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06 Dicembre 2024 - 10:03
Boom di aborti in Italia: il dato choc sulle minorenni scuote il Paese
Il numero degli aborti in Italia torna a crescere, rompendo una tendenza che sembrava ormai consolidata. I dati più recenti del Ministero della Salute, presentati nella relazione sull’attuazione della legge 194/78, raccontano un’inversione di rotta: nel 2022 sono state notificate 65.661 interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg), segnando un aumento del 3,2% rispetto al 2021. Un dato che preoccupa ancora di più alla luce dell’incremento delle Ivg tra le minorenni e le donne straniere.
Per la prima volta, l’aborto farmacologico ha superato quello chirurgico, una trasformazione che riflette un cambiamento nelle modalità di accesso e gestione di un tema sempre controverso. Tuttavia, la relazione non è stata pubblicata sul sito del Ministero, ma è stata resa nota dal portale Pro-choice, scatenando immediate polemiche.
Adolescenti e donne straniere: una crescita preoccupante
Tra i numeri che più allarmano c’è quello relativo alle adolescenti: nel 2022, 1.861 minorenni hanno fatto ricorso all’aborto, con un tasso di abortività del 2,2 per mille, in aumento rispetto agli anni precedenti. Sebbene l’Italia resti al di sotto delle medie europee per quanto riguarda le Ivg tra le minorenni, questa crescita suggerisce che qualcosa non funziona nei percorsi di prevenzione e accesso alla contraccezione.
Le donne straniere registrano un incremento ancora più marcato, con un +4,9% rispetto all’anno precedente. Si tratta di un fenomeno che potrebbe essere legato a condizioni socioeconomiche più fragili o a un accesso limitato ai servizi di supporto.
Per la prima volta, il 52% delle Ivg è stato effettuato tramite metodi farmacologici, superando quelli chirurgici (46,6%). Questo cambiamento è in parte attribuibile alla crescente diffusione della pillola abortiva, resa più accessibile dopo la modifica normativa che ha eliminato l’obbligo di prescrizione per le minorenni. Anche la distribuzione della contraccezione d’emergenza, come l’EllaOne, è aumentata significativamente, segnalando un maggiore utilizzo di strumenti preventivi.
Adolescenti e donne straniere: una crescita preoccupante
Il tema dell’obiezione di coscienza continua a essere centrale. La percentuale di ginecologi obiettori è scesa al 60,5% nel 2022, ma resta ancora elevata, con picchi in regioni come Molise (90,9%) e Sicilia (81,5%). Tuttavia, l’aumento dei medici non obiettori ha ridotto il carico di lavoro per ciascun professionista, migliorando l’accesso al servizio in alcune aree del Paese.
Un ruolo cruciale è attribuito ai consultori familiari, definiti dal ministro della Salute Orazio Schillaci come fondamentali per garantire un supporto multiprofessionale alle donne. "È indispensabile – sottolinea Schillaci – migliorare l’offerta e facilitare l’accesso, soprattutto per coloro che hanno affrontato una Ivg".
Polemiche sulla trasparenza dei dati
La diffusione della relazione ha scatenato un acceso dibattito. Diversi esponenti politici, tra cui la senatrice del Pd Sandra Zampa, hanno criticato il fatto che il documento sia stato reso pubblico attraverso un portale esterno invece che direttamente dal Ministero della Salute. "È inaccettabile – afferma Zampa – che i dati ufficiali siano divulgati prima da un sito esterno. Qualcuno dovrà chiarire".
La segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, ha rincarato la dose, definendo la relazione "inadeguata". "Ogni anno – spiega – ci troviamo di fronte a dati vecchi e poco utili per affrontare le criticità".
Un quadro che chiama all’azione
L’aumento degli aborti, specialmente tra le adolescenti, pone interrogativi urgenti sul sistema di prevenzione e sull’educazione sessuale in Italia. Mentre l’aborto farmacologico semplifica l’accesso per molte donne, la disparità territoriale nell’offerta dei servizi e il peso dell’obiezione di coscienza continuano a rappresentare sfide da affrontare.
Nonostante le polemiche, il rapporto fornisce una base di riflessione fondamentale per rinnovare l’impegno verso una sanità più equa, accessibile e capace di rispondere ai bisogni delle donne, garantendo non solo il diritto di scelta, ma anche un supporto concreto nel percorso di prevenzione e cura.
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