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Cronaca
23 Dicembre 2024 - 12:22
mamma disperato
Una vicenda drammatica, che pone interrogativi urgenti sulla gestione dei servizi sociali in Italia, si sta consumando a Biella. Al centro, una madre biellese e le sue due figlie, di 10 e 4 anni, coinvolte in una spirale di decisioni discutibili e presunti abusi di potere da parte di una cooperativa incaricata di seguire il caso.
L’avvocato Francesco Miraglia, legale della donna, ha denunciato un’educatrice per falsità ideologica in atti pubblici e circonvenzione di incapaci. Le accuse riguardano la presunta manipolazione delle dichiarazioni della figlia maggiore, con l’obiettivo di dipingere la madre come inadatta a crescere le bambine e proporre il loro affidamento ai rispettivi padri, entrambi con un passato tutt’altro che rassicurante.
Francesco Miraglia
La madre, vittima di relazioni violente, si era rivolta a un centro antiviolenza per sfuggire a compagni che l’avevano minacciata e maltrattata. Da qui, il suo caso è stato affidato ai servizi sociali, che hanno delegato la gestione a una cooperativa esterna. “Quello che doveva essere un percorso di supporto si è trasformato in un incubo”, afferma l’avvocato Miraglia.
Durante un incontro protetto, la figlia maggiore avrebbe riferito di presunti maltrattamenti da parte della madre. L’educatrice della cooperativa ha redatto una relazione accusatoria senza indagini approfondite, chiedendo l’affidamento delle bambine ai padri: uno, ex tossicodipendente, arrestato in passato per traffico di droga; l’altro, denunciato per violenza domestica.
A rendere ancora più inquietante il quadro è una registrazione audio, ora agli atti, in cui l’educatrice sembrerebbe cercare di influenzare la testimonianza della bambina maggiore.
Frasi come: “Allora sono successe delle cose che ti hanno fatto stare molto male, ok?” e “Ne parliamo un’altra volta così hai tempo di pensarci” indicano un tentativo deliberato di orientare i suoi ricordi.
Nonostante il peso attribuito alla relazione dell’educatrice, le valutazioni degli psicologi parlano di una madre premurosa e attenta, ben lontana dall’immagine di donna violenta descritta nei documenti ufficiali. “L’assenza di un’indagine seria e imparziale ha trasformato una situazione complessa in una tragedia personale”, sottolinea Miraglia.
La vicenda di Biella non è solo un caso isolato, ma mette in discussione l’intero sistema di gestione dei servizi sociali, sempre più spesso affidati a cooperative esterne. “L’esternalizzazione dei servizi ha eliminato il controllo diretto degli enti pubblici”, denuncia l’avvocato.
“Le famiglie si ritrovano in balia di decisioni arbitrarie, spesso motivate più dal profitto che dall’interesse per i minori”. La delega a cooperative private, infatti, ha sollevato negli ultimi anni critiche crescenti. In molti casi, il mancato monitoraggio da parte delle amministrazioni ha portato a episodi di gestione opaca, con gravi conseguenze per i soggetti più vulnerabili.
“I servizi sociali dovrebbero essere gestiti direttamente dalle amministrazioni comunali”, conclude Miraglia. “Un controllo diretto garantirebbe maggiore trasparenza, tutelando i diritti delle famiglie e dei bambini coinvolti”.
Questa vicenda porta alla ribalta l’urgenza di una riforma strutturale nel sistema dei servizi sociali.
Norme più stringenti e strumenti di verifica efficaci sono indispensabili per prevenire manipolazioni e garantire decisioni imparziali. Le autorità preposte devono assumersi la responsabilità di proteggere i diritti fondamentali dei bambini e delle famiglie, mettendo fine a situazioni che, come quella di Biella, evidenziano le falle di un sistema privo di controlli adeguati.
Insomma, è il momento di una seria riflessione legislativa, che rimetta al centro il benessere dei minori e la trasparenza delle istituzioni, evitando che vicende come questa possano ripetersi.
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