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03 Gennaio 2025 - 18:52
Fiat Panda
La tabella con i dati di produzione degli stabilimenti italiani riassume alla perfezione le parole del segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano: "Il 2024 sarà ricordato come l'anno nero di Stellantis". Per la prima volta, tutte le unità produttive italiane del gruppo hanno chiuso in negativo. Mirafiori -69,8%, appena 25.920 veicoli prodotti contro gli 85.940 del 2023; Maserati Modena -79%, Cassino -45%, Pomigliano -21,9%, Melfi -63,5%. Solo Atessa ha registrato un calo meno marcato, con la produzione di veicoli commerciali scesa, rispetto al 2023, del 16,6%.
È quanto emerge dal report dettagliato presentato oggi a Torino dalla Fim-Cisl. Stellantis in Italia ha prodotto nei dodici mesi appena trascorsi 475.090 unità (-36,8%), tra auto e furgoni, contro le 751.384 dell'anno precedente. In particolare, le auto hanno segnato un -45,7%, con appena 283.090 unità: "Per trovare un dato così basso di produzione bisogna spostare le lancette al 1956", sottolinea il sindacato. Il titolo Stellantis è scivolato anche in Borsa, dopo i dati sulle immatricolazioni. La casa automobilistica ha immatricolato in Italia nel 2024, secondo le elaborazioni di Dataforce, 452.615 auto (-9,9% sul 2023), con una quota di mercato in calo al 29% (-3%).
Al netto dei dati negativi del 2024, a preoccupare è l'immediato futuro. "Come affermato dall'azienda per tramite di Jean Philippe Imparato, nell'ultimo incontro del 17 dicembre, la situazione in termini di volumi non subirà significative modifiche nel corso del 2025", conferma Uliano, citando quanto detto dal responsabile europeo del gruppo. "Anche i nuovi lanci produttivi di Melfi, Cassino e Mirafiori impatteranno solo dal 2026". Circostanza che renderà fondamentale, anche per l'anno appena iniziato, il ricorso agli ammortizzatori sociali.
La Fim-Cisl ha già sollecitato il Governo: "Abbiamo una previsione di 25mila lavoratori a rischio tra Stellantis e l'indotto. In questa fase di transizione, per evitare di perdere posti, abbiamo bisogno della proroga degli ammortizzatori sociali, a partire da quelli che scadranno nel corso di quest'anno". Nel 2024, in tutti gli stabilimenti si sono moltiplicati gli stop produttivi: è successo a Mirafiori, a Pomigliano, a Melfi e a Cassino. Alla Maserati di Modena, nell'ultimo trimestre, si è lavorato solo per dieci giorni.
"Stellantis ha ribadito, per il 2025, due miliardi di investimenti e sei miliardi di acquisti ai fornitori italiani", aggiunge Uliano, "e ha promesso più attenzione verso la produzione nel nostro Paese. È sicuramente un cambio di impostazione, con un piano di investimenti aggiuntivo rispetto al piano industriale precedente, da noi giudicato insufficiente. Mancano però risposte su alcuni aspetti determinanti come la Gigafactory e il rilancio di Maserati. Abbiamo chiesto di approfondire a breve sia con Stellantis che con il Governo".
Per il sindacato, la crisi del settore necessita di una risposta a livello internazionale. Per questo il 5 febbraio, a Bruxelles, è in calendario una manifestazione dei metalmeccanici del settore automotive di IndustriAll Europe. "La situazione diventa sempre più critica e l'automotive italiano è condizionato anche dalle scelte che l'Europa sarà in grado di assumere", aggiunge Uliano. "Il crollo dei volumi sui mercati e la transizione verso elettrico e digitale sono una tempesta perfetta che colpisce tutta l'Europa e il suo tessuto industriale più rilevante".
La Fim-Cisl ha infine giudicato negativamente la decisione del Governo di tagliare i fondi auto per 4,5 miliardi: "Anche se per il 2025 si è corsi ai ripari, il problema per i prossimi anni rimane. È evidente a tutti che i singoli Paesi non sono in grado di rispondere in maniera sistematica a una crisi che investe tutte le case automobilistiche".
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