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25 Dicembre 2024 - 07:00
“Il Vallone di Sea fin dall'ottocento è stato frequentato da gruppi di persone, presentato e amato per il suo aspetto selvaggio, per essere veramente una montagna, senza intrusioni varie come purtroppo sta per succedere adesso”. Questo il commento di una residente intervistata dal collettivo workless, che oggi ha creato una raccolta fondi contro il progetto proposto dal comune di Groscavallo di costruire una strada che attraversi il Vallone di Sea. “Vogliamo che la gente venga qui, prenda i bastonici e cammini; metta gli scarponcini e vada” conclude la donna.
Il collettivo, insieme al gruppo Valli di Lanzo in Verticale, hanno aperto un crowdfunding online per sostenere le spese legali relative al ricorso al TAR, avanzato da ATA Ciriè (Associazione Tutela Ambientale) per l’annullamento del progetto, che comporterebbe una pesante modifica del territorio.
“Noi chiediamo, con questo ricorso, che le sensibilità locali vengano ascoltate, che i pericoli progettuali vengano presi in considerazione e che questa strada non venga costruita” commenta il collettivo nella descrizione del crowdfunding. “Nel pratico servono soldi per pagare il ricorso e gli avvocati. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, attraverso donazioni o condivisioni di questa storia” conclude.
Una storia che inizia nel settembre 2016, quando il comune di Groscavallo comunicò l’intenzione di accedere a fondi europei per realizzare una pista in questo territorio, ultima propaggine della Val Grande di Lanzo. L’area rappresenta una meta principale per escursionisti, alpinisti e amanti della montagna. “Il vallone venne percorso, nel corso dei secoli, per raggiungere la vicina Francia ed è stato oggetto di numerose leggende. Grazie alle sue pareti ricche di fessure e di spigoli strapiombanti offre una grande quantità di vie di arrampicata per gli appassionati di questo sport, facendone un vero e proprio paradiso, sempre più conosciuto a livello nazionale e internazionale” si legge sul sito del FAI, che lo ha accolto nell’iniziativa i luoghi del cuore.
Con l’approvazione di questo nuovo progetto l’area dovrebbe essere investita da un processo di cementificazione che ha l’obiettivo di creare un accesso secondario all’alpeggio Gias Balma Massiet. “Gias Nuovo è già raggiungibile con sentiero e quindi per animali o persone non c'è problema è chiaro che se si fa una strada diventa potenzialmente raggiungibile anche con mezzi motorizzati” commenta un altro residente intervistato.
Il problema principale è che questa parte di territorio è soggetta a fenomeni di dissesto attivo, frane e instabilità delle pareti rocciose, e l’avvio del progetto potrebbe presentare delle criticità in termini di sicurezza. “Oltre a rovinare l’essenza selvaggia del Vallone, la costruzione sarebbe in un punto idrogeologicamente pericoloso e non apporterebbe nessun chiaro beneficio” commenta Brando Carasso, uno dei membri del collettivo.
È quanto emerge anche dalle parole dell’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte, Marco Gabusi, che a novembre, a fronte della nuova legge regionale (n. 10 del 4 aprile 2024) che trasferiva ai Comuni la competenza su interventi di minore impatto, aveva dichiarato: “abbiamo svolto un’accurata istruttoria tecnica e, nonostante il trasferimento della competenza ai Comuni, abbiamo ritenuto importante mettere a disposizione del Comune di Groscavallo tutte le informazioni utili, affinché possano essere valutate attentamente le implicazioni geologiche e geomorfologiche del progetto”.
A fronte di queste criticità, una parte della società civile sta manifestando il proprio dissenso denunciando un’amara realtà: “i piccoli paesi in Italia vengono troppo spesso ignorati, permettendo che se ne distrugga il territorio senza nemmeno nessun reale beneficio per la collettività”.
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