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Strage di alberi alla Clinica Eporediese: abbattuti più di 20 platani senza preavviso

I residenti sotto shock per la distruzione del bosco tra via Aosta e la Clinica Eporediese. "Era un polmone verde, ma non ci hanno ascoltati." Motoseghe in azione, nessuna pietà: "Questioni di sicurezza..."

Platani abbattuti

Platani abbattuti

C’era una volta un bosco rigoglioso tra via Aosta, la curva del culotto, fin dentro la Clinica Eporediese (Policlinico di Monza). Un’oasi verde che, fino a ieri, regalava ossigeno e bellezza, ospitando una gran varietà di animali selvatici: cervi, volpi, scoiattoli. Un piccolo angolo di natura che, oggi, non esiste più.

Sono arrivate le motoseghe e hanno spianato tutto. In poche ore un massacro. Nessuna pietà, nessuna esitazione. Più di 20 platani maestosi, con diametri di 80 centimetri, alti fino a 40 metri, alcuni dei quali con più di cinquant’anni di vita, sono stati letteralmente abbattuti. Silenziosamente. Senza preavviso.

Platani abbattuti

I residenti della zona hanno assistito attoniti a quello che, ai loro occhi, è sembrato un vero e proprio scempio ambientale. Con le lacrime agli occhi, hanno visto il verde sparire, ascoltando il cupo schianto degli alberi che cadevano uno dopo l’altro.

“Abbiamo provato a dire che questo è un polmone verde, che qui d’estate la gente viene a passeggiare, a prendere un po’ di fresco… Ma non ci hanno ascoltati", raccontano alcuni cittadini.

Quando hanno capito che l’abbattimento non si sarebbe fermato, hanno provato l’ultima carta: rivolgersi alla proprietà, nel tentativo disperato di far valere le loro ragioni. Ma nulla. Porta chiusa. Decisione irrevocabile.

“Questioni di sicurezza…”. Una spiegazione generica, fredda, impersonale. Un copione già visto.

Si sono anche rivolti alla Guardia Forestale, sperando che qualcuno potesse fermare quello che ai loro occhi era un disastro annunciato. Anche lì, la stessa risposta: "È proprietà privata. Se stanno abbattendo gli alberi, significa che hanno i permessi. Avranno un agronomo che ha dato l’ok..."

Insomma, gli alberi non ci sono più, resta l’amarezza.

"Qualche tempo fa un paio di alberi sono caduti. Ma le piante, come le persone, hanno momenti di debolezza. Però questi platani non avevano nulla! Erano solo enormi e, concettualmente, in caso di caduta avrebbero potuto invadere la strada…" raccontano i cittadini.

Oggi il bosco è solo un ricordo. Questa mattina, quando in piedi ne erano rimasti solo tre, alcuni residenti hanno supplicato di lasciarne almeno uno. Un ultimo superstite. Un simbolo.

La risposta è stata lapidaria: "No. Uno solo non fa massa critica. Casca."

E così, la motosega ha fatto il suo dovere fino in fondo.

Ora resta un’area spoglia, desolata, dove fino a pochi giorni fa si sentivano fruscii di foglie e canti di uccelli. Al loro posto, il suono del vento che scivola sul nulla.

Insomma, il solito copione: prima la sicurezza, poi il profitto. E il verde? Tagliato via senza troppe domande. Senza troppi scrupoli.

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