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10 Dicembre 2024 - 10:06
Luciana Littizzetto contro Stellantis: "Torino dimenticata, operai abbandonati"
Nella puntata di Che tempo che fa dell'8 dicembre, Luciana Littizzetto, con il suo consueto sarcasmo, ha rivolto una lettera aperta a Carlos Tavares, ex amministratore delegato di Stellantis, accendendo i riflettori su una questione che tocca nel profondo la città di Torino e l’Italia intera: il futuro dell’industria automobilistica e il rapporto ormai logoro tra Stellantis e il capoluogo piemontese.
"Un Natale di stenti per Tavares?"
La comica torinese ha puntato il dito contro la buonauscita da 36,5 milioni di euro destinata a Tavares, definendola una cifra "pari al PIL del Belize". Con tono ironico, Littizzetto si è chiesta retoricamente quali straordinarie mansioni avesse svolto il manager per meritarsi un compenso tanto elevato. "Ai tempi di Valletta un dirigente Fiat guadagnava 25 volte lo stipendio di un operaio, oggi le differenze sono abissali", ha osservato, sottolineando la crescente disuguaglianza che separa i vertici aziendali dai lavoratori.
Fiat e Torino: un legame spezzato
L’intervento di Littizzetto non è stato solo una critica ai compensi milionari, ma anche un’accorata riflessione sulla crisi del legame storico tra Torino e la Fiat, oggi Stellantis. La comica ha evocato i tempi in cui la Fiat rappresentava il cuore pulsante della città, offrendo lavoro a 60.000 persone e attirando migliaia di lavoratori dal Sud Italia. "La Fiat era una città nella città", ha detto, evidenziando il contrasto con la situazione attuale, in cui solo 250 operai restano negli stabilimenti torinesi, molti dei quali rischiano il licenziamento.
Littizzetto ha denunciato la delocalizzazione della produzione e il progressivo abbandono del territorio italiano da parte dell’azienda, che ha scelto di investire all’estero. "Ora Torino è una città dimenticata", ha dichiarato con amarezza.
La crisi Stellantis
Un altro punto critico riguarda la distribuzione dei 23 miliardi di euro di dividendi agli azionisti, a fronte di stabilimenti italiani che faticano a sopravvivere. "Se l'azienda va bene, gli azionisti diventano ricchi e gli operai mantengono il posto di lavoro. Se va male, gli azionisti restano ricchi e gli operai diventano sempre più poveri", ha commentato Littizzetto, evidenziando una dinamica che riflette le crescenti disuguaglianze del mondo del lavoro.
Nel suo monologo, Littizzetto ha ricordato con nostalgia Gianni Agnelli, un imprenditore che, nonostante le difficoltà, non abbandonò mai Torino. "Agnelli ha amato profondamente la sua città, anche nei momenti più bui del terrorismo", ha detto, sottolineando come, in passato, l'azienda fosse percepita come un pilastro della comunità e un motore di crescita per l’intero paese.
"Oggi Stellantis ha perso questo legame", ha concluso la comica, lanciando un appello affinché l'azienda torni a considerare il suo ruolo sociale e non solo quello economico.
L'intervento di Littizzetto va oltre la semplice critica e rappresenta un invito a riflettere sul ruolo che le grandi aziende dovrebbero avere nei confronti del territorio in cui operano. In un'epoca sempre più dominata dalla globalizzazione e dalla logica del profitto, il richiamo della comica torinese risuona forte: non dimenticare le radici e il capitale umano che hanno contribuito al successo aziendale.
La vicenda Stellantis è il simbolo di una più ampia crisi di identità industriale che sta attraversando l’Italia, e Littizzetto, con il suo sarcasmo tagliente, ha dato voce a un sentimento diffuso tra i torinesi, che si sentono abbandonati da un’azienda che un tempo era sinonimo di orgoglio e prosperità per la città. Torino merita di essere ricordata, non come un luogo da cui fuggire, ma come una casa da cui ripartire.
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