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30 Gennaio 2025 - 00:14
Il cicloposteggio della stazione
Aggiornamento: La serratura adesso funziona. E' stata ripristinata giovedì 30 gennaio, dopo questi articoli usciti nei giorni precedenti.
Di seguito, i testi pubblicati.
"Rimuovete tempestivamente le biciclette: lunedì 27 gennaio 2025 verrà ripristinata la chiusura del cicloposteggio".
"Tempestivamente", però, è rimasto un avverbio su un cartello con tanto di stemma del Comune di Settimo Torinese, luogo in cui si vive in differita, come le partite mandate in onda la domenica pomeriggio sulla Rai negli anni Ottanta. Lunedì 27 gennaio, infatti, non è successo niente.
E nemmeno martedì 28. E nemmeno mercoledì 29 gennaio. Nel frattempo, qualche cittadino apprensivo ha anche appeso dei cartelli interni per avvisare del campo minato: "State attenti a dove mettete i piedi. Ci sono escrementi per terra".
Cosa non si deve fare per salvaguardare la suola delle scarpe in questa città sostenibile. Ma poi, saranno escrementi di cani o altro? Perché il cicloposteggio è aperto da mesi, dalla scorsa estate. E con il calar del sole, nella notte, tutto può accadere.
Martedì 21 gennaio, il settimanale "La Voce", ha pubblicato un articolo intitolato "Cicloposteggio aperto che diventa un orinatoio". Di seguito, il testo integrale:
Un cicloposteggio che rimane sempre aperto e senza manutenzione non può che diventare un ricettacolo di rifiuti. Non solo: ultimamente, al suo interno, vengono ritrovati anche degli escrementi e l’odore è quello tipico di certi orinatoi.
Per una città come quella di Settimo Torinese, che insegue i parametri per diventare più sostenibile, il cicloposteggio di piazza Pagliero è una macchia. Collocato all’ingresso della stazione ferroviaria, la gabbia appare trascurata, sporca e maleodorante.
Eppure, le premesse erano brillanti: l’idea di rendere la struttura accessibile attraverso una serratura elettronica che scatta alla lettura di una tessera sanitaria abilitata era una soluzione perfetta. In principio, i ciclisti dovevano munirsi di una tessera magnetica da ritirare in Comune ma poi si è preferito fare un’ulteriore selezione, per favorire gli utenti che ne avessero avuto veramente bisogno.
Quaranta posti a disposizione, con una lista d’attesa di 20. E dopo 30 giorni consecutivi di mancato utilizzo del cicloposteggio, l’abilitazione della tessera decadeva. Regole ferree riportate in un cartello appeso all’interno. Perciò, dopo aver compilato moduli per accedere al servizio, fornendo copie di documenti di identità e cedolini di abbonamenti ferroviari attivi per dimostrare di avere i requisiti per accedere a quel servizio, gli utenti sono rimasti beffati.
I buoni propositi, insieme al regolamento, son finiti sotto le foglie secche insieme agli escrementi.
Il meccanismo della serratura si è guastato da solo ed è in attesa di essere riparato da sei mesi, la porta viene tenuta aperta con un filo di ferro arrugginito e quella che un tempo era stata progettata come una gabbia sicura e comoda per parcheggiare le biciclette è ormai diventata simbolo di incuria e abbandono.
Cartacce, rifiuti, foglie secche, liane che crescono sul tetto e l’odore pungente di urina accolgono i pochi e delusi ciclisti che ancora utilizzano la rimessa. Ma c’è di più: il degrado di questo cicloposteggio non è soltanto un problema estetico o igienico, ma è anche un segnale dell’assenza di manutenzione e di cura per gli spazi pubblici.
Un’infrastruttura che avrebbe dovuto promuovere la mobilità sostenibile è diventata invece un pessimo biglietto da visita per Settimo Torinese. In piazza Schiapparelli, invece, è stato montato un altro cicloposteggio nuovo di zecca: appare robusto e facile da ispezionare e pulire. Ma è chiuso da mesi, inutilizzato. Poveri ciclisti.
Ma perché appendere un cartello con una data quando non c'è la certezza di concludere la riparazione?
Eccesso di cautela?
Possibile che possano esserci ciclisti così fiduciosi o distratti da lasciare la propria bicicletta incustodita tutto il week-end, lunedì, martedì e mercoledì compresi, in un cicloposteggio sempre aperto e insozzato?
Ognuno, in cuor suo, avrà una risposta: quella del buon senso che sarà sicuramente sbeffeggiata da qualche tecnicismo in burocratese. Per chiedere scusa alla cittadinanza, "tempestivamente", ci vuole il coraggio di assumersi delle responsabilità.
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