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Rivarolese-Ivrea: pugni e insulti più forti del pallone

Una partita giovanile trasformata in un incubo tra minacce all’arbitro, pugni in campo e decisioni che penalizzano i valori dello sport. L’Ivrea Calcio si ribella: “Colpe non nostre, ma paghiamo noi”

Rivarolese-Ivrea: pugni e insulti più forti del pallone

Quella che doveva essere una domenica di sport si è trasformata in un esempio perfetto di come i valori del calcio possano essere calpestati, sia dentro che fuori dal campo. L’incontro tra Rivarolese e Ivrea Calcio, valido per il campionato giovanile, ha lasciato il posto al caos più totale, culminato con la sospensione del match e una decisione che continua a far discutere. La partita sarà ripetuta, ma non senza polemiche, con l’Ivrea che si trova, suo malgrado, coinvolta in una vicenda surreale.

Il comunicato stampa diffuso dall’Ivrea Calcio non lascia spazio a dubbi sull’amarezza e l’indignazione provate dalla società eporediese. Fin dai primi minuti, l’incontro è stato segnato da comportamenti inaccettabili. Insulti, minacce e un’aggressività fuori controllo hanno trasformato il match in uno spettacolo imbarazzante. “Non possiamo credere che una partita, in cui i nostri ragazzi hanno dimostrato maturità e rispetto per il gioco, debba essere giocata di nuovo per colpe che non ci appartengono”, si legge nel comunicato.

Già al 5° minuto del primo tempo, gli spalti si erano trasformati in un’arena di insulti. Frasi come “Sei un asino”, “Guarda che li prendi due schiaffi oggi” e persino “Ti do subito 50 euro così ti insulto tutta la partita” hanno scandito il ritmo di una gara che sembrava destinata a degenerare.

L’Ivrea Calcio sottolinea come queste parole, pronunciate sotto gli occhi del presidente onorario della Rivarolese, abbiano creato un clima insostenibile, sfociato poi nell’aggressione verbale al direttore di gara.

insulti

“È inaccettabile che un arbitro venga seguito fino agli spogliatoi e accusato di essere corrotto”, affermano i dirigenti eporediesi, evidenziando come lo stesso presidente onorario della Rivarolese fosse tra i protagonisti di questi episodi.

In campo, la situazione non è stata migliore. Gli atleti della Rivarolese hanno collezionato ammonizioni e espulsioni per comportamenti plateali e fuori luogo, incluso un pugno sferrato a gioco fermo sotto gli occhi dell’arbitro. L’Ivrea, al contrario, si è limitata a giocare, senza protestare nemmeno per decisioni arbitrali discutibili. “I nostri ragazzi sono rimasti concentrati sull’obiettivo, dimostrando maturità in un clima che avrebbe potuto far perdere la testa a chiunque”, si legge ancora nel comunicato.

La sospensione del match, avvenuta a pochi minuti dalla fine, ha aperto la strada a una decisione che l’Ivrea definisce profondamente ingiusta. “Dopo chilometri percorsi, biglietti pagati e una prestazione corretta, ci troviamo costretti a rigiocare una partita per colpe che non ci appartengono”. La società eporediese sottolinea come questa scelta rischi di creare un precedente pericoloso, in cui basta un tifoso scatenato per invalidare un match. “Ci chiediamo quale messaggio si stia dando ai ragazzi: che chi crea il caos può ottenere quello che vuole?”.

La decisione del Giudice Sportivo appare tanto più discutibile se si considera che la Rivarolese non è nuova a episodi simili. Nel comunicato, l’Ivrea ricorda come, in una gara precedente contro un’altra squadra, la società avversaria fosse già stata multata e penalizzata per comportamenti analoghi. “Non capiamo come sia possibile che una società recidiva venga sollevata da ogni responsabilità, mentre noi, che abbiamo sempre rispettato le regole, veniamo penalizzati”.

L’amarezza dell’Ivrea emerge con forza nelle righe finali del comunicato. “Non è solo una questione di risultato. Sappiamo che torneremo a giocare e daremo il massimo, ma il danno morale è incalcolabile. I nostri ragazzi, che hanno dimostrato educazione e voglia di giocare, vengono ignorati. I valori dello sport, quelli veri, sono stati calpestati”. La società eporediese si interroga su quale insegnamento rimanga per giovani atleti che, in questa occasione, hanno visto il fair play e il rispetto per il gioco diventare concetti vuoti.

L’Ivrea Calcio si prepara ora a tornare in campo, consapevole che questa vicenda lascerà un segno indelebile. “Forse è questo il grande insegnamento che il calcio dà ai nostri ragazzi: che nella vita ci sono ingiustizie che non dipendono da noi. E purtroppo, dobbiamo accettarle”. Un messaggio amaro, che rende questa partita non solo un’occasione persa, ma una sconfitta per tutto il movimento sportivo. Insomma, quella tra Rivarolese e Ivrea non è stata solo una partita, ma un esempio di tutto ciò che il calcio non dovrebbe mai essere.

   

Il comunicato della Rivarolese

La società Rivarolese desidera esprimere il proprio disappunto e prendere fermamente le distanze dall'incidente avvenuto al termine del derby contro l'Ivrea, in cui un presunto tifoso ha aggredito l'arbitro. Condanniamo con forza qualsiasi forma di violenza, sia fisica che verbale, e ribadiamo il nostro impegno per il fair play e il rispetto delle regole del gioco.
Siamo profondamente rammaricati per quanto accaduto e vogliamo sottolineare che tali comportamenti non rappresentano i valori della nostra società né dei nostri tifosi. La Rivarolese ha sempre promosso un ambiente sportivo sano e rispettoso, e continueremo a lavorare per garantire che episodi del genere non si ripetano.
Inoltre, collaboreremo pienamente con le autorità competenti per identificare il responsabile e assicurarci che vengano prese le misure appropriate. La nostra priorità è garantire la sicurezza e il benessere di tutti i partecipanti agli eventi sportivi, inclusi arbitri, giocatori e tifosi.
Ringraziamo tutti coloro che sostengono la Rivarolese e ci impegniamo a continuare a promuovere i valori positivi dello sport.
   
 
 
 

Il comunicato dell'Ivrea Calcio

Partendo dal presupposto che si parla di calcio, quindi di una cosa importante tra le cose meno importanti, e che in questa vicenda ci sono fatti più gravi di una vittoria 3 a 0 a tavolino o meno; ma a noi questo compete e questo esprimiamo. 

Ammesso che la Rivarolese non abbia, come si legge sul comunicato, responsabilità diretta e/o indiretta ed oggettiva sull’aggressione verbale e non verbale nei confronti del direttore di gara, soprattutto per quanto riguarda la vicenda nel parcheggio del campo sportivo; come fa a non averla sul mancato regolare compimento dell’incontro, dove: 

1) Tutti gli adulti della Rivarolese sono stati ammoniti per proteste, di cui uno espulso e soprattutto non uscito dal terreno di gioco 

2) Su 5 ammonizioni degli atleti della Rivarolese 3 sono state per proteste, 1 per evidente pugno a gioco fermo del numero 5 al numero 9 dell’Ivrea sotto gli occhi del direttore di gara (quindi forse il cartellino giallo risulta un provvedimento troppo leggero, ma, in quanto decisione arbitrale, nessuna persona dell’Ivrea Calcio ha osato protestato) 

3) Già dal minuto 5’ del primo tempo (come si sente palesemente da un video registrato) alcuni “sostenitori” della Rivarolese pronunciano “Ma forse è quello di Druento eh, secondo me si, perché è proprio un asino”, “Apposto siamo, stiamo zitti che ci secca di nuovo questo, zitti che è meglio”; al minuto 9’ “Facciamo così, ti do subito 50€ così ti insulto tutta la partita”; e dal minuto 36’ del primo tempo, PIU’ SOSTENITORI, in quanto con voci diverse pronunciano: “Sei un asino”, “Sei uno sfigato”, “Guarda che il karma gira eh”, “Hai rotto i coglioni, guarda che li prendi due schiaffi oggi eh, coglione”; tutto ciò sotto gli occhi del Presidente onorario della Rivarolese (posizionato dietro la porta difesa dalla Rivarolese, ma non in distinta) che oltretutto, appena terminata la partita, lo segue fino all’ingresso degli spogliatoi, protestando e accusandolo di essere corrotto e, quando l’arbitro commenta di non voler parlare con lui, poiché prevenuto nei suoi confronti, un componente dello staff della Rivarolese dice al direttore di gara di parlare allora con lui, avendo un confronto individuale di almeno 15 minuti davanti alla porta dello spogliatoio dell’arbitro. 

In tutto ciò, atleti, staff e i genitori (purtroppo non abbiamo ancora veri e propri sostenitori esterni) dell’Ivrea Calcio, hanno vissuto una “guerra” a due, chi a colpi di cartellini (molto fiscali e precisi ma mai ingiusti) e chi a colpi di insulti, minacce (in tribuna) e proteste (in panchina), veramente surreale e senza prenderne parte con nessun ruolo, se non dopo il Comunicato come parte lesa. 

L’Ivrea Calcio, domenica 12 Gennaio, ha sempre e solo semplicemente giocato a calcio per tutto l’arco della gara, cercando di vincere contro un avversario, tra l’altro, più forte e con più punti in classifica, assistendo in maniera passiva e da spettatori all’incirca ogni 5 minuti a battibecchi e proteste continue, figlie, a quanto pare, di rancori passati tra il direttore di casa e la squadra locale, che si erano già incontrati nella partita contro la Druentina. 

Crediamo che sia profondamente ingiusto, per noi, ripetere la gara dal primo minuto (11 contro 11), come sarebbe stato ingiusto terminarla così, con 4 minuti ancora da giocare, in 11 contro 9 per espulsioni sacrosante (la prima, tra l’altro preannunciata al proprio allenatore dai compagni di squadra del giocatore numero 11 della Rivarolese, per evidenti e plateali proteste e la seconda per un fallo del portiere, già ammonito, al nostro attaccante involato da solo verso la porta libera), come sarebbe stata ingiusta qualunque altra decisione se non il 3-0 a tavolino. 

Se questa fosse davvero la decisione, sarebbe davvero triste, perché vengono sfavoriti dei ragazzi che (in questa occasione, sperando non sia un’eccezione) hanno dimostrato maturità e indifferenza al clima creatosi intorno a loro, e solamente tanta voglia di giocare a calcio. 

Non contestiamo, ovviamente la decisione del direttore di gara, che per motivi indiscutibili, ha sospeso la partita, ma certamente in tutto ciò l’Ivrea Calcio, non è stata presa in considerazione, ma anzi, è stata penalizzata, senza c’entrare niente, facendo dei chilometri per arrivare al campo, pagando dei biglietti, assistendo a un orrendo spettacolo sulle tribune e guadagnando 1 punto sul campo, con addirittura 4 minuti da giocare in 11 contro 9. 

Per non parlare del fatto che si creano dei precedenti importanti e pericolosi, in cui, per rifare da capo una partita, magari messa male a livello di risultato o a livello numerico, basta che un “sostenitore”, non riconosciuto dalla società, ma ricondotto a loro, quindi non dell’Ivrea o neutrale, minacci e aggredisca un direttore di gara (dov’è, oltre che la tutela dei direttori di gara, che non ci compete, la giustizia per entrambe le squadre?). 

Con questa decisione, perde, a prescindere dal risultato che sarà: l’educazione, i valori dello sport e perdono dei ragazzi di 15 anni che dopo tante prove ed errori, avevano dimostrato di aver avuto una grande maturità e di essere rimasti concentrati nel caos, su quello che era il vero obiettivo di quella domenica mattina, e che questo invece di essere un pregio e un valore morale alto diventa una cosa che passa inosservata, anonima, senza un peso, non presa in considerazione. E ripetiamo, non è una questione di risultato, torneremo a giocare di nuovo, si ripartirà con pari opportunità e ce la metteremo di nuovo tutta, non sarà una vittoria o una sconfitta, una salvezza o una retrocessione a cambiare questa vicenda e il percorso calcistico di questi ragazzi, anzi, forse sarà un altro grande insegnamento che il calcio dà a questi ragazzi: che nella vita, a volte, ci sono delle ingiustizie che non dipendono da noi e in cui finisci dentro per pura sfortuna, (perché se ci fosse stata qualunque altra squadra quella domenica mattina ad affrontare la Rivarolese, avrebbe giocato la partita due volte). 

Ci chiediamo, se per il Giudice Sportivo la Rivarolese come società non ha colpe (anche se nella gara del 1 Dicembre avevano preso una multa di 50€ e 2 espulsioni per proteste per gli stessi motivi di questa vicenda) che colpe ha l’Ivrea Calcio per dover giocare due volte una stessa partita? 

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