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Cronaca
17 Dicembre 2024 - 17:01
Claudio Cuoghi
E poi, d’un colpo, ti ritrovi solo, a tu per tu con te stesso. Fermo a pensare cosa sarebbe potuto essere, cosa avresti voluto dire e non hai detto, cosa avresti voluto fare e non hai fatto.
Succede ad Alessandro Cuoghi, 28 anni. In pochi giorni ha perso tutto: la madre, Carmen Taggio, e il padre, Claudio Cuoghi. Due lutti susseguitisi con una brutalità che non lascia nemmeno il tempo di capire, di metabolizzare, di pensare, di piangere.
Ebbene sì, questa mattina, Claudio Cuoghi, 64 anni, ha smesso di lottare contro una malattia che da tempo gli consumava il corpo ma non l’anima. Era arrivato al pronto soccorso dell’ospedale di Chivasso questa notte, ma per lui non c'è stato nulla da fare. Claudio era un uomo conosciuto e stimato.
Claudio era anche un uomo concreto, con le mani che sapevano costruire e aggiustare, perché di mestiere faceva l’idraulico e il lattoniere. Una vita passata a lavorare con dedizione, senza mai fermarsi troppo.
La sua morte è arrivata come una tempesta che si abbatte su una casa già scossa. Solo pochi giorni prima, il 5 dicembre, era scomparsa Carmen Taggio, 55 anni. Ricoverata qualche giorno prima all’hospice di Foglizzo, era stata trasferita dal reparto di medicina dell’ospedale di Chivasso. Anche per lei, il destino non ha fatto sconti.
E ora Alessandro si ritrova solo, con due perdite che pesano come macigni. A quest’età, a 28 anni, nessuno è mai davvero pronto a perdere i genitori, tanto meno entrambi, uno dopo l’altro, come se il tempo avesse deciso di prendersi gioco di lui.
Ti svegli una mattina, pensi che la vita sia quella che conosci, che, per quanto difficile, ci sia sempre una routine a proteggerti. Ma poi, in un battito di ciglia, non c'è più nulla.
Claudio Cuoghi e Carmen Taggio lasciano in eredità a loro figlio un mare di ricordi, di gesti, di frasi che ora Alessandro si ritroverà a ripercorrere, forse di notte, quando tutto tace. Ripenserà a quel padre che gli sorrideva sempre e che per lui aveva sempre una battuta pronta, ai lavori fatti con la precisione di chi le mani se le è sporcate sempre con onore. E alla madre, il suo ultimo saluto dato in una stanza di ospedale, quel respiro che si ferma mentre la vita sembra continuare fuori, indifferente.
In pochi giorni, tutto cambia. E ti ritrovi a fermarti, a pensare, a chiederti cosa sarebbe potuto essere.
Inutile aggiungere che un'intera città, altro non può fare che stringersi intorno ad Alessandro. Un affetto sincero e forse un po’ smarrito, perché in fondo è difficile trovare le parole giuste quando il dolore è così grande.
Resta solo il silenzio e un abbraccio che, per quanto forte, non può bastare a riempire il vuoto.
Eh sì, poi, d’un colpo, ti ritrovi solo. Ma nel cuore di chi resta, le persone che se ne vanno continuano a vivere, nei gesti quotidiani, nei ricordi, nel loro esempio.
Condoglianze da tutta la redazione de La Voce
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