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21 Dicembre 2024 - 14:50
Mathi ha rinnovato per i prossimi tre anni il progetto “Non di solo pane”, che ha l’obiettivo di sostenere i nuclei famigliari in condizione di bisogno. L’iniziativa è stata avviata come progetto sperimentale nel 2015. L’anno successivo è stata ripetuta e dal 2018 viene rinnovata ogni tre anni. Quest’anno, la richiesta è arrivata da Filippozzi Marco, responsabile della Croce Rossa Italiana, e da Don Vincenzo Marinoll, entrambi coinvolti nel progetto.
Infatti, “Non di solo pane” non è solo un progetto comunale, ma è nato dall’azione congiunta tra diversi soggetti, tra cui il comune, la Caritas, la Croce Rossa e il C.I.S. (Consorzio Intercomunale dei Servizi socioassistenziali), di cui Mathi fa parte. Il progetto prevede lo stanziamento di un contributo annuo in favore delle persone residenti a Mathi che si trovino a vivere in una condizione economicamente difficile.
Come abbiamo analizzato in altri articoli, la precarietà economica è in continuo aumento e sempre più famiglie, anche quelle che lavorano, hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Si tratta di una tendenza generale in Italia, che non risparmia nemmeno i piccoli comuni come Mathi. Per far fronte a questo drammatica situazione, nel 2020 il comune aveva aumentato il contributo di 1000, portandolo da 4000 a 5000 euro all’anno.
È quanto l’amministrazione stanzierà anche per i prossimi tre anni, ricordando il proprio compito di “promuovere e assicurare interventi per garantire la qualità della vita di tutti cittadini prevenendo o eliminando le condizioni di bisogno e di disagio individuale e familiare legate a situazioni di disagio socioeconomico”.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che le necessità sono in costante evoluzione e che il bisogno di supporto potrebbe aumentare ulteriormente nei prossimi anni. È quindi cruciale continuare a monitorare la situazione, a valutare l'impatto del progetto e a ricalibrare gli interventi in base ai nuovi bisogni del territorio.
Inoltre, per uscire dalla logica assistenzialistica e traghettare verso un’azione più efficace, sarebbe interessante promuovere un coinvolgimento attivo dei beneficiari. Si potrebbero individuare nuove forme di supporto e creare percorsi di empowerment che permettano alle persone di uscire dalle situazioni di difficoltà e avviarsi verso un processo di autonomizzazione. Non bisogna nascondere che questi interventi richiederebbero l’impiego di personale specializzato, pesando maggiormente sulle casse del comune, ma forse sono l’unica reale possibilità di cambiamento.
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