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Le foibe e il revisionismo di comodo: quando la memoria storica diventa arma della destra neofascista

Strumentalizzare la storia per giustificare il suprematismo è una strategia pericolosa. Le foibe furono il risultato della repressione nazifascista nei Balcani: ricordare tutto, senza omissioni, è l’unico antidoto contro il revisionismo

Le foibe e il revisionismo di comodo: quando la memoria storica diventa arma della destra neofascista

Sabato 8 febbraio la Sala Santa Marta di Ivrea ospiterà un evento organizzato da Cultura Identità Canavese, in collaborazione con l’Unione degli Istriani, dal titolo provocatorio: “La storia non si infoiba!”.

Un tema, quello delle foibe, che inevitabilmente accende dibattiti e divide l’opinione pubblica. L’iniziativa, che vedrà come ospite il giornalista Fausto Biloslavo, punta a offrire un momento di commemorazione e riflessione, ma secondo alcune associazioni eporediesi, rischia di trasformarsi nell’ennesimo tentativo di strumentalizzare la storia a fini politici.

Il titolo dell’evento e i suoi contenuti sono stati fortemente criticati da alcune associazioni del territorio, tra cui Anpi Ivrea e Basso Canavese, il Circolo Rifondazione Comunista Ivrea, Nuovi Equilibri Sociali e Rosse Torri.

In un comunicato congiunto, queste realtà non hanno usato mezzi termini per denunciare quella che considerano una narrazione parziale e pericolosa. «Difficile non immaginare che si sentirà odore di intolleranza e contrapposizione interetnica, il contrario di quel che sarebbe necessario e giusto», scrivono le associazioni, sottolineando come il ricordo delle vittime delle foibe sia spesso accompagnato da simbologie e linguaggi che evocano nostalgie fasciste, piuttosto che favorire una reale comprensione storica.

Il comunicato entra nel merito del contesto storico, che, secondo i firmatari, troppo spesso viene omesso nei dibattiti su questo tema: «Ricordiamo che le foibe furono un prodotto della repressione nazifascista in Slovenia e in Croazia, e che i partigiani italiani e jugoslavi combatterono insieme per liberare territori occupati e brutalmente italianizzati». Le associazioni eporediesi puntano il dito contro quella che definiscono una deriva revisionista: «Perché quando si commemorano le vittime del nazifascismo si parla di pace, mentre le vittime delle foibe sono ricordate con teschi, tricolori estremisti e atteggiamenti guerrafondai?». Una domanda retorica che evidenzia, secondo i critici, il rischio che eventi di questo tipo alimentino tensioni interetniche e narrativi unilaterali.

Non mancano riferimenti alla storia meno raccontata. Vengono ricordate, ad esempio, le violenze perpetrate dal regime fascista contro le popolazioni slovene e croate, la deportazione di migliaia di civili, l’occupazione militare e la repressione culturale. «Studiare è l’unico modo per contrastare il revisionismo storico», ribadiscono le associazioni, con un invito a guardare alla storia nella sua complessità, senza piegarla a scopi propagandistici.

Il titolo stesso dell’evento, “La storia non si infoiba”, è stato giudicato provocatorio, quasi a voler negare il peso di un dibattito storico che meriterebbe invece rigore e rispetto. E tutto questo in una città come Ivrea, medaglia d’argento per la Resistenza, dove il ricordo della lotta al nazifascismo è parte della memoria collettiva. Da una parte, chi difende l’evento sottolinea l’importanza di far luce su una tragedia spesso sottovalutata. Dall’altra, chi teme che dietro a queste iniziative si nascondano tentativi di legittimare narrazioni di stampo neofascista. E così, ancora una volta, la memoria storica diventa terreno di scontro politico.

Insomma, a pochi giorni dall’incontro, Ivrea si trova al centro di una discussione che va ben oltre i confini locali. E il rischio, ancora una volta, è che si parli di tutto, tranne che di storia.

foibe

Riceviamo e pubblichiamo

Le foibe furono un prodotto della repressione nazifascista in Slovenia e in Croazia.Studiare è l’unica difesa utile per arginare qualunque revisionismo storico.

Apprendiamo dell’iniziativa pubblica organizzata da Cultura Identità Canavese per sabato 8 febbraio dal titolo “La storia non si infoiba”.

Difficile non immaginare che si sentirà odore di intolleranza e contrapposizione interetnica, il contrario di quel che sarebbe necessario e giusto.

Sarebbe necessario chiedersi perché, quando si onorano le vittime del nazifascismo si pensa al superamento dei conflitti e alla pace mentre le vittime delle foibe sono onorate con tricolori teschiati, saluti romani e tutto l’armamentario tipico del suprematismo da sempre guerrafondaio. Meglio non si potrebbe fare per far suonare un nuovo campanello d’allarme in Slovenia e in Croazia. Meglio non si potrebbe scegliere per ferire ancora una volta gli sloveni, ma anche quei triestini che vivono quei luoghi.

Riguardo a un tema tanto chiaro quanto purtroppo anche divisivo riteniamo che sarebbe più utile studiarlo a fondo, solo così comprenderemo quanto il metodo storico sconfiggerà qualunque sovranismo, nazionalismo, qualunque tentativo di strumentalizzare le coscienze.

Il ricordo è cosa importante!

Ricordiamo, certo. Ricordiamo che le foibe furono un prodotto della repressione nazifascista in Slovenia e in Croazia.

Ricordiamo che Ante Pavelic, sanguinario dittatore fascista a Zagabria, con la compiacenza sabauda, fece migliaia di morti tra civili e militari che si opponevano al suo terrore.

Ricordiamo la derubricazione delle terre tridentine a zona di operazioni militari del Terzo Reich, sottratta alla fantoccio Repubblica Sociale Italiana di Mussolini e praticamente annesse, nell’ultimo anno di guerra, al Grande Reich Tedesco fondato nel 1942.

Ricordiamo tutte le violenze fasciste contro la popolazione civile italiana friulana, istriana e dalmata.

Ricordiamo che anche lì, per oltre venti anni, il regime omicida di Mussolini perpetrò qualunque tipo di violenta repressione di qualunque opposizione, resa ancora più atroce dalla belva fascista ferita dal 24 luglio 1943, dall’armistizio e dall’avvicinarsi della disfatta.

Ricordiamo che i partigiani italiani e quelli jugoslavi sono morti a centinaia per liberare quella parte di Italia e di Jugoslavia occupate e forzatamente italianizzate, in spregio ad ogni diritto dei popoli che vi vivevano di poter parlare le loro lingue e vivere secondo le loro tradizioni.

Ricordiamo, sì. Anzi, ricordate. Ma ricordate tutto. Non solo quello che serve alle destre neofasciste per lanciarsi poi nel tentativo di fare della Resistenza un insieme di massacri e di criminali.

Criminali e massacratori erano i fascisti che hanno ridotto l’Italia ad un immenso cimitero.

Studiare è l’unica difesa utile per arginare qualunque revisionismo storico.

Circolo Rifondazione Comunista Ivrea
Anpi Ivrea e Basso Canavese
Ass. Nuovi Equilibri Sociali
Ass. Rosse Torri

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