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Caos cava in Canavese: il Comune travolto dal traffico pesante

L'amministrazione comunale all'oscuro del progetto: il sindaco cade dalle nuvole

Caos cava in Canavese: il Comune travolto dal traffico pesante

Caos cava in Canavese: il Comune travolto dal traffico pesante

È stato un incontro teso ed assai interessante quello tenutosi la sera di lunedì 3 febbraio a Cuorgnè sul tema della cava di Campore, che la Scavi-Ter di Rivarolo intende riaprire. Ed ha riservato ai presenti una sorpresa clamorosa.
La notizia della possibile riapertura, diffusasi nelle ultime settimane, aveva suscitato allarme a Cuorgnè fra gli abitanti di Campore e a Pont fra i residenti della Borgata Doblazio, situata sull’altra sponda dell’Orco e che la cava ce l’ha di fronte. Non si erano invece preoccupati – a quanto pare – coloro che vivono sulla collina cuorgnatese, nota genericamente come i Ronchi ma composta in realtà da numerose borgate e borgatelle. Meno ancora ci si era allarmati ad Alpette, comune situato a mille metri di altezza sopra il territorio di Pont. Si è scoperto nel corso della serata che sarebbero anch’essi fortemente penalizzati.

Ci vuole uno sforzo di fantasia per capire cosa possa centrare Alpette con una cava ubicata 600 metri più in basso e nient’affatto in asse con i propri nuclei abitati, ma la spiegazione c’è ed è stata la vera novità della serata. Bisogna anche dire che la notizia non ha suscitato le reazioni che ci si sarebbe potuti immaginare perché i presenti – presumibilmente quasi tutti provenienti da Campore – si sono occupati solo di ciò che li riguardava direttamente.

Incontro sulla cava di Campore

Come fanno i Ronchi ed Alpette ad essere coinvolti? La spiegazione sta nel fatto che la Provinciale per Alpette (che serve anche i Ronchi) parte dalla periferia di Cuorgnè e si sviluppa per una parte consistente del percorso in territorio cuorgnatese. È su questa strada che dovrebbero passare i mezzi pesanti carichi di pietrame.

Perché e come si vorrebbe far transitare lungo la strada di Alpette il pietrame estratto a Campore? È la soluzione partorita dalle menti dell’impresa per superare insieme l’ostilità dei locali e le difficoltà pratiche… spostando il problema da un’altra parte.

Oltre alle criticità derivanti dall’attività estrattiva, più o meno simili in ogni ambiente, nel caso specifico di Campore una delle difficoltà più serie era ed è rappresentata dal trasporto del materiale estratto. Quando, una quindicina di anni fa, la Scavi-Ter (che aveva acquisito la vecchia cava dismessa) aveva chiesto di riaprirla, era apparso chiaro che dalla strada Campore - Cuorgnè i camion colmi di pietrame non sarebbero potuti passare: non solo per l’opposizione degli abitanti e dell’amministrazione comunale di allora ma per difficoltà oggettive.

L’impresa aveva cercato un percorso alternativo: attraversare l’Orco su un guado, approdare in territorio di Pont e raggiungere la ex-statale 460 prima attraverso una viabilità secondaria e poi lungo Via Roma, coinvolgendo in pieno la borgata Doblazio. Un’idea ardita, subito sposata dall’amministrazione pontese ma rivelatasi anch’essa impraticabile.

Quand’è giunta notizia che la richiesta di apertura era stata ripresentata, con la precisazione che la viabilità di Campore non sarebbe stata coinvolta, la cosa più semplice era pensare ad una riproposizione dell’ipotesi-guado.

Errore! La proposta è un’altra, ancora più fantasiosa della precedente e - almeno all’apparenza - alquanto ardimentosa: raggiungere il sito di estrazione dall’alto, utilizzando una pista preesistente e facendo quindi arrivare e ripartire gli autocarri dalla Provinciale che scende da Alpette.

Forse è solo ignoranza di profani, ma sarebbe una soluzione sensata e di impatto accettabile far transitare i camion carichi di pietre, più e più volte al giorno, su una via di comunicazione come quella? I rappresentanti dell’azienda sostengono che, trattandosi di una Provinciale, risponde a determinati requisiti e non si può che prenderne atto.

Non sempre, tuttavia, ciò che è possibile a norma di legge è poi sostenibile nelle singole realtà concrete. Per essere una strada di montagna, quella di Alpette è una bella strada ma sempre di montagna rimane, con dislivelli non indifferenti ed una serie di curve impegnative, soprattutto nel tratto più a valle, quello che verrebbe percorso dai mezzi della Scavi-Ter.

Come non di rado in situazioni che coinvolgono più comuni, l’iter è stato avviato senza che gli alpettesi ne sapessero nulla. Quando il giorno successivo all’incontro di Cuorgnè, ovvero martedì 4 febbraio, abbiamo chiesto al sindaco Pio Graziano Goglio cosa pensasse della questione, è caduto dalle nuvole: non aveva idea di cosa si trattasse!

Per scrupolo di correttezza ha anche precisato: “Magari è colpa nostra: potrebbe essere arrivata qualche comunicazione alla quale non abbiamo fatto caso”. Quel che è certo è che non era al corrente della riunione tenutasi la sera precedente né della Conferenza dei Servizi svoltasi in mattinata.

Da punto di vista meramente formale non c’è da stupirsi: nel processo decisionale il Comune di Alpette non è coinvolto in nessun modo. Non è sul suo territorio che sorge la cava; non è sul suo territorio la pista che dovrebbe servire per il trasporto del materiale; non ha affacci sulla cava che pregiudicherebbero la qualità del suo paesaggio.

Peccato però che la Provinciale N. 44 sia l’unica strada che collega il paese con il fondovalle e la pianura (salvo effettuare il giro da Sparone…) e che sarebbero quindi i suoi cittadini a fare le spese dell’incremento del traffico pesante.

Il pubblico intervenuto

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