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25 Gennaio 2025 - 09:27
Addio, Totò: la pizzeria di Caselle Torinese costretta a cambiare nome
Nel cuore di Caselle Torinese, da molti anni è presente e molto frequentato il locale di Roberto Sciarrillo, stiamo parlando della pizzeria che, sino a pochi mesi fa, portava il nome di "Totò e Peppino".
Un locale che con il tempo era diventato un vibrante e vivace tributo a uno dei più grandi comici italiani: Totò appunto. Ma ora, con il cuore pieno di amarezza, Roberto Sciarrillo ha deciso di cambiare il nome del locale, cancellando al suo interno ogni traccia del piccolo museo che aveva dedicato al grande “Principe della risata”. È stata una battaglia legale con la famiglia De Curtis, eredi di Totò, che ha portato ad una tale e triste conclusione.
Da alcuni anni, infatti, la famiglia De Curtis ha deciso di tutelare rigorosamente il nome di Totò vietandone l'uso a fini commerciali.
Questa scelta ha portato a un vero e proprio terremoto nel mondo della ristorazione, costringendo numerosi locali a rinunciare a un nome che era diventato sinonimo di allegria e convivialità. Da insegne a menù, passando per siti web e confezioni d'asporto, ogni riferimento a Totò è ora bandito.
Il locale di Caselle che per anni rese omaggio a Totò
Roberto Sciarrillo di Caselle Torinese è stato fra i primi ad avere controversie legali con la famiglia De Curtis.
La storia di Roberto è quella di un uomo animato da una grande passione per la storia del cinema italiano, e soprattutto per l’iconica figura di Totò.
“Io sono cresciuto con i film di Totò – racconta – quando ero uno studente la mia professoressa di italiano aveva fatto imparare a noi alunni “A Livella” a memoria. Io sono fiero di avere nella mente questo patrimonio. Così avevo scritto tutta la poesia sul muro del corridoio del locale e ogni volta che qualcuno mi faceva domande a riguardo io la mimavo e recitavo. Ero così fiero di tramandare questa ricchezza culturale ai piccoli clienti del mio locale”.
Ora quella poesia, scritta grande sul muro, non c’è più. E’ stata cancellata con rabbia e dolore e nel cuore di Roberto e dei tanti avventori del locale rimane l’amarezza.
Negli anni il tributo che Roberto aveva fatto a Totò era stato amato e apprezzato così che ogni angolo del locale si era arricchito di particolari, dalle pareti adornate con iconiche locandine cinematografiche ai piatti del menu, sino al dipinto di “miseria e nobiltà” di oltre 4 metri appesi al muro.
Tuttavia, la gioia di questo omaggio è finita quando Roberto ricevette un ordine di cessazione e desistenza dalla famiglia De Curtis, che sosteneva che l'uso del nome di Totò non era autorizzato e violava i loro diritti di proprietà intellettuale.
Nonostante le sfide legali, Sciarrillo si rifiutò di arrendersi. Armato di un autografo della figlia di Totò, Liliana De Curtis, ha combattuto in tribunale.
“Dopo che la sentenza ci ha dato ragione e abbiamo saputo di aver vinto la causa – spiega Sciarrillo - insieme al mio avvocato, abbiamo comunque deciso di togliere il nome, ormai il sassolino ce lo siamo tolto. Sappiamo di avere la ragione dalla nostra parte. Ma sappiamo anche che la famiglia non ci avrebbe dato vita facile, e io devo lavorare non posso dedicare le mie giornate alle questioni legali. Così ho deciso di togliere comunque tutto”.
La vittoria della causa era avvenuta grazie alla storia dell’autografo: “mio fratello è un parrucchiere della RAI – prosegue - conobbe Liliana De Curtis ad un memorial e con entusiasmo le raccontò del mio locale. Lei ne fu felicissima e gli fece un autografo con su scritto “al ristorante Totò e Peppino con affetto Liliana De Curtis” quindi c’era il benestare di Liliana e per me sapere che la figlia era felice che il mio locale portasse il nome di suo padre ora è una fonte di amarezza ancora più grande”.
Vinta quella battaglia per Sciarrillo ne sarebbero iniziate altre, così come è stato per molti altri locali italiani, costretti a cancellare il nome di Totò da insegne e menù.
Il locale "Don Peppino" di Caselle
“Ho deciso che queste persone non meritavano il mio tempo – prosegue - volevo porre fine alle cause e a questa storia. Non sono degni che il mio locale abbia il nome del nonno, Totò per me è un mito, la figlia aveva tutta la mia stima e l’affetto, ma i nipoti non se lo meritano”.
Inoltre, Sciarrillo parla delle ripercussioni culturali di questa decisione: “Con questa scelta, si rischia di far svanire un pezzo importante della nostra cultura. Io, invece, cercavo di tramandare l’eredità di Totò, raccontando le sue storie ai bambini ogni sera”.
Il costo emotivo di tale scelta è stato immenso per Sciarrillo. Descrive la rimozione dei cimeli e il cambio di nome della pizzeria come un'esperienza "straziante". Le pareti che un tempo risuonavano delle risate di Totò ora sembrano vuote e prive dello spirito che aveva reso il luogo così speciale.
La vicenda ha suscitato un'ondata di solidarietà a livello nazionale: “Ho un amico ristoratore che aveva addirittura un tatuaggio di Totò sul petto. Immaginate il suo sconforto nel ricevere la notizia della denuncia. Totò fa parte della nostra identità, della nostra cultura”, conclude Sciarrillo.
Moltissimi locali in tutta Italia hanno affrontato sfide simili nell'utilizzo dei nomi di celebrità italiane famose, come quella di Totò appunto. Il caso solleva importanti interrogativi sull'equilibrio tra la protezione dei diritti di proprietà intellettuale e la conservazione del patrimonio culturale.
Ora il locale di Sciarrillo ha per nome “Don Peppino” e se le immagini di Totò sono svanite dal locale, ne è rimasta la memoria oltre all’immenso affetto dei clienti che tutt’ora inondano il proprietario di messaggi e di parole di solidarietà.
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