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Sessant’anni di carità in fumo: chiude la Confraternita di San Vincenzo de’ Paoli

Mancanza di volontari e risorse: la storica organizzazione abbassa le serrande. Resta il vuoto per una città che perde un simbolo di solidarietà

Sessant’anni di carità in fumo: chiude la Confraternita di San Vincenzo de’ Paoli

Silenziosamente, come ha sempre lavorato negli ultimi 60 anni, la Confraternita di San Vincenzo de’ Paoli di Ciriè abbassa per sempre le sue serrande. Nata nel 1962 dall’entusiasmo di un gruppo di giovani delle parrocchie di San Giovanni e San Martino, questa realtà caritativa è stata per decenni una luce nelle vite di chi si trovava in difficoltà, offrendo aiuto materiale, ascolto e un supporto umano che oggi sembra sempre più raro.

Negli anni, i volontari della Confraternita non hanno mai fatto rumore.

Entravano nelle case con discrezione, portando un pacco alimentare, pagando una bolletta, ascoltando i problemi di chi non sapeva a chi rivolgersi. Eppure, dietro quell’apparente semplicità, c’era un’organizzazione precisa e un lavoro instancabile. Nel piccolo locale di via Lanzo 14, condiviso con la Caritas, e nel centro di ascolto allestito nel cortile della chiesa di San Giuseppe, ogni richiesta veniva registrata, analizzata e incrociata con i Servizi Sociali per trovare una soluzione.

I bisogni erano spesso drammatici, dalle bollette arretrate agli sfratti imminenti, fino a richieste di aiuto nella ricerca di un lavoro o nell’acquisto di beni di prima necessità.

Confraternita

La pandemia di Covid-19, però, ha segnato un punto di rottura. Per un’organizzazione che ha sempre basato la sua forza sul contatto diretto, sul rapporto umano, il distanziamento sociale è stato un colpo durissimo. Non bastavano più la dedizione e l’impegno dei pochi volontari rimasti: le restrizioni hanno reso quasi impossibile svolgere quel lavoro di vicinanza che era il cuore pulsante della Confraternita. Nel 2021, il direttivo guidato da Anna Bondani aveva lanciato un disperato appello: i volontari erano rimasti solo sette, e nessuno sembrava disposto a raccogliere il testimone. Due anni dopo, quella che era stata una delle colonne portanti del tessuto sociale di Ciriè si è spenta, lasciando un vuoto difficile da colmare.

Dietro questa chiusura ci sono decenni di storie, di vite intrecciate, di mani tese. La Confraternita era nata per rispondere a bisogni concreti in un’epoca in cui le reti assistenziali erano ancora fragili. Non esisteva la Caritas parrocchiale, e il volontariato vincenziano era una delle poche risposte per chi viveva in condizioni di disagio. Col tempo, l’organizzazione si è adattata, collaborando con enti come Banco Alimentare, Banco Farmaceutico e Banco Sanitario per distribuire risorse a chi ne aveva bisogno. Tra le sue iniziative spiccano il Banco di Beneficenza solidale, attivo fino agli anni ’80, il Centro Telefonico di Ascolto e campagne come “Adottiamo una famiglia in difficoltà”. Ogni progetto era pensato per rispondere alle esigenze reali delle persone, con un approccio tanto pratico quanto rispettoso della dignità umana.

Lo storico presidente Marco Bétemps, in un’intervista del 2018, aveva definito il senso profondo del volontariato vincenziano: «La nostra è una missione: aiutare i più disagiati moralmente e materialmente con carità cristiana». Era un impegno che andava oltre il semplice aiuto materiale, toccando corde più profonde, come il bisogno di sentirsi visti, ascoltati, considerati. Quella “missione” oggi sembra essersi interrotta, lasciando non solo un vuoto tangibile, ma anche una riflessione amara sul nostro tempo.

La chiusura della Confraternita non è solo una perdita per Ciriè. È uno specchio del nostro tempo, in cui la fatica del coinvolgimento personale e la paura di “immischiarsi” sembrano prevalere. Eppure, proprio in un momento storico così complesso, il lavoro di associazioni come questa appare più che mai necessario. La solitudine e il disagio economico, accentuati dalla crisi pandemica, richiederebbero una risposta collettiva e organizzata.

Ci si interroga su cosa ne sarà ora delle tante persone che trovavano in via Lanzo 14 un porto sicuro. Certo, altre realtà assistenziali continuano a operare, ma il vuoto lasciato da questa Confraternita è difficile da colmare.

Non era solo un’organizzazione: era una famiglia, un simbolo di solidarietà che agiva senza clamore, con umiltà e dedizione. Per decenni, la Confraternita è stata la dimostrazione che anche in una piccola città è possibile costruire qualcosa di grande. Ma, come ogni costruzione, aveva bisogno di fondamenta solide e nuove energie per restare in piedi.

Insomma, mentre a Ciriè si chiude una pagina importante della sua storia, resta aperta una domanda: chi raccoglierà il testimone lasciato da questi volontari?

Chi avrà il coraggio di ridare speranza a chi si sente invisibile? La speranza, forse, è che l’eredità morale della Confraternita possa ispirare nuove mani, nuove voci, nuove strade per una solidarietà che, oggi più che mai, non può essere abbandonata. Questa chiusura non dovrebbe essere vista solo come un capitolo che si chiude, ma come un appello: il bisogno di solidarietà non si ferma, e il testimone è ancora lì, pronto per essere raccolto da chiunque voglia accettare la sfida.

Cos'è la Confraternita di San Vincenzo de’ Paoli

La Confraternita di San Vincenzo de’ Paoli è un’organizzazione cattolica laica nata a Parigi nel 1833 grazie all’iniziativa di Frédéric Ozanam e di un gruppo di giovani studenti universitari. L’ispirazione arriva direttamente dall’opera di San Vincenzo de’ Paoli, figura emblematica di dedizione ai poveri e ai bisognosi. La missione della confraternita si fonda sull’assistenza ai meno fortunati, non solo attraverso aiuti materiali come cibo, vestiti e sostegno economico, ma anche offrendo ascolto, conforto morale e accompagnamento spirituale.

Presente in molti Paesi, la confraternita è strutturata in conferenze locali, piccoli gruppi di volontari che operano nelle comunità con un approccio diretto e concreto, spesso in collaborazione con parrocchie e altre realtà caritative. Il loro obiettivo principale è restituire dignità alle persone in difficoltà, vivendo i valori del Vangelo attraverso azioni quotidiane.

Alla base di ogni iniziativa c’è una profonda fede cristiana che si traduce in amore per il prossimo e in un impegno gratuito e umile. La confraternita non si limita a rispondere alle necessità immediate, ma promuove anche l’educazione, l’inclusione sociale e l’autonomia delle persone aiutate, cercando di costruire un futuro migliore per tutti. Questo spirito di servizio rende la Società di San Vincenzo de’ Paoli una realtà di solidarietà concreta e viva, in grado di adattarsi alle esigenze dei tempi moderni senza perdere la propria essenza.

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