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Torino

Cacciati i senzatetto dai Portici di Corso Vittorio: scoppia la polemica

La città affronta il delicato tema dei clochard con nuove misure, tra critiche e approcci innovativi.

Un senzatetto (foto di repertorio)

Un senzatetto (foto di repertorio)

A Torino, sotto i portici di Corso Vittorio Emanuele, all'altezza di Piazza Carlo Felice, si è svolta un'operazione che ha visto l'allontanamento dei senzatetto da parte degli agenti della polizia municipale, assistiti da operatori sociali e dall'AMIAT. Un intervento che, pur non essendo definito come sgombero, ha sollevato un acceso dibattito politico e sociale. Il Movimento 5 Stelle ha subito colto l'occasione per sottolineare come, in passato, simili azioni fossero state criticate dagli attuali esponenti della giunta Lo Russo.

L'operazione di allontanamento non è stata etichettata come un Daspo urbano, una misura a cui il sindaco Stefano Lo Russo si è dichiarato contrario. Il primo cittadino ha infatti espresso la volontà di distinguere tra chi commette reati e chi, per necessità, vive per strada. Questa posizione ha suscitato reazioni contrastanti: se da un lato la destra, rappresentata dall'assessore regionale di Fratelli d'Italia Maurizio Marrone, ha espresso disappunto, dall'altro il Movimento 5 Stelle ha appoggiato l'iniziativa. Andrea Russi, capogruppo pentastellato a Palazzo Civico, ha ricordato come l'amministrazione Appendino avesse già adottato un approccio inclusivo, volto a ridimensionare le grandi strutture in favore di un'accoglienza diffusa e più umana.

L'assessore regionale di FdI Maurizio Marrone



Il tema dei senzatetto a Torino rimane complesso e di difficile soluzione. Nonostante le iniziali dichiarazioni dell'assessore Rosatelli, che aveva promesso un approccio radicalmente diverso, sembra che il buonsenso abbia prevalso, mantenendo e valorizzando il piano di inclusione sociale. Questo modello, che prevede l'apertura di dormitori ventiquattr’ore su ventiquattro e il rafforzamento dei servizi di strada, ha l'obiettivo di costruire percorsi di inclusione e consolidare rapporti con la Caritas, la diocesi e il terzo settore.

In parallelo, Torino si prepara all'istituzione delle cosiddette "zone rosse", aree attorno alle stazioni o nei luoghi della movida, dove potrà essere ordinato l'allontanamento di soggetti giudicati pericolosi o con precedenti penali. Questa misura, sebbene non sia un Daspo urbano, rappresenta un tentativo di rispondere alle esigenze di sicurezza e decoro urbano, senza però colpire indiscriminatamente chi vive in condizioni di estrema povertà.

La questione dei senzatetto a Torino è un nodo intricato che intreccia aspetti sociali, politici ed etici. Da un lato, vi è la necessità di garantire il decoro urbano e la sicurezza; dall'altro, l'urgenza di affrontare il problema con umanità e inclusione. Le critiche mosse dal Movimento 5 Stelle evidenziano come, nonostante le buone intenzioni, la situazione attuale possa apparire come un passo indietro rispetto agli obiettivi prefissati.

La sfida per Torino è quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza e il rispetto dei diritti umani. L'approccio inclusivo, che prevede interventi mirati e una rete di supporto sociale, potrebbe rappresentare una soluzione sostenibile nel lungo periodo. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga e richiede un impegno costante da parte di tutte le forze politiche e sociali coinvolte.

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