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16 Dicembre 2024 - 11:48
Torino tradita: anziani e periferie abbandonati per una decisione incomprensibile del Tar!
Un colpo di scena scuote Torino. Il Tar Piemonte ha revocato il decreto che, pochi giorni fa, aveva sospeso la chiusura di cinque uffici postali in città. La decisione, arrivata dopo un’istanza di revoca presentata da Poste Italiane, ha sorpreso molti torinesi che speravano di poter contare su questi servizi almeno fino all’8 gennaio, data del prossimo pronunciamento del tribunale amministrativo. Ma quali sono le conseguenze di questa scelta e quali le reazioni delle istituzioni locali?
Il Tar Piemonte ha annullato il precedente decreto che congelava la chiusura degli uffici postali situati in via Nizza 88, via Guicciardini 28, via Verres 1/a, corso Casale 196 e via alla Parrocchia 3/a. La scelta è stata accolta con perplessità, soprattutto perché il Comune di Torino aveva presentato ricorso sostenendo che il servizio postale rappresenta un presidio essenziale per la comunità. La chiusura, confermata per oggi, lascerà spazio solo a sportelli Postamat, una soluzione che non risponde alle necessità di molti utenti, in particolare anziani e persone con difficoltà nell’uso dei servizi digitali.
Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha espresso amarezza per la decisione del Tar: “Siamo amareggiati per questa decisione. Proseguiremo comunque sulla strada intrapresa,” ha dichiarato. Secondo Lo Russo, gli uffici postali non sono solo punti di erogazione di servizi, ma anche luoghi simbolici per i quartieri, fondamentali per la coesione sociale e la sicurezza del territorio. Il primo cittadino ha ribadito l’importanza di difendere un servizio che va oltre il semplice valore economico, sperando che l’8 gennaio il Tar riconosca l’importanza degli uffici per i torinesi, opponendosi a logiche esclusivamente finanziarie.
Il Tar revoca la sospensione e gli uffici postali chiudono
La mobilitazione dei cittadini
Non solo le istituzioni, ma anche i cittadini hanno reagito con forza alla chiusura. Nel quartiere di Cavoretto, una delle zone colpite, sono state raccolte oltre 1000 firme per opporsi alla chiusura dell’ufficio postale locale. Questa mobilitazione è un segnale chiaro di quanto i torinesi considerino fondamentale il servizio postale per la vita quotidiana. La questione non riguarda solo Torino: riflette un problema più ampio che interessa molte città italiane, dove la razionalizzazione dei servizi pubblici sta lasciando scoperte intere aree urbane, soprattutto quelle periferiche, già penalizzate dalla carenza di infrastrutture e servizi.
La chiusura degli uffici postali solleva interrogativi più ampi sull’equilibrio tra le esigenze economiche di Poste Italiane e i diritti dei cittadini. Gli sportelli Postamat, pur essendo una soluzione tecnologicamente avanzata, non rispondono alle necessità delle fasce più deboli della popolazione, come gli anziani. Questo tema mette in evidenza la tensione tra efficienza economica e inclusività sociale, richiamando l’attenzione sull’importanza di trovare soluzioni che tengano conto di entrambi gli aspetti.
Uno sguardo al futuro
La vicenda degli uffici postali rappresenta un banco di prova per la capacità delle istituzioni locali di dialogare con le aziende pubbliche e difendere i diritti dei cittadini. In attesa del nuovo pronunciamento del Tar, previsto per l’8 gennaio, Torino resta in allerta. La battaglia per gli uffici postali è solo all’inizio, ma ha già dimostrato quanto sia cruciale il coinvolgimento della comunità nella difesa dei servizi essenziali. Il futuro degli uffici postali di Torino è incerto, ma una cosa è chiara: i cittadini non sono disposti a restare in silenzio.
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