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Box auto sovietici: il Comune si "appropria" dei beni del popolo

Garage costruiti dai cittadini e rivenduti dal Municipio. Tra convenzioni scadute, volture d’ufficio e proteste furibonde, il caso di San Grato diventa una battaglia legale

Fabrizio Dulla

Fabrizio Dulla

Capita che sei proprietario di un box auto, poi una mattina ti svegli e non lo sei più. Come ai tempi dell’Unione Sovietica, il Municipio ha deciso che quel bene non è più tuo.

Succede a Canton Vesco, quartiere San Grato, e la vicenda affonda le sue radici in un passato ormai remoto.

Correva l’anno 1983 quando Olivetti, con un gesto generoso, dona al Comune alcuni terreni. Gli abitanti del quartiere, pragmatici e laboriosi, si organizzano.

Nasce la "Cooperativa Rimesse" e, con sudore e risparmi, costruiscono 179 garage.

Poi, giusto per evitare problemi, sottoscrivono un contratto di comodato d’uso con il Comune: 40 anni, rinnovabili per altri 40. Tutto regolato in sette convenzioni, firmate in anni diversi, tra il 1983 e il 1996.

Si sa, la burocrazia ha tempi biblici, e così, mentre il tempo scorre, la memoria evapora.

I garage passano di mano insieme agli alloggi; nei passaggi notarili, qualcuno si accorge che il Comune, tecnicamente, mantiene un diritto sul terreno. “Pochi maledetti e subito,” si dice: con pochi euro, chi ne è consapevole regolarizza.

Per molti, però, la storia è tutt’altro che finita.

Elisabetta Piccoli

Elisabetta Piccoli

Arriviamo a dicembre 2023, quando la Giunta comunale decide che il tempo è scaduto. Le convenzioni sono diventate carta straccia. Per sei dei sette lotti, sono trascorsi i fatidici 40 anni previsti dalle concessioni edilizie (1982). Il Codice Civile, art. 953, è chiaro: “Alla scadenza del termine, il diritto di superficie si estingue e il proprietario del suolo diventa proprietario della costruzione.”

Tradotto: quei garage, costati sacrifici ai cittadini, tornano automaticamente al Comune.

Solo un lotto, relativo a 55 box, può essere ancora riscattato. Il Comune li convoca, offre la possibilità di pagare 1.183 euro e chiude la partita con quei proprietari.

Per tutti gli altri, invece, arriva una doccia fredda: non siete più i legittimi proprietari dei vostri garage.

Ed ecco la beffa: i box che non sono stati riscattati sono passati d’ufficio tra i beni di proprietà del Comune, che ora chiede “soldi veri” a chi vuole continuare a usarli.

Durante una riunione con i cittadini, alla presenza degli assessori Francesco Comotto, Gabriella Colosso e Massimo Fresc, s'è detto che l’Amministrazione comunale sta cercando una soluzione.

«Nel momento in cui ci siamo insediati, abbiamo gestito i box ancora riscattabili, e il riscatto è avvenuto», spiega l’assessora Gabriella Colosso. «Oggi parliamo dei comodati scaduti nel 2020. L’amministrazione precedente non ha inviato lettere, e i beni sono diventati del Comune. Devo dire che l’assessore Fabrizio Dulla sta facendo salti mortali per consentire il riscatto. Se fossimo in cattiva fede, avremmo già inviato lettere di sfratto, ma non è così. Cerchiamo di evitare l’asta e di non gravare sui cittadini».

«Non si tratta di un atto di esproprio», aggiunge Dulla, «ma di quello che dice il Codice Civile. Non sappiamo cosa sia successo prima: forse nessuno ha scritto ai cittadini per mancanza di sensibilità politica. Ora stiamo facendo una perizia e faremo trattative private con i proprietari. Non agire in questo modo significherebbe rischiare un danno erariale. Se il Consiglio fa una mozione per vendere a 1.000 euro e si assume tutte le responsabilità, non c’è problema. Il Comune non vuole lucrare».

Non tutti, però, accettano questa versione.

La consigliera Elisabetta Piccoli è perplessa: «Parliamo di lotti con scadenze diverse. I garage sono stati costruiti dai cittadini su un terreno donato da Olivetti, senza che il Comune spendesse nulla. Non si possono usare due pesi e due misure tra chi ha riscattato e chi, non per colpa propria, si trova in questa situazione. Prima della voltura, l’Amministrazione avrebbe dovuto convocare i cittadini. Ora bisogna trovare una soluzione.».

E poi aggiunge: "L'Amministrazione precedente non era a conoscenza del problema. Nelle riunioni invece di dare la colpa a chi c'era prima, dovrebbero pensare a cosa fanno loro. E' da un anno che gli assessori di Matteo Chiantore conoscono il problema ed è da un anno che fanno nulla...!".

Ma è la voce dei cittadini che pesa come un macigno.

Maura Antonazzo, furiosa, sbotta: «Hanno preso un nostro bene! Ho un atto firmato da un notaio. Nel 2019 avevo chiamato il Comune, e mi avevano detto di non preoccuparmi, che mi avrebbero richiamata. Nessuno ci ha scritto! Io, mia madre e mio fratello non abbiamo mai negato di voler pagare. Questa è una truffa: ci hanno espropriato. Noi lavoriamo e paghiamo le tasse. È vergognoso!».

A darle manforte è Mariangela Gamberini, che aggiunge: «Abbiamo aspettato che il Comune ci convocasse e questo non è avvenuto. Quello che ci chiedono oggi è ingiusto».

Che poi come sono andate effettivamente le cose qualcuno dice di saperlo. C'era il covid che impazzava e in Municipio altro non  si riusciva a fare se non a rinviare tutto a domani o dopodomani...

Per la cronaca, ma oggi all'ufficio tecnico, perizia permettendo, valutano che ogni box auto possa essere venduto ad un prezzo non inferiore a 3 mila euro, ma non s'è ancora deciso nulla

Tra carte bollate e perizie, molte famiglie si preparano a dare battaglia per difendere i propri diritti.

Il caso è tutt’altro che chiuso.

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