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Caos raccomandate e uffici postali che chiudono

I cittadini denunciano le pratiche scorrette di Poste Italiane. Anche solo imbucare una lettera sta diventando una sfida

Caos raccomandate e uffici postali che chiudono. Continuano i tagli selvaggi di Poste Italiane

Il postino suona sempre due volte”. Così recitava il titolo di un celeberrimo film hollywoodiano del 1946 diretto da Tay Garnett e tratto dal romanzo omonimo di James Cain.

San Mauro Torinese, però si sa, non è Hollywood. È semplicemente una delle tante cittadine in cui Poste Italiane ha deciso, di fatto, di non suonare più i campanelli (nemmeno una volta) dei destinatari delle raccomandate, lasciando direttamente nelle buche gli avvisi di mancata consegna.

Questo è quanto denunciato dai cittadini della zona: per fare più in fretta, i postini non si sforzerebbero nemmeno più di citofonare, costringendo i destinatari di raccomandate – che si trattino di multe, atti giudiziari o altre comunicazioni importanti – a «fare più di un’ora e mezza di coda» all’unico ufficio postale della città per ritirarle. Se è vero che Poste Italiane garantisce la possibilità, almeno in teoria, di poter prenotare il proprio appuntamento tramite app ed evitare code, è anche vero che i posti disponibili sono limitati e che l’applicazione e il sito presentano spesso disservizi, costringendo chi vuole registrarsi online per prenotare a desistere. «Ho provato a iscrivermi otto volte, e dopo aver compilato tutti i dati anagrafici mi è comparso ‘si è verificato un errore, siamo spiacenti’», racconta su Facebook una cittadina che ci ha rinunciato. Si aggiunge poi una persona che non ha manco ricevuto l’avviso di mancata consegna, e che sta pagando le conseguenze legali di una multa presa due anni fa che non risultava mai notificata.

L'ufficio postale di San Mauro Torinese

Ma non finisce qui. Nonostante l’ufficio postale di San Mauro sia piuttosto grande e aperto anche il pomeriggio, gli operatori sono meno della metà rispetto al numero totale degli sportelli. Lo stesso disagio avviene anche in molte altre sedi di Poste Italiane, compreso lo storico ufficio centrale di Torino in via Alfieri.

Il mancato tentativo di consegna è un grave disservizio, oltre che una violazione del regolamento delle Poste stesse: i cittadini si ritrovano a pagare ben 5,80€ per spedire una raccomandata che i portalettere non proverebbero nemmeno a consegnare, scaricando anche di fatto un maggior lavoro sui loro colleghi che lavorano negli uffici, invasi da pacchi e posta di vario genere nel periodo delle festività, con armadi che traboccano di scatole, lettere e raccomandate. Lo stesso disagio è stato anche denunciato dai cittadini dei quartieri Barca e Bertolla, nel comune di Torino.

Se è vero che portalettere e corrieri, specie poco prima di Natale, devono effettuare molte consegne con turni spesso snervanti, i tempi e le modalità di recapito devono essere garantiti a tutti quegli utenti che pagano per un servizio offerto da Poste Italiane, che – in quanto operatore del servizio postale universale in Italia – ha l’obbligo di ottemperare.

I residenti sperano quindi in un miglioramento del servizio, ma i recenti tagli dell’azienda (che non è più pubblica al 100%) non lasciano ben sperare per il futuro. Il TAR del Piemonte ha infatti confermato la chiusura di ben cinque uffici postali a Torino (tra cui quello di corso Casale 196, che ha sollevato molte proteste), con le Poste che hanno ignorato l’appello del sindaco Lo Russo a dialogare con gli enti locali, in nome della loro politica di “riorganizzazione”, “efficientamento” o altre parole altisonanti che si potrebbero tradurre meglio (e più onestamente) in “tagli e chiusure”. Tutto questo solo per rispondere alle mere dinamiche di profitto degli azionisti privati di “Poste Italiane S.p.A.”.

A ciò si aggiunge infine la drastica riduzione, su scala nazionale, delle cassette d’impostazione, gli scatoloni rossi con la scritta “Poste” che sono parte integrante del paesaggio urbano italiano dal 1961, con le celeberrime scritte “per la città” e “per tutte le altre destinazioni” nei centri più grandi.

Per quanto oggi meno utilizzate che in passato, specialmente a Torino sono state decimate, rendendo più difficoltoso spedire una cartolina, una lettera di auguri o un plico di piccole dimensioni. Senza contare quelle aziende medio-piccole che ancora ne fanno uso per spedire comunicazioni cartacee con francobollo ai loro clienti o pazienti, mentre solo quelle più grandi possono consegnare direttamente la loro corrispondenza ai centri logistici "grandi clienti" delle Poste.

Il taglio previsto sta portando il numero delle cassette da 46.500 a 29.000 unità, circa un terzo in meno. Almeno in parte dovrebbero essere sostituite dalle “smart letter box”, buche molto simili a quelle attuali, ma in grado di segnalare agli addetti se passare a svuotarle tramite sensori, in caso fosse presente corrispondenza all’interno, e fornire dati ambientali su temperatura e inquinamento.

Una cassetta postale "smart".  Alcune, ma non tutte, presentano uno schermo

Almeno a Torino, però, di queste cassette “intelligenti” spesso non si è vista nemmeno l’ombra, se non in pochissimi casi (come vicino a Porta Nuova, non dentro la stazione ma in corso Vittorio Emanuele II 58, in una posizione parecchio nascosta).

Nel capoluogo piemontese – e in misura minore a San Mauro – rimangono spesso solo le tracce sui muri delle vecchie cassette, che hanno ospitato i messaggi d’amore, di lavoro, di lutto e di speranza di milioni di italiani nei decenni scorsi. Qualcuna resiste, ma con appiccicato sopra uno sbiadito avviso di rimozione da tanti mesi che non fa capire ai cittadini se la cassetta sia ancora in funzione o no, e se mai verrà sostituita.

Le uniche che ne usciranno indenni, fanno sapere le Poste, saranno quelle vicine agli uffici postali o che rispondono a determinate caratteristiche di distanza territoriale, oltre che “tutte” quelle presenti in luoghi di transito frequente come stazioni o aeroporti, anche se – tanto per citare alcuni esempi – quella presente nell’atrio interno di Torino Porta Nuova è stata rimossa da una decina d’anni, e anche la stazione di Settimo Torinese ne rimane sprovvista.

Il già menzionato ufficio postale di San Mauro, in piazza Orsara di Puglia 4, è sempre rimasto sprovvisto di cassetta – sin dalla sua inaugurazione nel 2015 – mentre le due buche della vecchia posta rimangono posizionate in via Martiri della Libertà, davanti al Municipio, anche se l’ufficio si è trasferito nella nuova sede da quasi dieci anni.

Solo una svista o una mancanza di attenzione verso un servizio pubblico? A giudicare da quanto sta avvenendo a San Mauro e a Torino, si direbbe di più la seconda. Sicuramente i disagi legati alle Poste sono un tema molto sentito dai cittadini, e che negli ultimi tempi si è aggravato.

Le due cassette postali rimaste in via Martiri della Libertà 167 a San Mauro. L'ufficio ha cambiato però sede dal 2015


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