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20 Febbraio 2025 - 15:37
Un cane al parco
Mentre in Italia si assiste all’ennesimo caso di cronaca in cui un cane, spesso un pitbull non microchippato, è protagonista di un’aggressione, al parco Giovanni Ossola, che collega Settimo Torinese a San Mauro, la situazione sembra fuori controllo. Qui, cani di qualsiasi razza e taglia vengono lasciati liberi, sotto gli occhi - evidentemente bendati - della Polizia Municipale.
I numeri parlano chiaro: 133 aggressioni canine denunciate all’ASL TO4 nel solo 2024. Una media di un caso ogni due giorni. Eppure, in Italia la questione viene trattata con una leggerezza sconcertante. A differenza di molti paesi europei, nel nostro ordinamento non esistono razze di cani riconosciute come pericolose. Tradotto: per la legge italiana, un pitbull è considerato innocuo quanto un barboncino. Il che significa che l’unica norma in grado di tutelare la sicurezza pubblica è l’articolo 2052 del Codice Civile, che impone l’uso del guinzaglio nei luoghi pubblici.
Peccato che questa regola sembri sfuggire ai vigili di Settimo Torinese, che, nonostante i passaggi quotidiani nel parco, ignorano completamente la presenza di decine di cani lasciati liberi. Il tutto mentre esiste un’area apposita dedicata ai cani, che però resta desolatamente vuota.
Ma il problema non riguarda solo il parco Ossola. Basta fare un giro per altri parchi, giardini e perfino cortili condominiali per rendersi conto che questa è la norma. Se poi si prova a segnalare la questione alle autorità, la risposta è sempre la stessa: “Faccia una segnalazione alla Polizia Municipale”. La stessa Polizia Municipale che, quando vede il problema con i propri occhi, sceglie di ignorarlo.
Viene spontaneo chiedersi: che senso ha una legge se nessuno si preoccupa di farla rispettare?
Forse il nodo della questione è che in Italia le aggressioni canine non vengono considerate un pericolo reale. Eppure, possedere un cane mordace è come possedere un’arma: un’arma che può ferire gravemente, se non uccidere. Un’affermazione forte? Forse. Ma non per le tante, troppe vittime di aggressioni canine, che si sono ritrovate con danni fisici e psicologici permanenti. Per non parlare di chi non ha avuto neppure la possibilità di raccontarlo.
Quella che per molti è solo una “leggerezza” si è rivelata fatale per altri. E allora quei 133 casi denunciati nel 2024assumono un peso ancora più inquietante se si considera che rappresentano solo la punta dell’iceberg: non tutte le aggressioni vengono denunciate e questi numeri riguardano un’area circoscritta, non l’intero Paese.
In molti stati europei, le razze di cani mordaci sono soggette a severe restrizioni: in alcuni casi sono vietate, in altri possono essere possedute solo da persone ritenute idonee. In Italia, invece, neppure ci si pone il problema di riconoscere che no, non tutte le razze di cani sono uguali.
Se le istituzioni continuano a ignorare il problema, allora la responsabilità ricade su di noi, cittadini e autorità locali. Ogni volta che vediamo un cane senza guinzaglio in un luogo pubblico, dobbiamo ricordare che stiamo assistendo a un’infrazione. E se le autorità si voltano dall’altra parte, dovremmo essere noi a pretendere che il problema venga affrontato prima che ci scappi il morto.
Perché, se ignoriamo tutto questo, forse siamo parte del problema. E se un giorno dovessimo trovarci noi stessi o i nostri figli vittime di un’aggressione, allora forse capiremo che chiudere gli occhi non è mai stata una soluzione.
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