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25 Gennaio 2025 - 23:58
Questa mattina, al Parco del Meisino di Torino, si è svolta una manifestazione che ha visto la partecipazione di oltre duecento persone tra cittadini, attivisti e associazioni ambientaliste. La protesta, organizzata dal comitato Salviamo il Meisino, aveva un obiettivo preciso: fermare il progetto della cosiddetta Cittadella dello Sport. Con slogan incisivi come “Giù le mani dal Meisino” e “La natura non si vende”, i manifestanti hanno ribadito la loro ferma opposizione al piano che prevede la costruzione di impianti sportivi in una delle aree naturali più preziose della città.
Il progetto in questione, finanziato con 11,5 milioni di euro provenienti dal PNRR, mira a trasformare il parco in un centro sportivo polifunzionale. Sono previste strutture per ciclocross, skiroll, arrampicata sportiva e biathlon, oltre alla riqualificazione dell’ex galoppatoio militare, dove sorgeranno spogliatoi, punti ristoro e spazi per incontri. Secondo l’amministrazione comunale, l’intervento rappresenta una grande opportunità per recuperare un’area abbandonata e favorire l’inclusione sociale attraverso lo sport.
Gli oppositori, però, non la pensano così. Secondo i membri del comitato Salviamo il Meisino, il progetto avrebbe un impatto devastante sull’ecosistema del parco. Il Parco del Meisino, infatti, non è solo una delle aree verdi più amate dai torinesi, ma anche un luogo di enorme valore ecologico. La riserva ospita l’unica garzaia urbana di aironi cenerini in Italia, oltre a numerose specie protette di flora e fauna. I manifestanti temono che l’aumento dell’afflusso di persone e i lavori di costruzione possano alterare irreparabilmente l’equilibrio ambientale della zona. “Stanno distruggendo un santuario della biodiversità per inseguire un progetto che nessuno ha chiesto”, ha dichiarato un partecipante alla protesta.
La manifestazione odierna non è stata un caso isolato. Già da mesi, il comitato Salviamo il Meisino organizza iniziative di sensibilizzazione e protesta per bloccare il progetto. Tra queste, una raccolta firme che ha raccolto migliaia di adesioni e un ricorso al tribunale amministrativo per richiedere una valutazione dell’impatto ambientale. Secondo i promotori delle proteste, il Comune avrebbe approvato il progetto senza un adeguato coinvolgimento della cittadinanza e senza considerare le conseguenze ambientali a lungo termine.
Dal canto suo, l’amministrazione comunale difende il piano, sostenendo che il progetto è stato pensato per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente e migliorare la fruizione del parco. Tuttavia, molti manifestanti non credono a queste rassicurazioni. “Dicono che tuteleranno la natura, ma sappiamo bene come finiscono queste storie. Si parte con uno spogliatoio e si arriva a un mega centro commerciale”, ha commentato un cittadino presente alla manifestazione. Per alcuni, il progetto rappresenta solo il primo passo verso una graduale privatizzazione dell’area, con il rischio che il parco diventi inaccessibile ai residenti.
La manifestazione di oggi si è svolta pacificamente, con i partecipanti che hanno marciato dal Ponte Sassi fino all’ex galoppatoio. Qui, tra interventi e letture di documenti ufficiali, gli organizzatori hanno ribadito la loro volontà di proseguire nella lotta. “Non ci fermeremo finché non sarà chiaro che il Meisino non si tocca”, hanno dichiarato dal palco.
La vicenda, intanto, continua a dividere l’opinione pubblica. Se da un lato c’è chi vede nella Cittadella dello Sportun’occasione di sviluppo per Torino, dall’altro ci sono i difensori dell’ambiente, che considerano il progetto un attacco al patrimonio naturale della città. Il futuro del Parco del Meisino rimane incerto, ma una cosa è certa: la battaglia tra istituzioni e cittadini è tutt’altro che conclusa.
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