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02 Febbraio 2025 - 18:48
Cadigia Perini
L'appello arriva forte e chiaro dai partecipanti al Presidio per la Pace di Ivrea, che da quasi tre anni si ritrovano ogni sabato davanti al Municipio per manifestare contro le politiche militariste e chiedere una soluzione diplomatica ai conflitti internazionali. L'ultimo atto di questa mobilitazione è una lettera aperta inviata ai gruppi consiliari del Comune di Ivrea e, per conoscenza, al sindaco Matteo Chiantore, in cui si denuncia la decisione del Parlamento italiano di prorogare fino al 31 dicembre 2025 l’invio di armamenti all’Ucraina. Una scelta, sostengono gli attivisti, che dimostra come il nostro Paese abbia ormai abbandonato ogni tentativo di mediazione diplomatica per appiattirsi su una strategia bellicista che non porta ad altro che a un'escalation della guerra.
La lettera esprime tutta l'indignazione dei firmatari per un provvedimento che ha trovato il sostegno non solo della maggioranza di governo, ma anche del Partito Democratico, che con il suo voto ha ufficialmente sancito l’allineamento alle politiche della destra su questo tema. “Il governo italiano ha scelto di proseguire sulla strada della guerra, adottando una linea dura e militarista perfettamente in sintonia con la NATO”, si legge nel documento, “ma ciò che più sconcerta è l'appoggio del PD a questa scelta, senza alcun tentativo di proporre una via diplomatica alternativa”.
I membri del Presidio ricordano come nel presidio dell’11 gennaio sia stata condivisa e sostenuta una petizione rivolta ai parlamentari affinché non approvassero il decreto. Questo appello, promosso da esponenti della cultura, della società civile e del movimento pacifista, ha raccolto oltre 4.300 firme e il sostegno di 101 associazioni e organizzazioni sociali, ma è rimasto inascoltato. Nel testo della petizione si richiamava l’Italia e l’Europa a un cambio di rotta, evidenziando i rischi di una strategia che “si è rivelata tanto sanguinosa quanto fallimentare”. L’invio di armi, sostengono gli attivisti, non sta portando a una soluzione del conflitto, ma sta anzi trascinando l’Europa “passo dopo passo, come accadde oltre un secolo fa per la Prima guerra mondiale, verso lo sbocco della guerra totale”.
Il documento denuncia inoltre che la maggioranza dell’opinione pubblica italiana è contraria alla prosecuzione delle forniture militari, non solo per ragioni etiche, ma anche per una questione economica. “Questo tributo di morte viene pagato con i fondi sottratti alla sanità pubblica, all'istruzione e al welfare”, scrivono i promotori dell’iniziativa, evidenziando come le risorse destinate alla guerra vengano sottratte ai servizi essenziali per i cittadini. La guerra in Ucraina, affermano, “è diventata la vittima sacrificale dell'oltranzismo bellicista. Un oltranzismo insensato a cui si stanno sottraendo gli stessi soldati ucraini, che disertano in massa e si rifiutano di arruolarsi”.
Ora il Presidio per la Pace chiede ai gruppi consiliari del Comune di Ivrea di prendere una posizione chiara su questo tema. Nella lettera si chiede espressamente che i rappresentanti locali si facciano portavoce di questa istanza presso i vertici dei loro partiti, chiedendo un cambio di politica estera che metta finalmente al centro la diplomazia, e non la forza delle armi. “Se davvero si vuole costruire la pace in Europa e nel Mondo, occorre abbandonare la logica dello scontro e investire in strumenti di mediazione, non in arsenali sempre più potenti”, sottolineano gli attivisti, che ribadiscono il loro impegno nel continuare la mobilitazione fino a quando non verranno intrapresi passi concreti verso una soluzione pacifica del conflitto.
La lettera, più che un appello, suona come una sfida diretta alla politica locale. Il Consiglio Comunale di Ivrea avrà il coraggio di affrontare la questione o, come spesso accade, la pace resterà un tema relegato alle piazze e alle manifestazioni, ignorato dalle istituzioni? I cittadini pacifisti, che da anni presidiano le strade della città con il loro messaggio di nonviolenza, attendono una risposta.
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