierata anche l'Amministrazione Comunale di Borgaro Torinese. Durante il Consiglio comunale, l'assessora alle Pari Opportunità, Pina Fabiano, ha espresso parole di solidarietà e riflessione profonda su quanto accaduto.

"É con non poche difficoltà che prendo parola stasera - ha affermato Pina Fabianoè stato davvero difficile mettere in ordine le idee e cercare le parole giuste per parlare della storia di violenza, le cui conclusioni giudiziarie, sono state riportate dai giornali nell’ultima settimana. Al netto delle considerazioni tecniche e giuridiche, che comunque la maggior parte di noi non è in grado di fare, perché non ne abbiamo le competenze, credo sia nostro obbligo morale non tacere su questa storia. Una di quelle storie che sembrano non appartenere alla nostra quotidianità e che sembrano lontanissime dal nostro mondo, ma , appunto sembrano soltanto, perché, se solo prestassimo maggior attenzione a quanto avviene attorno a noi, magari ci renderemmo conto di quanto quelle storie sono la storia della nostra vicina di casa o della signora che ci precede alla cassa del supermercato o della collega che ci siede di fianco tutto il giorno. É la storia che, se ci penso, solo per caso non è stata la mia storia e che mi auguro non diventi mai la storia di mia figlia, perché al solo pensiero non sento più il cuore battere in petto.

É la storia del dolore che si aggiunge al dolore e quello della violenza viene quasi offuscato, forse, dal dolore che provocano gli sguardi e le lacrime di chi ti ama e gli sguardi e le accuse di chi ti giudica. É la storia di donne che trasformano questo dolore in forza e di quelle che non ci riescono e in fondo si convincono che se é successo, probabilmente ‘se la sono davvero cercata’. Nessuna di noi, però, pensa né dovrebbe mai pensare che se la stia andando a cercare quando indossa abiti succinti, quando accetta l’invito a cena di un collega o quando decide di andare a studiare a casa di un compagno di scuola. Ció che cambia il finale di ciascuna di queste storie è il rispetto, l’unica cosa capace di trasformare i maschi che incontriamo in uomini, quel rispetto che abbiamo la responsabilità di insegnare ai nostri figli, nella stessa misura in cui abbiamo la responsabilità di non ignorare o minimizzare la voce delle vittime, perché la violenza non venga perpetrata e amplificata. La mia personale solidarietà e il mio plauso, e mi auguro anche quello di tutta questa assise, vanno alla donna vittima di questo spregevole episodio che ha avuto il coraggio di denunciare, sfidando preconcetti e retropensieri, diventando così un esempio per tutte le altre donne siano esse vittime di violenza o meno.”

Questa storia, così dolorosa da raccontare, lascia comunque una traccia di speranza. Il coraggio della donna di Borgaro Torinese unito al sostegno di un’intera comunità si fa monito per tutte le donne che si trovano in situazioni simili: denunciare è possibile, parlare è un diritto, fornire supporto è un dovere della società.

La scelta della ragazza di non restare in silenzio e di trasformare il dolore in aiuto per altre donne è un atto di forza. E il sostegno ricevuto dalla comunità dimostra che il cambiamento è possibile, che la cultura della violenza può essere contrastata con la solidarietà e la consapevolezza.

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