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19 Dicembre 2024 - 10:13
Allarme malaria in Italia: il caso dell'uomo rientrato dal Congo
La notizia della morte di un uomo in Veneto, rientrato da un viaggio in Congo e risultato positivo alla malaria, ha sollevato preoccupazioni sulla salute pubblica e l’efficacia delle strategie di prevenzione per malattie importate. Il decesso, confermato dall’Istituto Spallanzani attraverso analisi che hanno identificato il plasmodium falciparum come causa dell’infezione, ha messo in allerta le autorità sanitarie italiane. Contestualmente, altre due persone, ricoverate in Toscana e Calabria dopo essere rientrate dallo stesso Paese africano, sono guarite e dimesse, secondo quanto riportato dalle autorità sanitarie locali.
Il caso ha richiamato l’attenzione anche del governo, con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che, durante il Question time, ha evidenziato l’importanza di un approccio coordinato per affrontare emergenze sanitarie di questa portata.
Ciriani ha dichiarato che è stato costituito un ristretto gruppo di coordinamento per monitorare la situazione legata alla malaria e per predisporre indicazioni per la rapida individuazione di eventuali nuovi casi sul territorio nazionale. Parallelamente, ha sottolineato l’esigenza di mantenere alta l’attenzione su altre potenziali minacce, come l’influenza aviaria, attraverso il sistema di sorveglianza RespiVirNet, che coinvolge medici di medicina generale, pediatri e laboratori regionali.
L’Istituto Spallanzani ha escluso la presenza di altri agenti patogeni o virali co-infettanti nel caso del decesso in Veneto, confermando la malaria come unica causa. Tuttavia, la vicenda ha evidenziato la necessità di intensificare i controlli sanitari per chi rientra da aree ad alto rischio. Il ministro ha ribadito che l’Istituto Superiore di Sanità monitora costantemente la situazione e che le autorità internazionali sono state coinvolte per fornire ulteriori indicazioni.
Allarme malaria in Congo
Nel frattempo, si sta lavorando a un aggiornamento del "Piano strategico operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria", già trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni. Questo piano quinquennale, previsto per il 2025, include finanziamenti significativi: 50 milioni per il primo anno, 150 milioni per il 2026 e 300 milioni l’anno a partire dal 2027. Tale strategia mira a rafforzare la capacità di risposta dell’Italia di fronte a potenziali pandemie, migliorando la prevenzione e il contenimento di malattie infettive.
Ciriani ha inoltre fornito aggiornamenti sull’influenza aviaria, specificando che, al momento, le infezioni umane rimangono rare e non ci sono evidenze di trasmissione da uomo a uomo per i virus monitorati. Nonostante ciò, il Ministero della Salute ha emesso indicazioni precise per le Regioni, includendo protocolli per la gestione di casi sospetti e positivi e il monitoraggio dell’avifauna selvatica e di alcune specie di carnivori.
Per i lavoratori esposti a focolai riscontrati, sono previsti test diagnostici mirati, al fine di prevenire eventuali trasmissioni. La collaborazione tra il governo e le Regioni risulta cruciale per garantire una sorveglianza efficace e la pronta risposta a possibili emergenze.
Mentre il Paese si confronta con casi come quello della malaria e con le minacce globali legate a malattie emergenti, il governo italiano sembra intenzionato a rafforzare la propria strategia sanitaria. L’adozione del piano pandemico aggiornato rappresenta un passo importante per la sicurezza sanitaria nazionale, puntando a prevenire e mitigare i rischi legati a patogeni di elevata trasmissibilità.
Il caso del Veneto, insieme agli interventi annunciati per l’influenza aviaria, testimonia la necessità di un approccio integrato e proattivo, in grado di rispondere con rapidità ed efficacia alle sfide poste da un contesto sanitario sempre più complesso e globale.
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