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06 Dicembre 2024 - 11:18
Il Governo autorizza il massacro delle balene: un permesso valido fino al 2029
In un Paese celebre per i suoi paesaggi incontaminati e la sua forte connessione con la natura, la decisione del premier uscente Bjarni Benediktsson di estendere la caccia alle balene fino al 2029 ha scatenato un acceso dibattito, dentro e fuori i confini islandesi. Benediktsson, leader del partito conservatore Islanda Indipendente, ha descritto la scelta come una "licenza commerciale" e non come una decisione politica, ma le implicazioni sono tutto fuorché neutre.
La licenza che divide
La licenza autorizza la cattura annuale di un massimo di 209 balenottere comuni e 217 balenottere minori, due delle specie più iconiche degli oceani. Questi numeri rappresentano una quota significativa, soprattutto considerando che le balenottere comuni sono classificate come "vulnerabili" dalla lista rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).
L’annuncio arriva in un momento delicato per Benediktsson, sconfitto nelle recenti elezioni parlamentari dai socialdemocratici, che si erano opposti apertamente alla caccia alle balene durante la campagna elettorale. Il leader conservatore sembra quindi aver voluto consolidare un provvedimento che rispecchia gli interessi economici di un settore tradizionalmente sostenuto dal suo partito.
La caccia alle balene in Islanda ha radici storiche profonde, ma negli ultimi decenni è diventata sempre più controversa, sia per ragioni etiche che economiche. Secondo i dati del governo, il consumo di carne di balena nel Paese è in netto calo, con gran parte del pescato destinato all’esportazione, in particolare verso il Giappone. Tuttavia, la domanda globale di carne di balena continua a ridursi, rendendo la sostenibilità economica del settore sempre più fragile.
La mattanza delle balene
Gli oppositori alla caccia, come le organizzazioni animaliste e molti cittadini islandesi, ritengono che la pratica sia ormai anacronistica e dannosa per l’immagine internazionale del Paese, che da anni si promuove come una destinazione turistica ecologica e rispettosa della natura. "Cacciare balene nel 2024 non è solo immorale, ma anche economicamente insensato", ha dichiarato Anna Kristín Gunnarsdóttir, portavoce dell’organizzazione animalista Icelandic Nature Alliance.
Proteste e richiesta d’intervento
La decisione ha suscitato la reazione immediata di sei organizzazioni animaliste, che hanno chiesto alla presidente islandese Halla Tómasdóttir di intervenire per revocare la licenza. Tuttavia, il ruolo della presidente, in gran parte cerimoniale, limita la sua capacità di influenzare direttamente una questione di competenza governativa.
Le proteste non si sono fermate ai confini nazionali. Numerosi gruppi ambientalisti internazionali, tra cui Greenpeace e Sea Shepherd, hanno criticato la decisione, definendola una mossa "irresponsabile" e un "tradimento della biodiversità marina". "L'Islanda ha la possibilità di essere un esempio mondiale di tutela della fauna marina", ha affermato un portavoce di Greenpeace, "ma continua a sostenere una pratica crudele e non necessaria".
Con i socialdemocratici al governo, guidati da Katrín Jakobsdóttir, il futuro della caccia alle balene potrebbe cambiare. Il nuovo esecutivo ha già annunciato che rivaluterà il permesso concesso da Benediktsson, puntando a una maggiore protezione degli ecosistemi marini. Tuttavia, annullare una licenza già concessa potrebbe portare a controversie legali e scontri con i settori industriali coinvolti.
Al centro del dibattito c’è il bilanciamento tra economia e ambiente: se da un lato il settore della caccia alle balene rappresenta una tradizione culturale e una fonte di reddito per alcuni, dall’altro i benefici economici sono sempre meno significativi rispetto al danno d’immagine che ne deriva a livello internazionale.
L’opinione pubblica islandese e il peso del turismo
Un fattore chiave in questa discussione è l'opinione pubblica. Secondo un recente sondaggio, oltre il 60% degli islandesi è contrario alla caccia alle balene, soprattutto tra le generazioni più giovani. Il turismo, che rappresenta una delle principali fonti di reddito del Paese, si basa anche sull'attrattiva di esperienze come il whale watching, che risulterebbe danneggiato dalla caccia.
"Ogni balena uccisa è una perdita per il nostro turismo", ha dichiarato Sigurður Björnsson, guida turistica specializzata in osservazione delle balene. "I visitatori vengono qui per ammirare questi animali in libertà, non per vedere un'industria che appartiene al passato".
Un simbolo di una lotta globale
La caccia alle balene in Islanda è molto più di una questione locale: rappresenta uno scontro tra tradizione e modernità, tra conservazione della biodiversità e interessi economici. Con l’attenzione globale puntata sul Paese, il modo in cui questa vicenda verrà gestita nei prossimi anni potrebbe diventare un simbolo del progresso – o del fallimento – nella protezione degli ecosistemi marini.
Mentre il mondo osserva, la sfida per il nuovo governo sarà trasformare l’eredità di Benediktsson in un’opportunità per dimostrare che l’Islanda può guidare il cambiamento verso un futuro più sostenibile.
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