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Cronaca
18 Gennaio 2025 - 14:01
Il giudice sportivo ha deciso: la partita tra Rivarolese e Ivrea Calcio, categoria Under 15 regionale, disputata lo scorso 12 gennaio a Rivarolo Canavese, sarà ripetuta. Una scelta inevitabile, motivata dal grave episodio di violenza verbale e intimidazione riportato nel referto ufficiale dell’arbitro. Protagonista della vicenda un tifoso della Rivarolese, il cui comportamento ha portato alla sospensione della gara nei minuti finali.
“Anche la Rivarolese è responsabile”, sottolinea il giudice nel comunicato ufficiale. La squadra di casa avrebbe dovuto intervenire per interrompere le condotte violente, ma “la società e i suoi dirigenti non sono intervenuti e non hanno allontanato il tifoso dall’impianto sportivo”. Oltre alla ripetizione della gara, è stata inflitta alla società Rivarolese una multa di 100 euro, un provvedimento che difficilmente risarcisce i danni d’immagine subiti dal calcio giovanile.
Secondo la ricostruzione, il sostenitore dell’Ivrea ha protestato per tutta la durata dell’incontro, scagliandosi contro il direttore di gara con insulti e minacce tali da generare un “forte timore per la propria incolumità”. La situazione è degenerata al secondo minuto di recupero, con il risultato in bilico sul 3-3, quando l’arbitro si è visto costretto a sospendere definitivamente la partita.
Ma non è finita lì. Nel parcheggio esterno dell’impianto sportivo, il tifoso avrebbe atteso l’arbitro, bloccandone l’uscita con la propria auto. Secondo il giudice, “ha dato vita a una vera e propria aggressione, con nuovi insulti e colpi sferrati contro il finestrino e il parabrezza”. Un episodio che va ben oltre il semplice tifo acceso, sconfinando in comportamenti penalmente rilevanti.
A rendere ancora più caotico l’episodio, la condotta di alcuni giocatori in campo. Tra questi, Luca Sonego, calciatore della Rivarolese, espulso durante la partita e poi squalificato per tre giornate a causa di proteste e bestemmie. Una vicenda che getta un’ombra sulla formazione e sull’educazione sportiva che dovrebbe caratterizzare queste categorie giovanili.
Il provvedimento del giudice sportivo riaccende il dibattito sul comportamento dei tifosi e sulla responsabilità delle società sportive nel garantire un ambiente sicuro e rispettoso durante le competizioni. Non è la prima volta che episodi simili si verificano, ma ogni nuovo caso ribadisce l’urgenza di un cambiamento culturale nel mondo dello sport giovanile.
Che senso ha parlare di valori sportivi, se gli esempi che arrivano dai bordi del campo sono così devastanti?
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