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Da isola ecologica a bunker dell’immondizia in Canavese: la vergogna a due passi dal centro storico

La denuncia del consigliere comunale sui social scatena decine di commenti: perché l'amministrazione comunale non interviene?

Canavese

La discarica abusiva nel luogo dell'isola ecologica

Un luogo che avrebbe dovuto rappresentare un simbolo di civiltà e rispetto per l’ambiente si è trasformato in una vergognosa discarica abusiva.

Siamo in via Trieste, a Cuorgnè, dove l’isola ecologica è ormai un “bunker dell’immondizia”, come ha denunciato con indignazione il consigliere comunale Davide Pieruccini. In un video  pubblicato su Facebook, Pieruccini documenta una situazione fuori controllo: quintali di rifiuti indifferenziati accatastati senza criterio, che pesano non solo sulla salute pubblica ma anche sulle bollette dei cittadini.

“Ricordiamoci che i quintali di rifiuti generati da questa discarica li paghiamo cari e salati, perché sono tutti indifferenziati”, scrive Pieruccini nel suo post. La denuncia è chiara e diretta: la gestione dell’isola ecologica è completamente fallimentare, con rifiuti abbandonati che rendono la situazione insostenibile non solo per i residenti della zona, ma anche per i lavoratori della raccolta rifiuti, costretti a intervenire in uno scenario caotico.

Pieruccini sottolinea due aspetti fondamentali: il sindaco Giovanna Cresto, in quanto primo responsabile della salute dei cittadini, ha l’obbligo di intervenire; i dipendenti della società incaricata, Teknoservice, sono vittime tanto quanto i residenti di questa cattiva gestione. La porta dell’isola ecologica, denuncia il consigliere, non è nemmeno chiusa a chiave: la serratura è stata rimossa, trasformando l’area in un punto di abbandono indiscriminato di ogni genere di rifiuti.

“Chiederò a Teknoservice quanto quintali vengono portati via ogni mese da lì dentro. Il rifiuto indifferenziato costa un bel po’ al quintale e, come al solito, pagano i cittadini”, ha aggiunto Pieruccini.

Il post ha scatenato una pioggia di commenti indignati sui social. “Forse è sbagliato chiamarla isola ecologica, sembra più un servizio di comodo per chi non ha tempo per differenziare”, scrive un utente, evidenziando come la struttura sia ormai un rifugio per il menefreghismo. “Io la differenziata la faccio eccome, ma quando arrivo lì e non riesco nemmeno ad arrivare ai bidoni, mi sento presa in giro”, commenta un’altra cittadina, accusando anche Teknoservice di un servizio discontinuo e approssimativo.

Altri utenti sottolineano la necessità di sanzionare severamente chi contribuisce a questo scempio. “Chi fa quel porcile deve pagare, forse toccando il portafoglio la gente torna a usare un po’ di cervello”, si legge tra i tanti commenti. La proposta più frequente? Installare una telecamera per individuare i responsabili e porre fine a un problema che sembra perpetuarsi nel tempo.

La confusione regna anche sullo scopo stesso dell’isola ecologica. È riservata solo ai residenti della zona? È aperta a tutta la cittadinanza? E se sì, quali rifiuti è possibile conferire? “Non è chiaro che funzione abbia questo luogo”, commenta un cittadino, proponendo di chiudere l’area con un lucchetto per limitarne l’accesso e responsabilizzare chi la utilizza.

Nel frattempo, la sensazione generale è che nessuno voglia assumersi la responsabilità. “Il problema è che nessuno decide, per paura di scontentare qualcuno”, scrive un cittadino.

Un’accusa che punta il dito contro l’amministrazione comunale, colpevole, secondo i commenti, di non agire con decisione per risolvere una situazione che danneggia l’intera comunità.

In attesa di risposte e azioni concrete, l’isola ecologica di via Trieste resta un simbolo di degrado. La salute pubblica e il decoro urbano non possono aspettare oltre.

È tempo che chi di dovere prenda posizione per restituire dignità a un luogo nato per migliorare l’ambiente, e non per distruggerlo.

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