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Torino torna "capitale dell'eversione di piazza": l'allarme del procuratore Lucia Musti

Dagli anni di piombo ai cortei violenti: il pg accusa la galassia anarco-insurrezionalista e punta il dito contro il centro sociale Askatasuna. Polemiche sulle parole dei magistrati e la richiesta di sgombero da parte di Fratelli d'Italia

Lucia Musti

Lucia Musti

"Io penso a quel minorenne che, in una manifestazione, ha fatto il segno delle 3 dita per simboleggiare la P38. Era il gesto del 1977, degli anni di piombo, della 'notte della Repubblica'. E lui non lo sa". Sembra quasi addolorata Lucia Musti, procuratore generale del Piemonte, quando parla di ragazzini "reclutati e istruiti" dai veterani della galassia anarco-antagonista per essere mandati allo sbaraglio nei cortei.

A giudizio del magistrato Torino è tornata capitale, ma questa volta dell'"eversione di piazza". L'intervento del pg all'inaugurazione dell'anno giudiziario del capoluogo piemontese è stato in gran parte dedicato, come da consuetudine, all'andamento della criminalità: c'è la 'ndrangheta, favorita dalla complicità di quei cittadini piemontesi che vi fanno affari sul principio che "pecunia non olet", e dalla delinquenza giovanile, che "non è meno grave di quella del Meridione".

Ma l'accento, nel senso di "elemento maggiormente connotante il distretto del Piemonte e della Valle d'Aosta", è caduto sull'attivismo della "galassia dei centri sociali e degli anarco-insurrezionalisti". Gente che con il passare del tempo è diventata capace di infiltrarsi e trovare condivisioni "nei movimenti sani di cittadini, come i No Tav, che vorrebbero esprimere pacificamente il loro pensiero". Cortei in cui "si assaltano le caserme, la prefettura, le sedi della Rai e dell'Università", manifestazioni di "odio, violenza, devastazione dei beni della collettività", bandiere bruciate, iniziative "tese a demonizzare Israele", poliziotti che "tornano a casa con in tasca un referto per lesioni".

Prima della Musti, nell'aula magna del palazzo di giustizia, l'inviato del Csm alla cerimonia, Enrico Aimi, membro laico del consiglio e già senatore di Forza Italia, aveva invocato "determinazione" per scongiurare "il rischio di ricadere negli anni di piombo". E aveva applaudito alla decisione della Presidenza del consiglio e dei ministri di interno e difesa di chiedere 6,8 milioni di risarcimento agli imputati del maxi processo Askatasuna, in corso a Torino proprio in queste settimane.

Musti, richiamando le tesi della Digos e della procura, ha detto che i militanti del centro sociale "hanno conquistato l'egemonia a livello nazionale del circuito dell'autonomia", "hanno strutturato una progettualità volta a innalzare la conflittualità contro le istituzioni", "hanno assunto la regia della mobilitazione violenta contro il Tav in Valle Susa". Parole che negli ambienti degli avvocati difensori non sono state apprezzate: "Creano un clima poco adatto per i giudici che stanno per emettere la sentenza". Ma che sono state accolte con entusiasmo da Fratelli d'Italia.

La deputata Augusta Montaruli attacca il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, e il suo progetto di legalizzare Askatasuna: "Se non vuole ascoltare noi, ascolti il procuratore e sgomberi il centro sociale".

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