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Candia Canavese, paradiso turistico o deserto commerciale?

La chiusura della tabaccheria-edicola scuote Candia Canavese: un servizio essenziale che lascia residenti e turisti senza punti di riferimento, mentre il paese lotta contro la desertificazione commerciale

Candia Canavese

Candia Canavese, paradiso turistico o deserto commerciale?

Candia Canavese, un piccolo borgo di 1.200 abitanti affacciato sulle rive del lago omonimo, vive una contraddizione evidente. Da un lato, la sua spiccata vocazione turistica attira visitatori durante l’estate e nei fine settimana; dall’altro, il paese è sempre più segnato dalla desertificazione commerciale, un fenomeno che negli ultimi anni ha privato la comunità di servizi essenziali. La chiusura della tabaccheria-edicola sei mesi fa ne è l’ultimo esempio, una perdita significativa sia per i residenti che per i turisti.

La mancanza di una tabaccheria rappresenta un grave disservizio in un paese che punta sul turismo e sulla vivibilità. Situata in via Ivrea, la tabaccheria-edicola era un punto di riferimento per la comunità, non solo per l’acquisto di giornali e sigarette, ma anche per servizi come la vendita di biglietti del trasporto pubblico e il pagamento delle bollette. L’esercizio, rilevato tre anni fa da due giovani imprenditori, aveva tentato di rinnovarsi ma ha finito per chiudere, lasciando un vuoto che il Comune fatica a colmare.

Il sindaco Mario Mottino, consapevole dell’urgenza della situazione, ha sollecitato l’intervento del Monopolio di Stato, ma la risposta è stata interlocutoria: in assenza di una compravendita tra privati, sarà necessario indire un bando per assegnare nuovamente la licenza. Tuttavia, al momento, la situazione è ferma. Una realtà inaccettabile per un comune che, nonostante le difficoltà, ha mantenuto viva la sua vocazione turistica, come dimostrano le dieci attività di ristorazione che prosperano tra il centro storico, la zona lacustre e la statale 26.

Desertificazione commerciale

Il dramma di Candia Canavese

Candia Canavese non è nuovo a questi problemi. Tra il 2013 e il 2019, il paese ha visto chiudere sei negozi e lo sportello bancario dell’Unicredit, eventi che hanno acuito le difficoltà per una popolazione perlopiù anziana e per i visitatori che cercano servizi essenziali. A ciò si aggiunge il paradosso di un territorio che, pur beneficiando di iniziative regionali come il bando per i distretti diffusi del commercio, fatica a garantire una rete commerciale di base.

Gli sforzi dell’amministrazione comunale per rilanciare il mercato settimanale del venerdì, introducendo anche un banco del pesce fresco, e per sostenere i negozi di vicinato con i fondi del Distretto, dimostrano la volontà di invertire questa tendenza. Tuttavia, resta evidente che il problema è più profondo e richiede interventi strutturali.

Il confronto con i comuni vicini evidenzia un quadro frammentato. Mazzè, ad esempio, ha mantenuto una maggiore vitalità commerciale, specialmente nella frazione di Tonengo, dove il tessuto economico appare più diversificato e resiliente. Questo dimostra che, con una pianificazione mirata, è possibile contrastare la desertificazione commerciale, ma serve un approccio integrato che coinvolga tutti gli attori locali, dagli amministratori ai privati.

Candia Canavese rappresenta così un microcosmo di una crisi più ampia che coinvolge molte realtà del Canavese e di altre aree interne del Piemonte. La perdita di negozi, servizi e infrastrutture non solo impoverisce il territorio, ma mina la sua capacità di attrarre visitatori e di offrire una qualità della vita adeguata ai residenti. Per un paese che vuole continuare a essere una meta turistica e un luogo vivibile, la riapertura della tabaccheria-edicola e il rilancio del commercio di vicinato non sono solo auspicabili, ma indispensabili.

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