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Economia
23 Dicembre 2024 - 14:11
Il settore dell’industria è tra i principali responsabili del cambiamento climatico, contribuendo per il 24% all’emissione di Co2 nell’atmosfera. Tra le industrie più inquinanti rientra anche la gestione dei rifiuti (3,9%). In questo quadro, a San Maurizio Canavese è presente un esempio di come sia possibile ripensare il concetto di consumo, che propone una soluzione che sta tornando di moda: il riuso, oggi addolcito con un ricercato sapore di vintage.
Si tratta del Mercatino, una catena di negozi dell’usato presente in tutta Italia. A San Maurizio si trova in Via della Gerbola, alle porte del comune. Un edificio a due piani in cui è possibile trovare di tutto, dagli elettrodomestici ai giocattoli, ai vestiti, ai mobili, a oggetti di antiquariato e molto altro. È una sorta mercato delle pulci in grande, che si sta diffondendo sempre di più.
“Da 29 anni ritiriamo e vendiamo oggetti unici, selezionati dai nostri esperti” si legge sul sito online. Uno dei commessi del Mercatino spiega che questo sistema permette di vendere qualsiasi oggetto, che sia in buone condizioni, e di ricavare circa il 50% del prezzo a cui viene venduto. Per esempio, se decido di mettere in vendita un tavolo a 50 euro, quando e se verrà acquistato, riceverò indietro 25 euro. I restanti 25 euro andranno all’azienda. Ma c’è di più. Se l’articolo non viene venduto per 90 giorni, allo scadere del terzo mese, il negozio applicherà uno sconto, quasi dimezzando il prezzo dell’articolo.
Tutto questo è possibile grazie a Riù, un’applicazione scaricabile su qualsiasi smartphone, che registra l’articolo messo in vendita e invia una notifica al proprietario quando il prodotto è stato venduto.
Oltre al fatto che entrare al Mercatino è un’esperienza unica, che consente di ripercorrere un continuo viaggio avanti e indietro nel tempo, tra antichi dipinti e oggetti di elettronica di nuova generazione, questo progetto ha una valenza simbolica e politica non di poco conto.
Nelle parole dell’azienda, “oggi più di ieri possiamo affermare che la nostra politica del fare sta fortemente contribuendo all’evoluzione di una sensibilizzazione globale del riutilizzo degli oggetti. Questo aspetto ci posiziona sul territorio quali portatori di un interesse che si traduce in due grandi vantaggi socialmente utili: si evitano gli sprechi e si rende un servizio all’ambiente”.
I dati riportati all’inizio dell’articolo ci permettono di avere un’immagine più chiara della situazione che stiamo attraversando. Per completare il quadro, bisogna però aggiungere che l’unico settore che supera quello dell’industria in termini di impatto ambientale è il settore energetico, responsabile del 34% delle emissioni. Seguono il settore agroalimentare (22%), dei trasporti (14%) e dell’edilizia (6%). Insomma, energia, industria e agricoltura sono i settori che inquinano di più e i nostri stili di vita possono influire in modo significativo.
A questo proposito, il sito di Mercatino riporta che grazie all’azione del riuso sono stati risparmiati in totale 314.719.705,36 kg di Co2.
Ma le conseguenze positive di questa esperienza non si fermano solo agli effetti misurabili: definiscono anche un’azione politica. Il concetto di riutilizzo mette in discussione la logica che caratterizza il modello dell’economia contemporanea, che oggi sta mostrando tutti i suoi limiti in termini di sostenibilità, non solo ambientale. È ormai chiaro, anche ai non addetti ai lavori, che la logica della crescita infinita è incompatibile con l’idea di un mondo finito, come il pianeta in cui viviamo. Questo aspetto si mostra innanzitutto nella questione dell’energia: le fonti fossili su cui si basa la nostra economia non dureranno per sempre ed è necessario trovare una nuova modalità di produzione, compatibile con il sistema Terra. Inoltre, sarà necessario cambiare alla radice il significato che diamo ai nostri rapporti economici. Non sarà sufficiente transitare all’energia pulita per eliminare i costi sociali e ambientali, se non si ripensa l’idea di sviluppo che caratterizza il nostro immaginario.
Questo ci porta a considerare anche i limiti del sistema di produzione industriale e alimentare. Abbiamo già trattato il tema dell’agricoltura in un articolo dedicato all’esperienza dei gruppi di acquisto solidale. Quello che accomuna l’esperienza dei Gas con la proposta del riutilizzo di materiali è l’obiettivo di creare una rete di economia circolare. Nel caso del Mercatino, lo scopo è interrompere la catena produco-consumo-butto, e sostituirla con una logica produco-consumo-rimetto in circolazione.
Si tratta di una sfida epocale tra una prospettiva economica che si basi sui principi della sostenibilità e l’attuale modello produttivo, che si manifesta nelle esperienze del fast fashion, nei prodotti usa e getta, e più in generale nella produzione di bassa qualità per un consumo massivo. Si tratta di un possibile cambio di prospettiva che ci coinvolge tutte e tutti.
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