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22 Gennaio 2025 - 10:35
Luca Spitale
Quando si dice "fare di necessità virtù"… o forse, in questo caso, "fare di ignoranza presunzione". Nell’ultima puntata della telenovela “garage di San Grato”, il consiglio comunale ha regalato una performance memorabile. Pareri legali? Non pervenuti.
QUI LA CRONACA DELLA DISCUSSIONE
E perché mai dovrebbero averne bisogno, quando c’è il presidente del consiglio comunale Luca Spitale, che, senza una laurea in giurisprudenza, decide di vestire i panni dell’avvocato d’ufficio, perchè lui, che è uno del settore, ne sa più di un avvocato? Standing ovation per il coraggio.
Dulcis in fundo, l’immancabile spauracchio del “danno erariale”. Ed è di nuovo lui, Luca Spitale, a salire in cattedra. In un impeto di zelo amministrativo, non ha perso tempo per ricordare ai consiglieri che ogni decisione potrebbe finire sotto la lente della Corte dei Conti. Parole che suonano gravi, se non fosse che, in oltre quarant’anni di storia politica locale, non si ricorda un solo caso in cui la Corte abbia chiesto ai consiglieri di risarcire un presunto danno. Insomma, più che una minaccia concreta, un espediente per bloccare qualsiasi iniziativa non allineata al suo pensiero. Un pensiero che, in questo caso, fa acqua da tutte le parti.
Cosa rimane del consiglio comunale di ieri sera? L’immagine di cittadini scippati in pieno giorno, con il Codice Civile usato come arma del delitto. Ma tranquilli, tutto è perfettamente legale. O almeno così dicono… quelli che un parere legale non lo hanno nemmeno cercato.
Il parere legale di un amministrativista, non è solo utile, ma indispensabile.
Si chiama un avvocato e gli si dice: trovami una soluzione. Solitamente, la trova.
C'è stato un tempo in cui nei consigli comunali si sentiva solo parlare di Dal Piaz e Scaparone. Qualcuno se lo ricorda? Uno più vicino ai democristiani, l'altro ai comunisti. Poi questa cosa è finita e oggi di legali esperti in diritto amministrativo ce ne sono un sacco e servono - eccome se servono - per avvalorare "scelte politiche", per dare un orientamento.
Tuttavia, orientarsi pare non essere tra le priorità della maggioranza, troppo occupata a sfornare proposte emendate, riemendate e poi ritirate, in una sorta di balletto politico che lascia i cittadini con una sola certezza: il Comune annaspa.
Il guaio è che questa maggioranza sta lì da quasi due anni e al consiglio comunale è sembrato di aver a che fare con dei pivellini portati a spasso come delle "Bele Marie" dalla dirigente comunale Anna Vigliermo che fa il suo e non è tenuta a trovare soluzioni, quelle spettano alla politica. Non fosse così, tanto varrebbe fare amministrare i Comuni da un "Commissario" al diavolo centrosinistra e centrodestra.
E si torna al nodo centrale: i cittadini che hanno costruito quei garage con i propri soldi e tanti sacrifici oggi si trovano con un pugno di mosche perchè a burocrazia si è "dimenticata" di avvisare che era scaduta una convenzione quarantennale, ha "accatastato" a favore del Comune e ora chiede “soldi veri”.
Se non fosse tutto drammaticamente "reale" ci sarebbe da chiedersi che cosa si erano "bevuti" quel giorno quei funzionari pubblici che han deciso di fare così, ma guai a mettersi contro gli impiegati comunali. Nessuno amministratore lo farebbe mai...
Tra le pieghe del dibattito, c’è chi – il consigliere comunale Andrea Cantoni – ha avuto il coraggio di sottolineare la questione morale, gridando a una “giustizia con la G maiuscola” (complimenti per il marketing del concetto).
A ben guardare, però al consiglio comunale di martedì sera, più che giustizia si è vista una politica con la "p" minuscola del rinvio e dello scaricabarile: quando tutto va storto, basta tirare fuori una vecchia colpa della precedente amministrazione e voilà, il problema è servito su un piatto d'argento.
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