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Religione
13 Dicembre 2024 - 18:25
Mons. Daniele Salera
Non c’è ancora l’ufficialità, ma ormai lo sanno anche le pietre delle rosse torri: sarà Mons. Daniele Salera a prendere il posto di Mons. Edoardo Cerrato alla guida della diocesi di Ivrea.
La nomina, attesa nei prossimi giorni, sembra già decisa da tempo.
"In Vaticano si dice che il decreto sia pronto - ci conferma il nostro Frà Martino - ma fino all’annuncio ufficiale tutto può ancora succedere... Per il momento io le definirei voci...".
E che voci! Tra le più gustose, spicca quella che definisce l’assegnazione di Salera come “un esilio voluto dal Papa”.
Una battuta? Forse. Ma come si sa, ogni scherzo ha un fondo di verità.
La domanda è: perché mandare un vescovo romano, con una brillante carriera nella Capitale, a guidare una diocesi che fino a ieri vantava solo pastori piemontesi come Arrigo Miglio o lo stesso Cerrato?
Il dubbio serpeggia tra i corridoi ecclesiastici: Salera è stato “spedito in provincia” per fare ordine o per essere messo da parte?
“Non è un esilio, ma una missione”, avrebbe detto lui. Certo, ma è difficile ignorare il salto dai riflettori di Roma Nord ai ritmi più tranquilli del Canavese.
Nato il 23 luglio 1970 nel quartiere popolare di Torpignattara, Salera si è formato nello scoutismo, che ha modellato il suo stile pastorale pragmatico e diretto. Dopo aver frequentato il Pontificio Seminario Romano Maggiore, è stato ordinato sacerdote nel 2002.
Accademicamente impeccabile, ha una laurea in Sociologia alla Sapienza, una licenza in Teologia Spirituale e una formazione specifica per formatori presso l’ISFO. Insomma, non gli manca nulla per affrontare qualsiasi sfida pastorale, ma forse non si aspettava che la prossima arrivasse da Ivrea.
La sua carriera ecclesiastica è stata intensa e ben radicata a Roma. Da Tor Bella Monaca, dove ha iniziato come vicario parrocchiale, fino alla parrocchia di San Frumenzio al Nuovo Salario, Salera ha sempre operato in realtà complesse e dinamiche, guadagnandosi una reputazione come pastore attento e inclusivo.
Parrocchie difficili, certo, ma Roma è Roma. La nomina a vescovo ausiliare nel 2022 sembrava proiettarlo verso un futuro luminoso nella Chiesa capitolina. Invece, ecco il biglietto per il Canavese.
Una cosa è certa: il trasferimento a Ivrea di Salera non verrà accolto da tutti con entusiasmo. Alcuni lo vedono come un’opportunità per portare aria nuova in una diocesi abituata a vescovi "Bugia nen".
Altri, più maliziosi, parlano di una “non promozione” per togliere di mezzo un pastore forse troppo visibile o scomodo per certi ambienti tradizionalisti. S'aggiunge il sospetto che dietro questa scelta ci sia il neo cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino, sempre più influente nelle nomine episcopali piemontesi.
Non mancano le perplessità sul futuro di Salera a Ivrea. L'arriva di un “romano” potrebbe creare qualche frizione. Salirà su calesse a San Savino? Si piegherà alle tradizioni legate al Carnevale? E quelli che volevano diventare vescovi, tra gli altri Don Davide Smiderle di Chivasso, che cosa stan pensando di fare? Boh!
C’è chi spera che il suo stile diretto e il bagaglio di esperienze maturate nelle periferie di Roma possano portare una ventata di novità, di sicuro Salera avrà il compito non facile di raccogliere l’eredità di Luigi Bettazzi, figura simbolo della diocesi eporediese e ultimo vescovo vivente del Concilio Vaticano II, morto nel 2023.
Solo il tempo dirà se Ivrea sarà per Salera una parentesi o un punto di svolta. Nel frattempo, non resta che aspettare l’annuncio ufficiale. Ma si sa, quando si tratta di Vaticano, le voci corrono sempre più veloci della verità.
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